Corriere della Sera, 24 agosto 2022
Bob Rafelson, il postino suona sempre due volte
Potreste passare un week end confrontando le varie edizioni del famoso romanzo di James M. Cain Il postino suona sempre due volte, classico Adelphi uscito nel 1934, amato da Pavese e Camus, impasto di brivido erotico & exploit passionale durante la depressione che contagia l’anima e la carne.
Fu filmato per primo da Pierre Chenal in Le dernier tournant, 1939, visto grazie a Oreste Del Buono in uno dei primi Mystfest di Cattolica. Seguì il capolavoro neo realista Ossessione di Luchino Visconti, ’43, con la fatale coppia in canotta Girotti-Calamai, così provocatorio per i tempi che le sedie dei cinema dove era proiettato venivano poi spruzzate con acqua santa.
Visconti iniettava nella sensualità del tradimento la voglia di scoprire un’altra storia e geografia (della Bassa Padana) di cinema, così Bob Rafelson, da poco scomparso, il migliore a rovesciare i tavoli di Hollywood 70, racconta l’incontro fra uno sbandato e la bella moglie di un benzinaio in modo (o mood) disperato, più di Altman meno di Corman, inseguendo la trama dark ma puntando sulla scena di sesso sul tavolo da cucina, fotografata dal bergmaniano Sven Nykvist.
Libro e film sensuali, dalla bella Lana Turner che in golfino aderente seduce il sospetto sinistrorso John Garfield, mettendo in seria crisi due censure, a Jessica Lange che compone una bellissima e diabolica coppia da attrazione fatale con il più satanesco dei Jack Nicholson, che trova nel cast la sua fidanzata Anjelica Huston. Melò turgido, giallo impietoso come La fiamma del peccato (scritto da Wilder proprio con Cain), sceneggiato stavolta da David Mamet che tiene in dovuta considerazione i colpi bassi del destino che frenano il delitto perfetto. E nel ’98 un’edizione inedita ungherese.
Il titolo? È metafora: si può sfuggire una volta alle proprie colpe, ma alla seconda bisogna pagare il conto.
Il postino suona sempre due volte (1981), di Bob Rafelson