Corriere della Sera, 20 agosto 2022
Giordania, il principe sposerà una saudita
Lui le ha adattato all’anulare l’anello di diamanti e zaffiri, tenendole delicatamente la mano. Lei, raggiante per la felicità, ha seguito il gesto del suo futuro marito con il fiato sospeso, forse per dilatare il più possibile quel momento magico.
Il principe Hussein di Giordania, primogenito di re Abdallah e della regina Rania – al loro tempo la coppia più glamour del Medio Oriente – si è fidanzato ufficialmente con Rajwa Khaled bin Musaed bin Saif bin Abdulaziz Al Saif. Lui ha 28 anni e sarà il prossimo sovrano del regno hashemita. Lei, coetanea, figlia di un facoltoso uomo d’affari saudita, cresciuta tra la sua città natale, Riyad, e New York, dove ha studiato architettura alla Syracuse University, sarà al suo fianco come la nuova regina. «Non pensavo fosse possibile avere così tanta gioia nel mio cuore! Congratulazioni al mio principe Hussein e alla sua bellissima futura sposa, Rajwa», ha scritto la suocera, Rania, sul proprio profilo Instagram. E ancora: «Non vedo l’ora di accogliere in famiglia la mia nuova figlia».
Congratulazioni anche dal principe ereditario saudita, Mohammed bin Salman, che ha chiamato al telefono re Abdallah per augurare «felicità e ogni bene» alla coppia. I futuri sposi hanno poi posato per le foto di rito e, curiosamente, l’immagine ufficiale del fidanzamento – tutto si è svolto nel palazzo del padre di lei, nell’infuocata Riyad – è risultata speculare a quella del principe William d’Inghilterra e Kate: completo scuro per lui, abito blu di chiffon per lei. Un caso?
Chissà, certo è che questo legame non parla soltanto dell’amore tra due giovani di ottima famiglia. Un matrimonio tra l’erede al trono di Giordania e una figlia dell’Arabia Saudita sta a simboleggiare i nuovi legami politici che disegneranno il futuro di una regione strategica per il mondo intero ma attraversata da infinite tensioni e inimicizie. Hussein, nipote omonimo del re che firmò la pace con Israele – un gigante della politica – appartiene alla dinastia hashemita che vanta un legame di discendenza con il Profeta Maometto e, prima di essere scalzata dai Saud, aveva la «custodia» dei massimi luoghi sacri dell’Islam alla Mecca e a Medina.
Come si vede, il sentimento sbocciato tra questi due giovani – simboli di un Medio Oriente che cambia a velocità sostenuta – sarà fecondo non soltanto di alleanze familiari e di clan (comunque ancora il nucleo fondante delle diverse nazioni) ma anche di progetti che avranno al centro la modernizzazione effettiva della realtà araba. E non solo: se gli Accordi di Abramo hanno aperto scenari che pochi anni fa sembravano impossibili da concepire, il riavvicinamento di due pilastri della stabilità nella regione non potrà che facilitarne la crescita.