La Stampa, 22 agosto 2022
La beffa di Notre Dame: l’inchiesta sarà archiviata
Le fiamme divampate più di tre anni fa siano ormai un brutto ricordo, ma le cause del disastro che ha semidistrutto la cattedrale di Notre-Dame restano avvolte dal mistero. Il rischio è che alla fine non si trovi alcun colpevole, né tantomeno l’origine dell’incendio dell’aprile del 2019.
Secondo un magistrato citato in forma anonima da Le Canard Enchainée, sarebbero troppo pochi gli elementi a disposizione dei suoi tre colleghi responsabili dell’inchiesta in corso. Escluso il movente criminale, gli inquirenti negli ultimi anni hanno concentrato l’attenzione su due piste: i mozziconi di sigaretta lasciati dagli operai impegnati all’epoca nei lavori di ristrutturazione o il corto circuito di un impianto elettrico legato alle campane elettrificate dieci anni prima (su richiesta del vescovo e in barba alla regole, sempre secondo il Canard). In entrambi i casi, si tratterebbe di negligenze che metterebbero in forte imbarazzo le autorità. Il prossimo autunno, però, il fascicolo dovrebbe essere archiviato senza un nome a cui dare la colpa. «Se ci fossero state vittime, la situazione sarebbe diversa, ci sarebbero state delle persone indagate», ha specificato la fonte al settimanale, che ricorda come molti degli operai attualmente impegnati nella ricostruzione erano già sulle impalcature quando scoppiò il rogo. Anche se la Procura di Parigi si mostra rassicurante, e ribatte spiegando che le indagini vanno avanti, soprattutto dopo le nuove perizie lanciate quattro mesi fa.
Lo sfregio delle fiamme viene giorno dopo giorno cancellato, in una corsa contro il tempo per mantenere fede alla promessa fatta da Emanuel Macron sulla riapertura di Notre-Dame entro il 2024, lo stesso anno in cui si terranno i Giochi Olimpici di Parigi. Un cantiere titanico che coinvolge l’intero Paese in uno sforzo corale, con il grande organo restaurato negli atelier di Lodève (sud), le pietre necessarie a sorreggere la volta estratte dalle cave della Croix Huyart (nord) e più di 1.300 alberi abbattuti su tutto il territorio per rifare il tetto. La nuova guglia invece, spiccherà a partire dalla metà del prossimo anno. L’impresa è sostenuta soprattutto dagli 846 milioni di euro proveniente dalle donazioni arrivate da 150 Paesi in tutto il mondo.
Una scommessa pericolosa quella del presidente, annunciata sull’onda dell’emozione mentre le ceneri nella cattedrale erano ancora calde, il cui risultato influirà sul bilancio del secondo mandato. Durante l’ultima visita effettuata lo scorso aprile in piena campagna elettorale tra i due turni delle presidenziali, linquilino dell’Eliseo ha incensato il «progresso straordinario» fatto nella ricostruzione delle parti andate distrutte. A fargli eco a fine luglio la sua ministra della Cultura, Rima Abdul-Malak, che si è detta «fiduciosa» sul completamento della maggior parte del progetto anche se ci saranno «certamente altri lavori» da compiere.
Ma per il generale Jean-Louis Georgelin, responsabile dei lavori, l’obiettivo resta «complicato». Quello che invece appare più difficile, è la ricostruzione di quegli attimi che hanno commosso la Francia intera e per i quali forse nessuno dovrà mai pagare.