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 2022  agosto 22 Lunedì calendario

I candidati che già sanno di aver vinto prima del voto

Manca poco più di un mese al voto del 25 settembre eppure – come gli uomini dei numeri dei partiti vanno ripetendo – c’è già qualche candidato che può iniziare ad esultare. Non solo nei cosiddetti seggi blindati all’uninominale su cui si sono concentrate le mire di fedelissimi e capi bastone in questi giorni convulsi di chiusura delle liste, ma anche – in qualche caso – al proporzionale (che elegge il 61% del prossimo Parlamento). Al Senato, almeno per 7 regioni, è possibile già definire i candidati vincenti. Come? Attraverso una contorsione che risiede nella natura stessa della legge elettorale attuale. 
Il Rosatellum prevede – in teoria – una soglia di sbarramento al 3 per cento: per cui le forze politiche non toccano questo minimo a livello nazionale non partecipano alla distribuzione dei seggi. Tuttavia per palazzo Madama non è affatto così: nelle regioni che eleggono meno senatori la soglia di sbarramento implicita è fino a sei volte superiore. Una disfunzione dettata sia dalla riduzione del numero dei parlamentari sia dalla necessità di trasformare una cifra percentuale – quella che uscirà dalle urne del 25 settembre – in un determinato numero di posti in Parlamento. 
LE SIMULAZIONI
Sintetizzando, stando alle simulazioni realizzate da analisti e sondaggisti, per competere in Calabria bisogna superare il 10-15%, per Friuli, Liguria, Marche e Sardegna tra il 15 e il 20%, e sopra il 20% per Umbria e Basilicata. A meno di risultati clamorosi e inattesi vale a dire che in quasi tutte queste particolari regioni restano tagliati fuori il Movimento 5 stelle e il Terzo Polo. Sondaggi alla mano la partita viene quindi giocata esclusivamente tra la coalizione di centrodestra e la lista guidata dal Pd. E quindi, ad esempio (prendendo per buoni gli ultimi nomi confermati), per i 3 seggi disponibili al Senato nelle Marche è praticamente certa la conferma del leghista Mauro Lucentini, a capo della lista nella circoscrizione di Fermo. Il secondo seggio andrebbe al candidato di Fratelli d’Italia (ancora non confermato), e il terzo al Partito democratico. Cioè in Parlamento si vedrà il commissario regionale dei dem, Alberto Losacco, di origini pugliesi. «Uno schema, quello dei 2 seggi proporzionali al centrodestra e uno al centrosinistra, che è piuttosto certo per tutti i territori che ne eleggono tre» spiega Giovanni Forti, sondaggista e analista politico di YouTrend. Ovvero Liguria, Friuli Venezia Giulia, Sardegna e Abruzzo. E quindi, in ordine sparso, per i dem ci saranno Marco Meloni e Michele Fina, mentre per il centrodestra Antonella Zedda e Marco Dreosto.
«C’è un’incognita legata solo a un possibile buon risultato del Movimento 5 stelle o del terzo polo nei territori in cui sono più forti – continua il sondaggista – Prendiamo la Sardegna, se il Movimento supera il 20%, ha ottime chance di strappare uno dei seggi proporzionali al Senato». In quel caso quindi, i seggi sardi sarebbero equamente divisi: uno per uno a centrodestra, Pd e grillini.
Idem per quanto riguarda le più piccole Basilicata e Umbria. Qui le circoscrizioni eleggono solo 2 senatori e si divideranno i seggi centrodestra e Pd. Cioè, ad esempio, troverà la strada spianata Matteo Salvini che sarà capolista leghista in regione (per poi cedere con ogni probabilità il posto al secondo in lizza, essendo pluricandidato). 
GLI ELETTORI
Una situazione piuttosto singolare a guardarla dal punto di vista degli elettori. In primo luogo perché, per quanto considerato spesso anacronistico, si trovano a fare i conti per forza di cose con la necessità di ragionare sul voto utile. La possibilità che il Movimento 5 stelle superi il necessario 15% in Friuli Venezia Giulia e risca ad eleggere un senatore sono considerate pari a zero. E quindi, magari in ottica anti-destra, gli elettori friulani (anche se ora non annoverati tra gli indecisi dai sondaggi) potrebbero decidere di spostare la propria preferenza verso un candidato della coalizione di sinistra. Insomma, qualche certezza in più c’è, ma la partita è tutt’altro che chiusa.