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 2022  agosto 23 Martedì calendario

Il custode lascia il “bunkerino” di Falcone e Borsellino

Dalla strage di via Pipitone Federico contro il giudice Rocco Chinnici è sopravvissuto miracolosamente diventando una delle colonne portanti del pool antimafia, custode informatico e memoria storica degli atti processuali di Falcone e Borsellino. Oggi Giovanni Paparcuri getta la spugna affidando a Fb parole polemiche e amare: “Non è una resa – scrive il collaboratore storico, custode informatico degli atti dei due giudici antimafia – sono stanco dell’ipocrisia e della falsa solidarietà, stanco delle invidie, dei sospetti, delle lamentele. Sono stato accusato di essere egocentrico e sapete perché? Perché ho detto, metaforicamente: ‘Da padrone di casa sono diventato nemmeno un inquilino, nessuno’. La risposta è stata: ‘Tu sei padrone di niente, e sei solo egocentrico’’’. Per chiudere in un altro post al vetriolo con la foto del palazzo di giustizia: “Era e rimarrà per sempre il palazzo dei veleni’’. Frase tranchantche accende il coro dei social, ontologicamente incline all’enfasi apocalittica su un tema sensibile come l’Antimafia, in questo caso della memoria, che Paparcuri ha coltivato con lo stesso impegno con cui ha collaborato con Falcone e Borsellino: fu lui a scoprire la scrivania utilizzata per anni da Falcone, che giaceva in un magazzino e che ad oggi è stata visitata, insieme agli altri cimeli, da oltre 30 mila studenti e insegnanti. Che fosse stanco e insoddisfatto della gestione del bunker lo aveva scritto due anni fa, riferendosi alle telefonate di rimprovero e alla solidarietà attesa e non arrivata, e oggi il suo gesto scuote le tifoserie social. C’è anche chi decreta la fine dell’Antimafia, come il giornalista Piero Melati, che annuncia la restituzione del premio Racalmare fondato da Sciascia, che dovrà ritirare alla fine del mese, in segno di solidarietà con Paparcuri. Eppure, tranne un accenno poco comprensibile ai “ricordi rubati’’ e un altro a “cento cani sopra un osso’’ che abbiamo tentato di decifrare contattando invano Paparcuri, sulle ragioni concrete della protesta è buio fitto, anche se il riferimento, fin troppo chiaro, è alla sezione palermitana dell’Anm e alla fondazione Progetto Legalità che gestisce il bunker, che hanno replicato con poche, secche, righe: “Questa notizia ci stupisce e ci addolora fortemente’’. Poi l’invito “a riprendere il cammino insieme nella considerazione che contrapposizioni banali e prese di posizioni rigide e ingiustificate non rappresentano certo un omaggio alla memoria dei nostri eroi’’.