il Fatto Quotidiano, 24 agosto 2022
I 30 impresentabili nascosti nelle liste elettorali
Per fortuna lei starà alla Camera, mentre l’altro al Senato sennò sai che scena! Tramontata la stella dei Cesaros’ (Giggino a purpetta e figlio che non saranno candidati), Forza Italia candida in una posizione felicissima Annarita Patriarca: suo padre Francesco, che fu parlamentare Dc di rito gaviano, venne condannato in via definitiva a 9 anni per i favori resi agli Alfieri-Galasso. Mentre dieci anni fa, Federico Cafiero de Raho, che i 5 Stelle candidano a Palazzo Madama, dispose l’arresto di suo marito (sposato un bel dì con testimone di nozze Nick o’ mericano, al secolo Nicola Cosentino) per concorso esterno in associazione mafiosa con il clan dei Casalesi arrivato fino in Cassazione.
Ma nella prossima legislatura è atteso soprattutto il ritorno del fondatore della casa Silvio Berlusconi certo di rientrare in quel Senato da cui venne fatto decadere nel 2013 dopo che la Cassazione aveva confermato quattro anni di reclusione per frode fiscale nel processo sulla compravendita dei diritti tv Mediaset. L’ex Cav. è anche indagato a Firenze con Marcello Dell’Utri in relazione a un presunto ruolo di mandanti esterni delle stragi del 1993 a Milano e Firenze e degli attentati di Roma contro le basiliche del Velabro e San Giovanni e contro il conduttore tv Maurizio Costanzo più l’attentato fallito allo stadio Olimpico del gennaio 1994. Mentre è a processo per corruzione in atti giudiziari nell’ambito del processo Ruby ter. Alla Camera in Calabria sempre per FI è in pista Mario Occhiuto, ex sindaco di Cosenza (e fratello dell’attuale presidente della regione Roberto), a cui è stata notificata una chiusura indagine per l’ipotesi di reato di bancarotta fraudolenta, reato per il quale è già a processo per un’altra vicenda. Il nome di Giuseppe Mangialavori (che non è indagato) ricorre invece nelle carte dell’inchiesta “Imponimento”: alcuni pentiti hanno dichiarato che avrebbe ricevuto il sostegno elettorale delle cosche nel 2018. Eppoi c’è la new entry Claudio Lotito piazzato all’ultimo istante in Molise: ha alle spalle una condanna definitiva per omessa alienazione di partecipazioni societarie, e un proscioglimento per prescrizione per i reati di aggiotaggio manipolativo e informativo, nell’ambito del processo per la scalata alla SS Lazio tra il 2005 e il 2006. Michela Vittoria Brambilla piazzata in lista in Sicilia ha invece un diavolo per capello (ma non risulta indagata) perché per risanare la Prime Group (Berlusconi le aveva concesso una fideiussione) si è fidata di un collega di partito, che però avrebbe intascato 2,5 milioni ora al centro di un’indagine per sottrazione fraudolenta al pagamento dell’Iva, fatture false e appropriazione indebita. Vittorio Sgarbi è stato condannato nel 1996 per truffa aggravata e continuata ai danni dello Stato (aveva disertato il suo ufficio alla Soprintendenza di Venezia con scuse improbabili) e ha in corso diversi processi per diffamazione.
E poi ci sono anche gli ex: Mariarosaria Rossi, fedelissima del Cavaliere, oggi nelle truppe totiane, è a processo per falsa testimonianza nell’ambito del Ruby ter. Luigi Grillo è candidato capolista in Liguria con l’Udc nonostante i guai con la giustizia che lo hanno riguardato, il processo sulla scalata alla Banca Antonveneta – per cui fu prima condannato e poi assolto in Appello – e il patteggiamento di due anni e otto mesi per l’accusa di corruzione nell’ambito dell’Expo di Milano. E Fratelli d’Italia? Salvatore Caiata, patron del Potenza Calcio è indagato per autoriciclaggio in un’inchiesta della procura di Siena. Salvo Pogliese già sindaco di Catania è stato condannato in primo grado per peculato a 4 anni e 3 mesi di reclusione nel processo sui rimborsi all’Assemblea regionale. Il deputato Tommaso Foti è indagato da febbraio in un’inchiesta sui lavori pubblici della procura di Piacenza con l’accusa di corruzione e traffico di influenze. Nell’ambito dell’inchiesta sulle carceri di Bergamo è invece indagata per voto di scambio Lara Magoni.
