Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2022  agosto 23 Martedì calendario

Intervista a Takagi e Ketra, i re dei tormentoni estivi

Nota per l’anagrafe: Takagi è Alessandro Merli, milanese, ex dei Gemelli Diversi. Ketra è Fabio Clemente, membro dei Boomdabash, abruzzese. Insieme sono la premiata ditta dei tormentoni estivi: sono loro i produttori acclamati, ricercati, osannati, dei brani più ballati degli ultimi anni; sono loro ad aver consegnato alle classifiche pezzi come Roma-Bangkok, L’esercito del selfie Amore e capoeira: dove le rime, a volte, sono così spericolate da compiere un perfetto “360” sulla ruota della credibilità fino a entrare nella testa delle persone e vincere.
Una volta il produttore metteva i soldi e stop. Ora?
Ketra: Noi interveniamo sul corpo della canzone, la inventiamo insieme agli interpreti e agli autori.
Che fanno la fila, per un vostro pezzo. Chi è il più rompiballe tra i big italiani?
Takagi: Fedez è talmente perfezionista che arrivò alla 41ma versione di un suo brano. È stato come fare il militare.
Avete detto molti no?
K: Qualcuno. Preferiamo perderci dei soldi e lavorare per canzoni che sentiamo nostre, piuttosto che guadagnare quando non c’è feeling.
Dicono che gli artisti siano fragili.
T: Ma anche il contrario. Salmo, con il quale abbiamo realizzato il remix di Bubble, ha una personalità mostruosa. Non apre mai bocca per dire stronzate. Due anni fa, alla fine delle registrazioni del suo Playlist, ci propose di metter su un pezzo per chiudere il cerchio. Sentito l’album, rinunciammo. Era già perfetto.
Elodie è una vostra cliente. È stata la prima ad esporsi contro la Meloni.
T: La cosa bella di Elo è che la donna e la cantante coincidono. Non le manda mai a dire, anche quando potrebbe correre dei rischi. Non rinuncia a pronunciarsi su temi di ordine generale, e combatte contro gli hater nella guerra dei social. Tanto di cappello.
Cosa serve per vivere di musica?
(In coro) Disciplina.
Quando lo avete capito?
K: Poco dopo i 20 anni. Devi metterti lì dalle 9 di mattina alle 10 di sera, in studio. A quelli che vivono in provincia e si lamentano di non avere occasioni dico: mollare è una scusa. Provateci.
Dovunque sia?
K: Io sono di Vasto. Arrivai a Roma, era la capitale del reggae. Per mantenermi ho fatto il commesso in un negozio di giocattoli a Termini. Finché non ho conosciuto Angelo, il cantante dei Boomdabash.
E?
K: L’avvocato della band mi disse: ho un piccolo appartamento, ma se apri la finestra vedi il panorama. Era a via dei Monti Tiburtini, periferia. 20 metri quadri. Davanti avevo l’insegna del centro commerciale Panorama.
Takagi, invece?
T: San Donato Milanese, una via di 800 metri, 30mila persone. Ambiente vivace. Al tempo delle superiori mi spostai a Milano. In corso Vittorio Emanuele c’era il Muretto. L’hip hop italiano è nato lì. Nel 1988 nessuno osava rappare in italiano.
Poi il successo con i Gemelli Diversi.
T: Fu un colpo di tacco all’incrocio dei pali. Ma non avevo talento sufficiente per la serie A. Rischiai di perdermi. Diventi famoso ed entri gratis nei locali. Milano di notte è pericolosa, hai troppe occasioni. Ok, ho fatto qualche cazzata ma sono andato oltre.
Fareste i coach in qualche talent?
T: Non siamo adatti, non abbiamo i tempi televisivi. Diciamo troppe parolacce, e non risultano simpatiche come quelle della Maionchi.
Alcuni testi dei vostri brani sono stati presi di mira, tipo in Amore e capoeira
T: L’ho scritto io, e ammetto di essere rimasto stupito nel vedere che funzionava. Era al limite, un filo sotto il non classificabile. Ma se lo cantano i bambini di 6 anni e gli anziani di 80 vuol dire che regge. Le canzoni estive, fresche e leggere non cercano la profondità autoriale. Come negli anni Sessanta: Abbronzatissima, Con le pinne fucile ed occhiali, Andavo a cento all’ora. Erano più accettabili? Vedrete che fra vent’anni anche le nostre saranno ricordate. Questa è l’era della rinascita del tormentone estivo.
Siete fan degli anni 60.
K: Totalmente. Quando vado al mare, in macchina mi sparo i classiconi. Il capolavoro assoluto è L’immensità di Don Backy.
Cosa non sopportate dell’altro?
T: L’ansia di Ketra quando deve uscire un pezzo. È angosciato dai risultati.
K: Non sopporto che debba farsi una fumatina prima di andare a mangiare. Sa che muoio di fame.