Corriere della Sera, 23 agosto 2022
Cottarelli e l’occasione persa nel 2001-2006
Caro Direttore,
la lettera del professor Tremonti pubblicata dal Corriere mi spinge a chiarire un punto che ha importanti implicazioni per il dibattito elettorale in corso. Tremonti, commentando la mia tesi per cui la crisi del 2011 fu causata da errori commessi negli anni 2000 dal governo di centrodestra, difende la sua azione di consolidamento dei conti pubblici «avendo già il 25 giugno 2008 concentrato in un unico decreto legge le leggi finanziarie del successivo triennio». Ma gli errori cui mi riferivo riguardano il periodo 2001-2006, durante i governi Berlusconi I e II, quando Tremonti era comunque ministro. Cosa accadde?
In quel periodo l’Italia cresceva sostenuta dal calo dei tassi di interesse che accompagnò l’entrata nell’euro. In quella situazione sarebbe stata prudente ridurre il debito pubblico rapidamente, mantenendo almeno invariato l’avanzo primario (la differenza tra entrate e spese al netto degli interessi) sui livelli ereditati dal passato (3,4 % del Pil nel 2000). Invece il governo aumentò la spesa e tagliò le tasse quasi azzerando l’avanzo primario nel 2005.
Questo causò tre problemi. Primo, il debito pubblico scese solo di 2 punti percentuali tra il 2001 e il 2005. Così, quando arrivò la recessione mondiale nel 2008, l’Italia, unica tra i G20, non aveva spazi di bilancio per sostenere l’economia e, anzi (come nota lo stesso Tremonti) strinse i conti pubblici nel mezzo della recessione. Secondo, l’inflazione restò troppo alta, l’Italia perse competitività e i nostri conti con l’estero andarono in rosso. Terzo, l’Italia con il secondo debito pubblico più alto in Europa e conti con l’estero in rosso, divenne un obiettivo perfetto per la speculazione che colpì l’area dell’euro nel 2011: lo spread salì a 600 e iniziò una crisi di cui ancora subiamo le conseguenze.
Tremonti dice anche che quando, negli anni ‘10, governava il centrosinistra, la pressione e l’evasione fiscale crebbero. La pressione fiscale crebbe ma solo nel 2012, quando in maggioranza c’era anche il centrodestra (il più grande partito era il Pdl); dal 2014 al 2018 la pressione fiscale scese. Quanto all’evasione, si ridusse, anche se non di molto, in base alle stime della Commissione pubblica che ne stima l’entità. Questa vicenda ci dice anche qualcosa sul futuro. L’idea che il centrodestra sembra ancor oggi avere – che le tasse possono essere tagliate senza coperture perché il taglio si autofinanzia con la crescita che ne deriva – è smentita da quello che avvenne nei primi anni 2000. Un taglio di tasse senza coperture aumenterebbe il deficit e i rischi per la nostra tenuta finanziaria.