il Fatto Quotidiano, 24 agosto 2022
Abel Ferrara parla di Padre Pio (e non solo)
È la fine della Prima guerra mondiale e i soldati tornano a San Giovanni Rotondo, terra di povertà, controllo della Chiesa e violenza dei latifondisti. Alla vigilia delle prime elezioni libere, in paese è arrivato anche il giovane Francesco Forgione, ovvero Pio da Pietrelcina. In cartellone alla XIX edizione delle Giornate degli Autori di Venezia, dove passerà il 2 settembre, Padre Pio è il nuovo film di Abel Ferrara, talento irregolare del cinema indipendente americano trapiantato in Italia.
Perché Padre Pio?
L’uomo, il suo provenire da una parte del mondo – mio nonno nacque negli stessi posti e nei suoi stessi anni – che è la mia. Sento una connessione profonda. E poi il viaggio fino a San Giovanni Rotondo, che all’epoca doveva essere un viaggio sulla luna: Pio ha creato questo monastero, questo posto di fede, e costruito un ospedale, scritto lettere, libri bellissimi.
Anche lei come Pio ha incontrato il diavolo?
Ora sono buddista, ma nella mia vita precedente posso essere stato io stesso il diavolo.
Ne Il cattivo tenente mise Cristo in chiesa di fronte al poliziotto strafatto di Harvey Keitel: sono passati trent’anni, e davanti alla sua macchina da presa c’è ancora Gesù.
È un altro personaggio interessante.
Ci crede?
Credo in Cristo, nell’uomo, nella guida. Credo nei suoi atti, non ho bisogno di miracoli, ma del suo sacrificio, la compassione, l’amore.
Non ha avuto remore ad accogliere nel cast chi è stato accusato di abusi, Shia La Beouf, e chi viceversa li ha denunciati, Asia Argento.
Nessun problema, sono amici, sono vicino a entrambi: il legame è il cinema, ed è solido.
A Shia che ha chiesto?
Era in un momento particolare della sua vita, di crisi e passaggio spirituale: ha abbracciato la religione cattolica. Ha capito chi fosse Pio e come incarnarlo: la sua conversione è stata una fortunata coincidenza. Un miracolo, se volete.
“Padre Pio era con gli arditi neri al massacro di San Giovanni”: così il quotidiano socialista Avanti! del 2 aprile 1961 ricostruì l’eccidio di San Giovanni Rotondo del 14 ottobre 1920, quando in piazza Municipio vennero uccise 14 persone (13 manifestanti e un carabiniere) e più di 60 restarono ferite.
Non ci credo, nel modo più assoluto. Padre Pio era un servo della Chiesa, non un radicale, non un monaco rivoluzionario. Quando il Vaticano l’ha messo agli arresti, e per due anni non ha potuto lasciare la propria camera né celebrare messa, ha obbedito.
Il film si divide tra Padre Pio e i fermenti sociopolitici: lei da che parte sta?
Non le puoi separare, religione e politica. Quello che una persona crede dalla vita che conduce.
Giorgia Meloni appare in video con Giovanni Paolo II e Madre Teresa sullo sfondo, Matteo Salvini attorniato da madonne, angeli e crocifissi: da americano a Roma che polso ha delle imminenti elezioni?
Sono un ospite in questo Paese, chiedetemi piuttosto di Trump che tiene in mano la Bibbia. Chiedetemi degli ultimi presidenti Usa: nessuno di loro aveva mai prima messo piede in una chiesa, però una volta eletti a messa ogni domenica. Barack Obama non c’era mai stato, Clinton potendo le avrebbe bruciate le chiese, Bush… Non sono un sostenitore di Trump, ma gli va dato atto: è l’unico che non c’è andato a messa, né prima né dopo.
Preoccupato per l’America?
Ci sono divisioni che generano disprezzo, certo che sono preoccupato. E c’è una guerra in corso: sono appena tornato da Kiev, dove giro un documentario, e nessuno lì parla di pace, solo di commercio di armi. È tutto violenza, non ho sentito una parola che non fosse vendere armi.
Pessimista?
Muore gente innocente, però si vuole combattere fino alla fine, non c’è dialogo, nessuna volontà di fermarsi. A Padre Pio vennero le stimmate allorché vide quelle vittime: una tragedia, certo, ma erano le prime di un centinaio di milioni. Quanta gente è morta nella seconda guerra mondiale? E sono passati appena 70 anni, eppure quel che vedo in Ucraina sembra un film sulla seconda guerra mondiale. Carri armati che fanno saltare palazzi per aria, donne e bambini massacrati, incredibile.
Insomma, Padre Pio e lei che spartite?
(ride) Noi siamo peccatori, lui un santo. Ma si è visto sempre un semplice monaco, un po’ come il Dalai Lama.
E Padre Pio e Pasolini, cui nel 2014 ha dedicato un film?
Erano dei leoni, integralmente votati alla vita quotidiana della persone. Avevano il dono di esprimersi nella scrittura e quello più prezioso dell’umiltà.
Girerebbe un film per Netflix?
Dipende.
Dai soldi?
Dalla libertà.