La Stampa, 23 agosto 2022
Sul delitto Dugina
La Russia ha puntato ufficialmente il dito contro l’Ucraina per l’uccisione di Darya Dugina. A meno di due giorni dalla tremenda esplosione in cui ha perso la vita la giovane giornalista, spesso su posizioni filogovernative, il controspionaggio di Mosca ha dichiarato di aver risolto il caso e ha accusato «i servizi speciali ucraini» di aver «preparato e commesso» l’omicidio facendo saltare in aria l’auto su cui viaggiava la 29enne. Si tratta però di accuse al momento difficilmente verificabili, mentre il governo di Kiev ieri ha ancora una volta negato qualunque tipo di coinvolgimento in questo terribile e misterioso delitto.Gli investigatori russi sostengono che una bomba sia stata piazzata sotto la Toyota Land Cruiser guidata da Dugina, che era sotto sanzioni americane e britanniche ed era accusata di “disinformazione” sulla situazione nell’Ucraina invasa a febbraio dalle truppe del Cremlino. Alcuni ipotizzano però che il vero obiettivo degli attentatori fosse il padre della giovane: Aleksandr Dugin, un filosofo conservatore ultranazionalista favorevole all’aggressione militare contro l’Ucraina e che alcuni considerano una sorta di ideologo dell’autoritarismo di Putin. I servizi segreti russi hanno fornito anche il nome della presunta sicaria, Natalia Vovk, una donna ucraina di 43 anni che si sarebbe fatta accompagnare nella missione dalla figlia dodicenne e sarebbe poi fuggita in Estonia. Stando ai media internazionali, è possibile che sabato notte, quando è avvenuto l’assassinio, padre e figlia intendessero viaggiare sulla stessa auto per fare ritorno da una conferenza che si era svolta fuori Mosca, ma che abbiano cambiato idea all’ultimo minuto. I servizi di Mosca (Fsb) sostengono invece che nel mirino ci fosse proprio la giovane. Stando alla versione degli 007 del Cremlino – tutta da verificare e sfornata in tempi record – l’intelligence ucraina si sarebbe servita di una donna arrivata in Russia a luglio e che avrebbe poi lasciato il Paese dopo l’esplosione. La donna – sempre stando ai servizi russi – avrebbe preso in affitto un appartamento nello stesso blocco di palazzine in cui viveva Dugina e avrebbe poi usato una piccola utilitaria per seguire la ragazza utilizzando tre targhe diverse. Secondo le agenzie russe, l’Fsb ha pubblicato dei video che mostrerebbero la persona sospettata dalle autorità russe mentre attraversa il confine e entra in quello che sarebbe l’edificio dove viveva la vittima. Ma Mosca non ha fornito altre presunte prove, e sul caso sono più i dubbi che le certezze. Secondo un gruppo di hacker rilanciato dai media ufficiali russi, Vovk «è’ anche membro del Battaglione Azov».Kiev respinge tutte le accuse: «La propaganda russa vive in un mondo fittizio», ha twittato il consigliere presidenziale ucraino Mykhailo Podolyak, che già domenica aveva dichiarato che l’Ucraina «non ha ovviamente nulla a che fare» con l’omicidio «perché non è uno Stato criminale».Il filosofo filo-Cremlino Dugin appoggia invece la posizione di Mosca sull’omicidio di sua figlia e – stando a una dichiarazione pubblicata dall’oligarca Malofeev e ripresa dai media internazionali – ha denunciato «un atto terroristico del regime nazista ucraino», ripetendo le accuse infondate della propaganda di Putin secondo cui il governo ucraino sarebbe un covo di fascisti: una menzogna con la quale il Cremlino ha cercato di giustificare l’ingiustificabile aggressione militare contro l’Ucraina. Ma Dugin è andato oltre, auspicando una vittoria dell’esercito russo dopo l’omicidio, definito da Putin «un crimine vile e crudele» che ha spezzato la vita di una persona che «ha dimostrato con i fatti cosa vuol dire essere patriota della Russia». «I nostri cuori – ha detto Dugin – bramano più di una semplice vendetta o punizione. A noi serve la vittoria, allora vincete, per favore!». Parole pesanti, soprattutto nel pieno di una guerra in cui hanno già perso la vita tantissime persone, tra cui moltissimi civili.