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 2022  agosto 22 Lunedì calendario

Intervista a Eva Cantarella

“La donna come elemento espositivo, ceramica che arreda bene. La donna come segmento numerico: al numero uno della lista l’uomo al due lei, una qualunque lei. O il corpo della donna: è giovane e bella? Balla anche? Ma si può?”
Professoressa Eva Cantarella, lei è contro le quote rosa, contro l’idea.
Io sono contro la formalizzazione di genere. Una donna può essere dichiaratamente antifemminista. Prenda Giorgia Meloni, le sue idee non sono mie e la sua retorica oratoria suggestiona la realtà e la descrive in senso regressivo: sono una donna, sono una madre, sono italiana, sono cristiana eccetera. Ricorda quel comizio?
Io sono Giorgia!
Legare la persona, legare l’identità di donna alla condizione di madre è già un giudizio fondativo dell’esistenza che si dà, un biglietto da visita, un’idea che illustra quel che si vuole essere.
Lei ha studiato il potere delle donne nel corso dei secoli.
La storia è una continua altalena: andare avanti con slancio, tornare indietro rumorosamente. Si avanza e si arretra. Di donne al potere parlava Erodoto. Eppure il più grande colpo all’identità femminile l’ha dato Aristotele che ha messo in dubbio addirittura la funzione riproduttiva della donna riducendola a espressione della cruda materia. L’uomo era invece lo spirito costituente.
Ci stiamo avvicinando al primo quarto del nuovo secolo: tante donne sono al potere in Europa, poi molti partiti, specialmente di destra, sono guidati da donne. E la loro forza si conferma, come per la francese Le Pen, o si espande, e qui l’italiana Meloni. Di queste ore poi la polemica sulla premier finlandese Sanna Marin che balla ma con movenze inopportune.
Solo perché è donna, questo polverone su come balla e con chi. La solita polemica retriva, maschilista.
Ma secondo lei non tutte le donne concorrono alla conquista di una effettiva parità tra sessi.
Contano le idee non il sesso. Le battaglie femministe della metà del secolo scorso, a cui anch’io ho concorso, adesso sembrano affievolite. Quando mi sono laureata, per esempio, non ho avuto la possibilità di concorrere in magistratura. La mia laurea è del 1960, l’apertura dei ruoli anche alle donne del 1963. Per dire il punto da cui si partiva, l’arretratezza che si soffriva e i traguardi raggiunti.
La conquista dei grandi temi dei diritti civili.
Dell’aborto per esempio. La vita si tutela alla nascita o al concepimento? Una scelta che manda avanti o indietro le lancette del tempo. Temo che la Meloni sul punto non la pensi come me.
Oggi le cose come stanno?
Un po’ peggio di ieri. I diritti civili, tra cui l’aborto, sono rimessi – timidamente o meno – in discussione. E così anche gli altri diritti subiscono il clima del tempo.
La storia è tutto un singhiozzo. Avanza e poi arretra.
Dal I secolo avanti Cristo al I secolo dopo Cristo è tutta una storia di conquiste. A Roma le donne ereditano dai genitori in parti uguali con i fratelli, hanno un patrimonio proprio, studiano come i maschi. Sono anni luce distanti dalla storia di oppressione che si vive in Grecia.
Poi però il rinculo.
La storia è una molla. Secondo e terzo secolo sono orribili. Al tempo di Giustiniano i diritti si affievoliscono e le donne tornano ad essere figure figlie di un dio minore. Detto questo, il problema o la questione sulla quale interrogarsi oggi è la reputazione femminile. Ritorno al tema del Quirinale.
Una donna al Quirinale?
Espressione orribile, non voterei mai una donna solo perché donna.
Siamo vicini a una donna a Palazzo Chigi.
Se è di destra il suo discorso pubblico ha i caratteri marcatamente antifemministi, mi sembra chiaro. Le sue idee sono legittime ma lontane dalle mie. Non la voterei mai, ecco.