Corriere della Sera, 20 agosto 2022
Giorgio Armani e la fuga dal fuoco di Pantelleria
PANTELLERIA (TRAPANI) Coincidenza ha voluto che indossasse una t-shirt blu con la scritta «TIP-This is Pantelleria» e non è andato a dormire fino a quando non ha avuto la conferma che la casa, tutta, fosse in sicurezza. Cioè almeno cinque ore (fra le 20 e l’una) dopo: un lasso di tempo cui tante cose della sua vita gli sono passate davanti. Giorgio Armani, 88 anni compiuti l’11 luglio, si è dimostrato ancora una volta un leone, un comandante attento, innanzitutto ai suoi uomini e poi ai suoi ricordi. Sì, i ricordi. Incredibile. «Sono contento di come state affrontando questo momento – dice ai suoi ospiti a bordo del van che li sta portando lontano dalle fiamme – ma sono proprio arrabbiato, lì ci sono 40 anni della mia vita». Non pensa ad altro, non agli arredi, non alle cose, non agli investimenti. E pochi secondi dopo il pensiero va ai vicini di casa, Marco Tardelli e Myrta Merlino. Chiede al gruppo in fuga se qualcuno li ha avvisati. Leo Dell’Orco, una delle persone più vicine allo stilista, responsabile dell’ufficio stile uomo e presidente dell’Olimpia Milano, compone il numero. «Per fortuna ci avete avvisati – racconta poi Marco Tardelli, una volta in barca con Armani e i suoi amici – noi eravamo dentro e ancora non avevamo capito il pericolo. Grazie. Per me questa casa è un luogo dell’anima, sono fuggito ma sarei rimasto lì». Sono restati anche loro sulla barca, uno yacht tutto nero, in porto a Pantelleria, a dormire, «obbligati» da Armani. «Non vi lascerebbero tornare», li ammonisce.
Lo stilista non si rilassa neppure un attimo. Chiede, si informa e si occupa dei suoi ospiti. Tutti sono venuti via senza prendere nulla, se non i passaporti. Dopo, a tavola, Armani mostra, fiero, l’anello che porta al dito e che alle scorse sfilate aveva suscitato parecchia attenzione: «Questo però l’ho preso – solleva la mano – e anche l’orologio (un altro regalo di Leo ndr): le cose più importanti, non potevo certo lasciarle lì».
Quando le notizie cominciano a essere rassicuranti, lo stilista chiede di preparare qualcosa per cena. Lui mangia poco, comunque, non stacca il pensiero, come Tardelli. «Pantelleria non merita tutto questo», dice. Arriva la conferma che il vento è cambiato. Che le fiamme hanno lambito solo il bagno di un piccolo dammuso, l’ultimo, quello sulla strada. «La casa è salva. E anche le foto di Sergio, che sollievo». Ancora un ricordo, quindi, nessun cenno al patrimonio, il pensiero va a Sergio Galeotti, il socio con il quale fondò nel 1975 il suo brand.
Ansia condivisa invece per la casa di Tardelli, il fuoco ha raggiunto la macchia: «Vado a vedere», dice il campione del mondo. E così farà in volata, nella notte, quando tutto attorno ci sono ancora braci. Nessun commento sulle supposizioni: «Saranno le indagini a chiarire cosa è successo. A me importa solo che tutti stiano bene e che la casa sia salva. In 15 minuti si è scatenato l’inferno e ora sembra un miracolo». Non c’è da stupirsi se Tardelli poco dopo l’alba e Armani alle 11, quando i Canadair hanno finito, sono poi andati a controllare metro quadrato per metro quadrato, malgrado l’aria sporca di fumo e qualche minuscolo focolaio. Con un sospiro di sollievo.