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 2022  agosto 24 Mercoledì calendario

In Germania lo sceriffo antichiasso

C’è un nuovo lavoro in Germania, il silencer, il «silenziatore». Una sorta di sceriffo che sorveglia la movida, si batte contro il chiasso e il rumore molesto, al ristorante, in birreria, anche nei negozi. Dovrebbero imitarlo in Italia, ma non mi illudo. Anche la musica che dovrebbe essere di sottofondo, e invece assorda, impera ovunque. Piace alle commesse e, presumo, a parte dei clienti. Si preferisce la disco music a Mozart o Chopin. In alcuni locali non si riesce a conversare a tavola, e se si chiede di abbassare il volume ti guardano male, obbediscono per un paio di minuti, poi si ricomincia. Secondo me sono più i clienti che perdono di quelli che attirano.




Qualche anno fa, presero in giro un assessore a Milano perché chiese che le gelaterie chiudessero a mezzanotte: che fracasso si produce leccando un cono? Facile ironia. Chi abita sopra una gelateria a Roma non chiude occhio in estate, fino all’alba i clienti sostano urlando per strada.


In Germania, la situazione è relativamente migliore. Ricordate la sequenza geniale in Cabaret, quando un adolescente in divisa da nazista, in una birreria all’aperto, comincia a intonare Der Morgen gehört uns, il domani ci appartiene, e tutti gli altri avventori si uniscono nel coro, uno dopo l’altro? Ebbene, nei locali all’aperto in certi quartieri di Berlino si servono i clienti fino alle 22, dopo si passa all’interno. Chi abita nelle vicinanze ha diritto alla quiete. Non ovunque nella capitale, e nel resto della Germania.


Marco Vogl è il primo silencer addetto alla difesa della quiete, ha scritto la Süddeutsche Zeitung. E già ha diversi colleghi. I «silenziatori» invitano educatamente il commensale che comincia ad alzare la voce, dopo un boccale di troppo: «Parli più piano, per favore». Ha 33 anni, non porta una divisa ovviamente, né ha un documento che lo autorizzi a silenziare gli avventori. Indossa una camicia azzurra con fenicotteri rosa, e porta calzoni al ginocchio. Sembra uno giovane come tanti, in quest’estate torrida. E non ha il fisico di un buttafuori.




Lo ha ingaggiato Daniel Richter, il gestore del Salon Irkutsk, un bar alla moda nel centro. «È giusto che i vicini possano dormire in pace, soprattutto se al mattino devono alzarsi presto per andare al lavoro», ha ammesso. Quanto non vogliono riconoscere i suoi colleghi nei quartieri della movida a Roma, da Trastevere a Testaccio a San Lorenzo. Vicino a me, un bar dove si servivano cappuccini, venne venduto e trasformato in un ristorante con musica a tutto volume fino a tarda notte.


Quando si chiamava la polizia, la risposta era: «Hai voluto vivere in centro?», e mettevano giù. In Germania come da noi, tutte le chiamate sono registrate. A Berlino l’avrei denunciato, e avrebbe rischiato il posto. Quando finalmente i vigili sono venuti per un controllo dei decibel, hanno avvertito il giorno prima il gestore.


All’Irkutsk, il «silenziatore» entra in azione al weekend, durante la settimana bastano i camerieri per tenere basso il sonoro. Vogl e i colleghi vengono pagati a ora, e non si lamentano, di solito negli altri giorni hanno un’altra attività.


«Dopo le 23 si dovrebbe rispettare la quiete pubblica», ha detto Vogl, «dopo non si deve più sostare all’aperto per continuare a bere». Qualche minuto prima, va di tavolo in tavolo per invitare i clienti a passare all’interno. Non obbediscono i fumatori, ma di solito non sono chiassosi. Il collega Dorin Popa, 50 anni, lavora al Freebird, un nightclub. «Non serve intimorire», ha detto, «basta rimanere calmi e autorevoli, di solito la gente obbedisce», ha dichiarato, «per divertirsi non bisogna alzare la voce e disturbare il prossimo».


«Il silencer ha un costo», ha ammesso Richter, «ma non si può rinunciare al suo intervento. E i clienti non sono intimoriti o disturbati dai suoi inviti alla quiete, anzi vengono da me, perché la maggioranza vuole bere un bicchiere in pace, senza essere assordati da chi urla ai tavoli vicini». Alle tre e mezzo si chiude.


Per i tedeschi, Monaco è la più nordica delle città italiane, dove si comincia a gustare la dolce vita prima di superare le Alpi. È vero, ma per giungere a Roma mancano ancora un migliaio di chilometri.