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 2022  agosto 25 Giovedì calendario

Sul presidenzialismo

BERLUSCONI, RENZI, GRILLO, SALVINI
CHI AVREBBERO ELETTO GLI ITALIANI

Caro Aldo,
Meloni promette, in caso di vittoria, il passaggio al presidenzialismo. La cosa non è stata colta nella sua effettiva portata. Eppure comporta uno stravolgimento delle istituzioni con contraccolpi enormi per l’assetto democratico. Primo fra tutti la concentrazione di potere: il Capo dello Stato non sarebbe più arbitro, ma guida del Governo. Non solo, la sua investitura verrebbe direttamente dal popolo. Che, detto così, sembrerebbe molto democratico. In realtà, il diffuso analfabetismo politico fa ritenere la scelta popolare esposta più all’emozione che all’informazione (Trump, parlando «alla pancia» degli elettori è diventato Presidente). E il Parlamento? Verrebbe fortemente depotenziato, visto che non dovrebbe più esprimere la fiducia al Governo, che nascerebbe per esclusivo volere del Presidente.
Massimo MarnettoCaro Massimo,
non sono d’accordo con lei. Il presidenzialismo è interessante. È un investimento sulla politica. Un’assunzione di responsabilità. Sai chi vince, sai chi perde. Il popolo decide. Qual è il pericolo per la democrazia? Dov’è oggi la democrazia in Italia? Per l’ennesima volta voteremo senza poter scegliere i nostri rappresentanti: al Senato ci sono collegi assurdi, enormi, da un milione di abitanti, in cui non è possibile il contatto diretto tra eletto ed elettore, e dove con rare eccezioni si sa già come andrà a finire; mentre al proporzionale ci sono le liste bloccate, per cui i parlamentari non sono designati dai cittadini ma dai capipartito; che spesso sbagliano criterio, vista la facilità con cui si cambia casacca.
In America – sull’esempio degli Stati Uniti, e in assenza delle monarchie – quasi tutti i Paesi eleggono direttamente il loro presidente (ma non il Canada, dove il capo dello Stato è la regina Elisabetta). In Europa i cittadini di alcuni Paesi, dall’Austria al Portogallo, eleggono un presidente che ha poteri rappresentativi. In Francia invece il presidente comanda, a meno che non si formi in Parlamento una maggioranza in grado di contrastarlo (cosa che contro Macron non è accaduta). Il sistema semipresidenziale, introdotto da de Gaulle oltre sessant’anni fa e mai modificato, consente di semplificare un quadro politico frammentato in molti partiti (vi ricorda qualcosa?). Il problema è che i francesi tendono a stufarsi in fretta del presidente. Pensate a cosa accadrebbe da noi. Gli italiani avrebbero eletto al Quirinale nel 2014 Renzi, nel 2018 Grillo, nel 2019 Salvini, oggi la Meloni, in passato Berlusconi; e dopo qualche mese avrebbero cambiato idea.