la Repubblica, 24 agosto 2022
Storia di Cortina
UCORTINA D’AMPEZZOn filo che attraversa due secoli, oltre che la storia del turismo internazionale sulle Alpi, collega la vita di Edoardo Gellner allo sviluppo di Cortina d’Ampezzo. L’unica città d’Europa in alta quota deve buona parte del suo profilo, e una dose sostanziale del suo attuale carattere, al grande architetto nato sul mare della Dalmazia, partorito dal tramonto della cultura asburgica e diventato genio grazie alle rocce e alle foreste italiane che salendo da Venezia custodiscono l’anima delle Dolomiti.Tra i molti edifici disegnati qui dall’amico di Carlo Scarpa, uno è però uscito dall’arte per entrare nel mito, non solo per ragioni estetiche: è il palazzo della Telve, la società telefonica del Triveneto che a partire dalla seconda metà del Novecento aprì alla comunicazione anche il cuore delle montagne. Assieme al trampolino per il salto con gli sci, alla pista da bob e allo stadio del ghiaccio, la sede della Telve e quella adiacente delle Poste furono l’icona delle prime infrastrutture realizzate non per ragioni belliche, ma per rendere possibile l’ingresso di Cortina nell’élite dello sport mondiale. Nel 1956 i primi Giochi olimpici invernali assegnati al nostro Paese non si limitarono ad anticipare di quattro anni le Olimpiadi di Roma, sigillo dell’adesione italiana all’Occidente: sancirono la rinascita civile di un fronte di guerra, il boom economico nazionale, la grande corsa popolare verso gli sport sulla neve, prima riservati all’aristocrazia.Questo passaggio decisivo ebbe il palazzo della Telve, realizzato da Gellner tra il 1953 e il 1955, come dirompente cassa. Da qui, durante i Giochi, i giornalisti di tutto il mondo potevano dettare i loro articoli alle redazioni, trasmettere fotografie e le prime immagini televisive, privilegio fino ad allora riservato ai maggiori centri urbani. La Telve (poi Sip e infine Telecom), assieme agli alberghi di lusso e ai caffè affacciati sul corso, divenne così per anni anche il vero salotto di Cortina. Alta borghesia, antica nobiltà, alpinisti, campioni dello sport, stelle dello spettacolo, politici, turisti stranieri e gente comune si riunivano quotidianamente al primo piano in attesa delle chiamate prenotate. Mentre le signorine in rigoroso grembiule nero smistavano telefonate e distribuivano telegrammi, l’universo ampezzano si incontrava, parlava e ragionava in queste sale, ideando spesso inconsapevolmenteil futuro non solo delle Dolomiti.Edoardo Gellner visionario padre di palazzo Telve, creatore di alberghi, ville, chiese, dei primi residence e motel, dei nascenti villaggi per le colonie estive dei bambini, è stato l’artefice dell’accesso di Cortina alla modernità. Dopo settant’anni la sua opera più famosa è tornata ora all’originaria bellezza grazie a Mario Moretti Polegato, fondatore e presidente di Geox, curiosamente nato proprio nei giorni in cui Gellner disegnava l’edificio che avrebbe infranto l’obbligo della rusticità alpina, sollevando un aspro dibattito. «Un atto di amore per Cortina – dice aRepubblica – nato quando salivo in montagna con i miei genitori: ma pure un dovere per un imprenditore che come me si sente vincolato, da Villa Sandi a Crocetta delMontello, alla Casa Bianca di Jesolo, a contribuire al recupero e alla promozione del patrimonio culturale dell’Italia».Il decennale progetto di restauro, che ha mutato palazzo Telve nella residenza “Luce delle Dolomiti”, è ora diventato anche un libro ricco di immagini inedite (Silvana editoriale) che racconta la storia di Gellner e della sua Cortina, dentro un contesto storicoche oggi impone più di un’analogia con quello delle origini. Presentando il volume, assieme ad autori e curatori del restauro, è stato lo stesso Polegato a parlarne ieri nell’Alexander Girardi Hall, occasione più mondana dell’estate cortinese divisa tra arte, letteratura e alpinismo.L’ex palazzo Telve, recuperato a dimora di famiglia grazie a soluzioni avveniristiche, fu realizzato per le Olimpiadi del 1956 e torna protagonista della vita ampezzana proprio in vista dei secondi Giochi condivisi tra le Dolomiti e Milano, attesi nel 2026. Allora un’Europa democratica si risollevava dalla Seconda guerra mondiale e dal nazifascismo: oggi l’intero continente rischia di ripiombare in un incontrollabile conflitto, risucchiato da nostalgie autoritarie, nazionalistiche e neo-imperiali. «Il mondo cambia sempre più rapidamente – dice Polegato – ma la nostra classe politica non fa scelte coerenti con una visione globale di lungo periodo. La fine del governo Draghi lo conferma: la maggioranza dei leader di partito difetta dello spirito universale di Gellner, capace di immaginare il futuro resistendo alle critiche ripiegate sul locale e sull’immediato». Cortina e l’Ampezzano devono al loro estraneo architetto l’uscita dall’isolamento, non solo estetico, geografico e politico, che li tenevano prigionieri della tradizione dei masi e delle residenze viennesi. Un esempio per tutti: l’anticipatore villaggio turistico Eni a Borca di Cadore, ideato tra il 1954 e il 1963 assieme a Enrico Mattei.Palazzo Telve, inizialmente contestato come la Tour Eiffel della prima Expo di Parigi nel 1900, esprime lo stesso coraggio di rompere con il passato e con il conforto dei pensieri ereditati, scegliendo invece la fiducia nelle proprie idee, nell’innovazione e nelle tecnologie del futuro. «Per questo il suo restauro – dice Polegato – ha potuto rispettarne l’aspetto delle origini, sospeso tra borgo alpino e metropoli padana, arricchendolo di contemporaneità internamente e sotto il profilo della sostenibilità». È la sintesi perfetta della lunga storia di Cortina, dolomitico crocevia culturale, economico e politico dei più vasti eventi europei. Il salotto della Telve e delle Olimpiadi del 1956 non esiste più: gli succede e rinasce l’immagine del medesimo palazzo, l’impegno di nuovi mecenati e degli architetti di oggi: la bellezza misurata e concreta che Gellner suggerisce a chi ora è chiamato a disegnare i Giochi del 2026, salvando le Dolomiti dall’ingordigia del consumo.