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 2022  agosto 23 Martedì calendario

Il mito della Germania sta andando in pezzi

Alcune parole tedesche sono traducibili solo con una o due righe, come Schadenfreude, la gioia maligna per i guai degli altri. Per alcuni, dato che non esiste in altre lingue, sarebbe la dimostrazione della cattiveria innata dei tedeschi. Non è colpa loro se la lingua di Goethe è spesso più precisa. La Schadenfreude la proviamo tutti.




Le vecchie comiche del cinema muto si basano su di essa: Charlot scivola, sbatte il sedere sul marciapiede e il pubblico sghignazza. Dovremmo riuscire a trattenere le risate, ma non ci riusciamo.


Oggi ai primi della classe, ai tedeschi, va male, spesso peggio che a noi. Si vantavano di avere il Deutsche Mark, la valuta più solida al mondo, mentre la lira precipitava di svalutazione in svalutazione. Oggi tremano per l’inflazione, citano Weimar quando un uovo costava un miliardo di Reichsmark a colazione, e una dozzina a cena. Le loro industrie rischiano di fermarsi per la mancanza di gas russo.


Colpa loro, erano dipendenti al 65% da Putin, noi del 45%. I loro verdi che davano lezione al mondo per salvare il clima, davanti alle bollette che li attendono in autunno, devono tenere in funzione le centrali nucleari.




La morale va bene, dipende dal prezzo. Angela Merkel era amata e invidiata dagli europei (almeno fino a una certa data), il suo successore Olaf Scholz è sommerso dalle critiche, il 62% lo boccia, il 65% è scontento della coalizione. Se si votasse domenica prossima verdi, liberali e socialdemocratici, non raggiungerebbero la maggioranza. La mitica stabilità dei loro governi traballa.


La Deutsche Bahn, le ferrovie, attraversano la peggiore crisi da trent’anni, le autostrade hanno bisogno di revisione, non funziona la sanità, gli ospedali erano i migliori all’inizio della pandemia, oggi manca il personale perché dottori e infermieri, pagati poco, si dimettono. I medici di base sono soffocati dalla burocrazia che concede loro tre minuti a paziente.


Io non provo Schadenfreude perché vivo a casa loro, sarebbe come gioire perché la scialuppa che mi ospita fa acqua. Provo rabbia innanzi all’inefficienza. Gli autobus invece di passare ogni dieci minuti, arrivano ogni venti perché mancano gli autisti, le strade sono bloccate da lavori in corso dove non si vede da settimane un operaio. Mancano da anni gli alloggi per i giovani. Gli uffici pubblici ti ricevono dopo un paio di mesi. Gli impiegati sono poco professionali, e allo stesso tempo arroganti, perché si illudono di essere gli eredi dei Beamte, i rimpianti funzionari prussiani.




Un tempo nei miei articoli li lodavo. Avremmo dovuto imparare a imitarli, almeno un poco. È avvenuto il contrario, sono loro a essere diventati lentamente come noi. Appena ieri, gli italiani davano la colpa di tutti i loro mali alla signora Angela. I nostri politici litigavano con la Cancelliera, Berlusconi, Letta, Renzi, Salvini. Come sempre preferivano guardare a Parigi, ma i francesi ci hanno sempre trattato da cugini molesti, si considerano i migliori di tutti, e non lo sono. Oggi, Frau Merkel è in pensione. Oggi diamo la colpa di tutto a Putin, se Roma soffoca sotto l’immondizia, perfino se Sanna, la giovane premier finlandese, un po’ brilla si scatena in discoteca (saranno affari suoi).


James Hansen, che scrive su queste pagine (non ci si siamo mai visti, è un amico di penna, pen friend, si può dire se ci scriviamo via mail?) mi ha mandato l’interessante analisi di Francesco Galietti, L’asse Germania Italia sta per cambiare. È un interesse reciproco nel 2019, la Germania è stata il primo fornitore e il primo cliente dell’Italia, e il nostro paese è il sesto fornitore della Germania. Dall’industria automobilistica tedesca dipendono 300mila posti di lavoro in Italia.


Mario Draghi quando era alla Bce, era criticato dalla Bild, ma era in stretto contatto con Frau Merkel. Come consiglieri del governo e della Farnesina, a Roma sono stati chiamati gli ex ambasciatori a Berlino, Luigi Mattiolo e Piero Benassi, che avevano e hanno ottimi rapporti a Berlino. E gli ambasciatori tedeschi a Roma hanno sempre svolto un buon lavoro, ha ricordato Galietti.


La Schadenfreude è una gioia maligna, spesso anche stupida.