Sul coordinatore della campagna elettorale in Calabria della Lega Domenico Furgiuele pende invece una richiesta di rinvio a giudizio per turbativa d’asta mentre il suocero condannato per estorsione è considerato dalla Procura di Catanzaro “imprenditore di riferimento dei clan”. Massimiliano Romeo è stato condannato in appello a 1 anno e 8 mesi per peculato per le spese pazze in Regione Lombardia. Antonio Angelucci ha sulle spalle una condanna ad un anno e 4 mesi di reclusione per falso e tentata truffa nell’ambito di un processo legato ai contributi pubblici percepiti dalle sue società tra il 2006 e il 2007 per i quotidiani Libero e il Riformista, e anche una richiesta di rinvio a giudizio a Roma per istigazione alla corruzione: è accusato di aver offerto all’assessore Alessio D’Amato 250 mila euro per riammettere al servizio sanitario regionale una delle sue cliniche.
Umberto Bossi è stato condannato per truffa e appropriazione indebita e lo stesso Matteo Salvini è a processo a Palermo per Open Arms, imputato per sequestro di persona e rifiuto di atti di ufficio. Un’inchiesta per corruzione è costata ad Armando Siri il posto da sottosegretario al ministero delle infrastrutture e trasporti nel Governo Conte-1, per una presunta tangente da 30 mila euro in cambio di un “aggiustamento” al Def 2018 relativo agli incentivi per il mini-eolico. È stato indagato anche per autoriciclaggio a Milano per l’acquisto di una palazzina grazie a un mutuo a prezzi di favore da parte della Banca di San Marino. Il tesoriere della Lega Giulio Centemero è stato condannato a 8 mesi per il finanziamento illecito da Esselunga alla Lega arrivato tramite l’associazione “Più Voci” di cui era legale rappresentante. È anche a processo a Roma per un altro presunto finanziamento illecito dall’imprenditore romano Luca Parnasi. Guai giudiziari a parte nelle Lega saranno della partita anche Elena Murelli e Andrea Dara sospesi per finta dal partito quando s’era scoperto che avevano chiesto il sussidio Covid da 600 destinato ad aiutare le partite Iva in difficoltà.
Uomo forte delle preferenze in Sicilia, l’ex alfaniano Giuseppe Castiglione sarà capolista nel collegio di Catania con Carlo Calenda nonostante sia imputato in un processo per turbativa d’asta, falso e corruzione. A Massimo Cassano candidato pure lui con il tandem Calenda-Renzi è invece contestata l’accusa di concorso in bancarotta fraudolenta consumata tramite la società Work Sistem, che gestiva un deposito franco doganale nel porto di Bari. La Procura di Firenze, poi, ha chiesto il rinvio a giudizio per Matteo Renzi e Maria Elena Boschi, per il finanziamento illecito, nell’inchiesta sui fondi alla Fondazione Open, mentre Francesco Bonifazi è imputato a Roma in un filone nato dall’inchiesta sullo stadio dell’As Roma, insieme al tesoriere leghista Centemero. In casa dem Piero De Luca, figlio del dominus campano Vincenzo è a giudizio per bancarotta fraudolenta. Piero Fassino è invece imputato con l’accusa di turbativa d’asta nel cosiddetto Ream bis. La 5S Chiara Appendino, infine, è stata condannata in primo grado a 1 anno e 6 mesi per disastro, lesioni e omicidio colposo per la tragedia di piazza San Carlo a Torino, di cui era sindaca, del maggio 2017: la calca per la finale di Champions causò la morte di tre persone.