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 2022  agosto 19 Venerdì calendario

Inflazione Ue verso il 10%

La doppia cifra è ormai a un passo. Ma intanto è già record dal 1999, anno dell’introduzione dell’euro. L’inflazione Ue tocca quota 9,8% in luglio, secondo i dati Eurostat, sull’onda dei prezzi dell’energia e le previsioni della Banca centrale europea sono in peggioramento. Il risultato è che continua la corsa dei prezzi in Europa, e in agosto si potrebbe superare la soglia del 10% su base annua. Meglio non va per l’eurozona, con il tasso che si è attestato all’8,9%, in aumento rispetto all’8,6% di giugno. L’anno prima il tasso era del 2,2%. Ne deriva che nuovi incrementi dei tassi d’interesse sono in arrivo. La Bce vede 50 punti base di rialzo in settembre, ma la discussione su ulteriori misure resta aperta.
Le fiammate dei prezzi non accennano ad attenuarsi nell’area euro. Dall’altra costa dell’Atlantico, una lieve frenata si è osservata, ma non si può dire lo stesso per l’Europa, stretta nella morsa del caro-prezzi. Nella classifica dei Paesi, in Francia, Malta (entrambi +6,8%) e Finlandia (+8,0%) si sono registrati gli aumenti più contenuti mentre all’altro capo della graduatoria si collocano i Baltici con Estonia a +23,2%, Lettonia a +21,3% e Lituania, +20,9%. L’Italia, con un aumento dell’8,4%, si colloca nella fascia bassa della classifica. Rispetto a giugno, l’inflazione su base annua è calata in sei Stati membri, mentre è rimasta stabile in tre ed è aumentata in diciotto. A incidere sull’indice generale il contributo più elevato al tasso d’inflazione annuale è giunto dall’energia, seguita da cibo, alcol e tabacco, servizi e beni industriali non energetici.
La Bce attende risposte sui prezzi, prima di agire, ma tutti gli indicatori lasciano intendere che non ci saranno ritracciamenti nel breve rispetto all’attuale percorso di normalizzazione. A spiegarlo è stata, a Reuters, Isabel Schnabel membro del board della Bce. La quale ha ragionato sulla congiuntura: «Non è esclusa una recessione nell’Eurozona anche se la maggior fonte di preoccupazione è l’inflazione». I miglioramenti, dopo il rialzo da 50 punti base di luglio, non ci sono stati, ha ammesso. E dunque, via libera a un nuovo restringimento, di pari entità. Poi, si vedrà caso per caso.
Gli analisti concordano sull’arrivo di nuove azioni entro fine anno. Frederik Ducrozet, capo economista di Pictet, fa notare che «Schnabel indica un “rischio elevato” di disancoraggio delle aspettative di inflazione, e questo è un grande segnale di attenzione, una red flag (bandiera rossa, ndr) per la Bce». Talmente elevato, spiega, che potrebbe essere l’indicatore che una politica monetaria restrittiva è «abbastanza lontana». Tuttavia, come fa notare Federico Vetrella, Market strategist di IG Italia, c’è spazio di manovra per Francoforte. «Nel medio periodo la Bce potrebbe optare per un calmieramento dell’inflazione fino a livelli un po’ più elevati del 2% (intorno al 3%-4%)», avverte. E questo sarebbe possibile vista la nuova strategia di Christine Lagarde, con l’Eurotower disposta a tollerare temporanee variazioni rispetto al target originario del 2 per cento.
L’efficacia di tale approccio sarà però oggetto di test sia da parte dei singoli Paesi a livello istituzionale sia dai cittadini. Nel primo caso, perché quelli più sotto pressione – come i Baltici – avranno un atteggiamento più duro nei prossimi meeting. Nel secondo in quanto potrebbero aumentare le tensioni sociali. Dopo le rimostranze in Germania, Francia e Regno Unito, i prezzi alle stelle potrebbero creare le condizioni per un autunno complicato, diviso tra guerra, inflazione e recessione.