Corriere della Sera, 23 agosto 2022
La nuova vita di Anthony Fauci
Anthony Fauci ha annunciato che si dimetterà a fine anno. Lascerà la Casa Bianca, dove è consigliere medico del presidente, e la direzione del National Institute of Allergy and Infectious Diseases (Niaid), che ha guidato per 38 anni, per «perseguire il prossimo capitolo» della sua carriera.
L’immunologo di origini italiane, figlio di farmacisti di Brooklyn, è stato il volto della risposta degli Stati Uniti al Covid. «Grazie al dottor Fauci, molte vite sono state salvate», ha detto il presidente Joe Biden in una nota. Già consigliere di sette presidenti, a partire da Ronald Reagan, aveva ricevuto nel 2008 la Medaglia presidenziale per la libertà per il ruolo cruciale nel combattere l’epidemia di Aids negli Stati Uniti.
Fauci ha 81 anni, ne compirà 82 il 24 dicembre e, da tempo, tutti gli chiedevano se avesse intenzione di andare in pensione. Frustrato dall’influenza negativa della politica sul mondo della medicina e della sanità, dopo i continui scontri con il presidente Donald Trump che più volte pensò di licenziarlo, aveva già meditato di farsi da parte. Ma decise di restare in carica quando Biden, arrivato alla Casa Bianca nel 2021, gli chiese di dare continuità alla risposta al Covid. «E così sono rimasto per un anno, immaginando che alla fine dell’anno ci sarebbe stata la fine del Covid – ha spiegato in un’intervista al Washington Post —, e invece non è quello che è successo. E ora siamo al secondo anno e mi sono reso conto che ci sono altre cose che voglio fare».
Negli anni del Covid, il «medico d’America» ha vissuto tra gli estremi. Da una parte celebrato come un eroe, dipinto come un santo sulle candele votive e votato «uomo più sexy del mondo» da 28 mila lettori di People. Dall’altra bersaglio, con la sua famiglia, di minacce di morte. Ha dovuto più volte testimoniare davanti al Congresso, è stato contestato da repubblicani come Rand Paul, il senatore del Kentucky che lo accusò di mentire sulle ricerche finanziate dal suo istituto in Cina («Se qualcuno mente, si tratta di lei, senatore», fu la risposta). Molti conservatori vedono in lui il simbolo delle odiate quarantene e delle mascherine, e il senatore Paul e altri repubblicani hanno promesso di indagarlo, se prenderanno il controllo del Congresso a novembre. Nel giudicare il proprio lavoro, Fauci ha ammesso di aver fatto anche, con i colleghi, alcuni errori iniziali, come l’aver sottovalutato la diffusione del virus attraverso gli asintomatici, ma ha detto di credere che il suo team ha «giocato un ruolo nello sviluppo di vaccini che hanno salvato milioni di vite. La storia deciderà se è vero».
Non è stato nell’era Trump che si è sentito per la prima volta lo slogan «Fire Fauci» (Licenziate Fauci). Ai tempi della crisi dell’Aids, era ciò che gridavano gli attivisti davanti al suo ufficio, furiosi perché l’Amministrazione Reagan non faceva abbastanza per la ricerca e l’approvazione dei farmaci. Lui capì che avevano ragione e che, pur salvaguardando l’integrità scientifica, bisognava consentire l’accesso alle cure sperimentali per salvare vite umane. «Portavo in processione l’immagine della sua testa sanguinante su un bastone di fronte al suo palazzo, ma lui non chiuse mai la porta», ha raccontato uno di quegli attivisti, diventato suo amico.
Con Trump e il Covid, però, è stato diverso. «Il leader della nazione diceva: “Non vi preoccupate, sparirà tutto domani”. Avevo il dovere nei confronti del Paese di parlare a nome della scienza e della verità». Fauci ha detto che non andrà in pensione «nel senso classico» del termine. Vorrebbe insegnare, viaggiare e scrivere (sta lavorando a un’autobiografia).
«Finché sto bene (come ora) e ne ho le energie (anche quelle ci sono) e finché ho la passione (che non mi manca) voglio fare delle cose al di fuori del lavoro per il governo federale». Vorrebbe anche incoraggiare i giovani a lavorare nel settore pubblico.