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 2022  agosto 25 Giovedì calendario

Elena Lucrezia Cornaro, la prima donna laureata

«Principi, letterati e uomini di scienza giungevano da tutta Europa per ascoltarla e interloquire con essa. Elena, che comprendeva e parlava tra antiche e moderne più di sette lingue, fu considerata un vero prodigio della natura». Così il religioso Massimiliano Deza descrive Elena Lucrezia Cornaro Piscopia, passata alla storia per essere la prima donna laureata al mondo. Un primato che le verrà contestato perché prima di lei ci sarebbe stata la bolognese Bitisia Gozzadini e altre ancora. Ma ciò non ha poi troppa importanza. La Cornaro rimane un simbolo, un paradigma per le donne a venire. Un esempio capace di smentire i pensieri, le asserzioni misogine che si sono udite in tempi diversi, tese fra l’altro a negare l’assoluta evidenza delle capacità femminili in materia di studio, approfondimento, conoscenza. Già nell’antichità, Euripide aveva condensato in una celebre formula (ripresa secoli dopo dalla grecista Eva Cantarella) quella che riteneva fosse l’essenza femminile, e cioè un ambiguo malanno.
LE ORIGINI
Elena Lucrezia nasce a Venezia il 5 giugno 1646. È la quinta figlia del ricco patrizio veneziano Giovan Battista Cornaro o Corner e dell’umile Zanetta Boni. Corner e la sua compagna, che avranno sette figli in tutto, convolano a nozze solo nel 1654. Proprio per la modesta provenienza di Zanetta, i figli maschi non ottengono il permesso di essere iscritti nel Libro d’oro della nobiltà. Alla fine il genitore, esasperato, sborsa migliaia di ducati e il consenso viene dato.
LA RIVINCITA
La piccola Elena Lucrezia rivela doti straordinarie di intelligenza, acume e desiderio di apprendimento. Il padre, che cova un desiderio di rivincita, perché la famiglia Corner, benché ricca, è da molto tempo fuori dal giro del potere e degli incarichi, decide di investire su quella figlia fuori dal comune e la affida ai migliori maestri. Lei apprende il greco e il latino, l’inglese, lo spagnolo, il francese, la filosofia, le lettere, la matematica, l’astronomia, la geografia, le scienze, la teologia. Impara l’ebraico con il rabbino Shemuel Aboaf. Ed eccelle in tutto. È anche un’ottima musicista, suona l’arpa e il violino, il clavicembalo e il clavicordo: sua maestra è l’organista Maddalena Cappelli.
LA DOMANDA
La fama di Lucrezia varca i confini della città e si diffonde per l’Italia. Lei rifiuta le proposte di matrimonio e preferisce divenire oblata benedettina. Fa voto di castità e aggiunge ai suoi nomi quello di Scolastica, in onore della santa omonima. Tanto è versatile, sapiente e colta, che suo padre domanda - o fa domandare a lei stessa all’Università di Padova di ammetterla a sostenere la discussione per il conferimento del Dottorato in teologia. Ci sono però una serie di oppositori e critici. Gregorio Barbarigo, cardinale e cancelliere dell’ateneo, dichiara che dottorare una donna è uno sproposito che li renderà ridicoli in tutto il mondo.
LO SPETTACOLO
Alla fine la soluzione è trovata: il 25 giugno 1678 Elena Lucrezia si laurea in filosofia. Ha 32 anni. Il giorno in cui deve discutere la tesi ad ascoltarla c’è una folla immensa, non solo di Padova ma di Venezia e di altri luoghi. Arrivano letterati, studenti, professori e intellettuali delle grandi università italiane, nonché dame di corte, nobili, borghesi, popolani tutti desiderosi di ascoltare quel fenomeno. La gente è talmente tanta che si preferisce tenere la sessione non all’università, ma nella cattedrale di Santa Maria Assunta, nella Cappella della Vergine.
La lectura - cioè la lezione dottorale - viene fatta in latino, come è obbligatorio. Elena Lucrezia, elegante, graziosa e tranquilla, porta l’abito di oblata benedettina. I brani che deve commentare sono di Aristotele: la commissione li ha scelti a caso in precedenza, estraendoli a sorte da un paniere che ne contiene molti altri. Un po’ come l’estrazione del lotto o la tombola. Alla giovane sono stati fatti sapere solo il giorno prima della tesi, ma lei è inappuntabile: espone perfettamente i vari punti, argomenta con grazia e sapienza, mentre gli astanti ascoltano in silenzio ammirato.
L’ADDIO
Come riporterà il libro Le Magnifiche, Massimiliano Reza dice di lei: Ella da bambina fu donna, e benché donna, superò nella costanza molti uomini, nella dottrina molti maestri e molti religiosi nella pietà. Pare che riceva dalla commissione il voto a viva voce e non a seguito di una riunione separata. Viene proclamata magistra et doctrix in philosophia. Pur tuttavia, non le verrà consentito di insegnare, in quanto donna. Per un periodo Elena Lucrezia torna a Venezia, poi preferisce Padova, dove abita a palazzo Corner. Provata dal troppo studio e dagli sforzi, muore prematuramente il 26 luglio 1684. Ha solo 38 anni.
I PREGI
Ancor oggi viene ricordata in molti modi - le è stato dedicato un cratere del pianeta Venere, c’è una targa sulla facciata di Cà Loredan (oggi Farsetti) a Venezia, un suo ritratto all’Ambrosiana di Milano - non solo per la conoscenza e l’intelligenza, ma per la tenacia, la capacità di studio e sacrificio, l’uso saggio e liberale della cultura, infrastruttura immateriale indispensabile per essere liberi.