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 2022  agosto 25 Giovedì calendario

Vera Gemma si racconta in un film

A farli incontrare è stato Mister Universo. «Tizza stava lavorando a quel doc sul circo a quattro mani con Rainer Frimmel e io ero in un tendone alle porte di Roma, a allenarmi come domatrice. Si è incuriosita. Abbiamo iniziato a parlare, è scattata la complicità. Ho visto i loro film e mi sono piaciuti. Per scherzo ho detto: per voi farei anche la comparsa. Quando mi ha comunicato che stava scrivendo un film con me protagonista non volevo crederci». Avrebbe dovuto farlo. Ora  Vera di Covi e Frimmel è in concorso a Venezia 79 nella sezione Orizzonti. Protagonista Vera Gemma. Una che, racconta al Corriere, fa fatica a distinguere tra vita vissuta e cinema. Cosa che capita anche a chi la ascolta, a onor del vero. 
Romana, 52 anni, figlia di Giuliano Gemma e della prima moglie Natalia Roberti, ha esordito a 6 anni ne Il grande attacco di Umberto Lenzi, accanto al padre (e a Henry Fonda e John Huston). «L’unica volta con papà – ci tiene a sottolineare —, insieme a mia sorella. Lo convinse il regista, era una scena in cui tornava in famiglia dalle figlie. Pur apprezzandomi, non ha mi mai spinto: la strada è la tua, mi diceva». In curriculum vanta diversi lavori, tutti rivendicati con orgoglio: attrice, regista, scrittrice, spogliarellista, domatrice di tigri e leoni, concorrente di reality tv. 
Una vita da (più di un) romanzo che spinto Covi e Frimmel a elaborarne alcuni frammenti. Il film, di produzione austriaca, è stato girato a Roma. «Prende ispirazione da alcune cose che mi sono successe. Io che mi allontano dal mondo ipocrita dello spettacolo in cui non vengo capita. Mai presa ai provini, sei non la bellona o la bruttina cha fa ridere spesso non trovi collocazione. Nel film Vera si allontana dal suo ambiente per buttarsi in mondo di borgata in cerca verità». 
È molto orgogliosa del lavoro fatto. «Ho dato l’anima, ho fatto anche la costumista di me stessa, come risulta dai titoli di coda». Nel cast, accanto a Daniel de Palma, Sebastian Descalu, c’è la complice di sempre, Asia Argento. «Fa la mia amica del cuore. Lo siamo diventate quando lei aveva 11 anni e io 15. Ho capito subito la sua assoluta genialità. Leggevamo poesie, piangevamo insieme sui versi di Herman Hesse. Non ci siamo mai separate, mi conosce anche più di mia sorella, senza togliere nulla alla mia». C’è stata sempre, sottolinea, l’ha seguita lungo tutti suoi tornanti. «Il teatro innanzitutto nelle cantine dell’allora underground romano». Il cinema, con Dario Argento, Pupi Avati, Sergio Citti, Paolo Virzì. «Piccole parti con grandi registi, ne vado fiera. Ma mi dispiace non averne fatto di più, è stato il mio pane quotidiano».  
Poi la parentesi americana. «sapevo che Tarantino ammirava mio padre. E tramite un regista amico di Asia, Eli Roth, ho avuto il contatto. Gli ho detto che ero pronta a cucinare per lui. Dopo un mese arriva l’invito. Sono partita con il guanciale sotto vuoto per fargli la carbonara». 
Per mantenersi ha fatto la spogliarellista, per un annetto. Quindi l’incontro con il padre di suo figlio, un cantante blues. E il ritorno in Italia. «Era morto mio padre, l’ultima volta che l’ho visto era a Los Angeles, per presentare il mio doc su di lui. Ne era felice». Anche il lavoro nel circo è legato a Giuliano. «Lo amava molto, ci andavo con lui. Diceva che avrebbe fatto tutto, salvo entrare nella gabbia dei leoni. Ci sono entrata io, anche per dimostrargli che non mi manca il coraggio». Il 2 settembre avrebbe compiuto 84 anni. «E io sarò al Lido con il film. Lui alla Mostra non ci andò mai. Mi piace pensare che veglierà su di me».