la Repubblica, 19 agosto 2022
Medvedev a gamba tesa sulle elezioni italiane
Con l’ultima sortita Dmitrij Medvedev si inserisce prepotentemente nella campagna elettorale italiana. L’ex premier e presidente russo, oggi numero due del potente Consiglio di Sicurezza, stavolta non si è limitato a mute allegorie, ma ha affidato al suo canale Telegram una lunga filippica contro la «politica degli idioti», quella dei «governi europei», che porta «freddo nelle case e scaffali vuoti nei frigoriferi» a causa del «loro desiderio di interrompere tutte le relazioni con la Russia» e della conseguente rinuncia al gas e petrolio della Federazione. Una «democrazia per pazzi», la definisce l’ex leader colomba diventato il più falco dei falchi, che a suo dire non corrisponderebbe alla volontà dei cittadini europei. «Dai tre quarti al 90%» non vorrebbe «partecipare alle ostilità dalla parte di Kiev» e anzi desidererebbe «una relazione a tutti gli effetti con la Russia», sostiene Medvedev citando fantomatici sondaggi e ricordando che quattro governi in Europa si sono dimessi in breve tempo. La Russia «non si chiude a nessuno, sosteniamo tutte le proposte sane», aggiunge. Per poi concludere con un appello finale ai «vicini europei». «Vorremmo vederli non solo esprimere la loro tranquilla insoddisfazione per le azioni deiloro governi, ma dire anche qualcosa di più comprensibile. Ad esempio, chiamarli a rendere conto, punendoli per la loro evidente stupidità». L’Italia non viene mai citata, anzi le parole più dure sono per «i pezzenti baltici impoveriti, gli scatenati rabbiosi polacchi e i finlandesi in fuga verso la Nato». Ma l’Italia è l’unico Paese che a breve si recherà alle urne. Elezioni che la Russia, a leggere le riflessioni degli esperti interpellati dalla stampa filogovernativa, spera possano confermare la profezia di Vladimir Putin che, a giugno al Forum di San Pietroburgo, disse che le divisioni nelle società occidentali causate dal contraccolpo delle sanzioni varate in risposta all’offensiva russa in Ucraina avrebbero portato «a un’ondata di populismo e crescita di movimenti estremi e radicali, a gravi cambiamenti socio- economici, al degrado e, nelprossimo futuro, a un cambiamento delle élite».Una vittoria in Italia dell’alleanza di centrodestra avvererebbe i desideri del Cremlino rimpiazzando il governo Draghi europeista e atlantista e aprendo crepe a Bruxelles. Mosca in particolare potrebbe contare su due fidi alleati: Silvio Berlusconi e Matteo Salvini. Il fondatore di Forza Italia vanta un’amicizia ventennale con Putin coltivata con incontri in dacia, feste a Villa Certosa e scambi di doni come il copripiumino matrimoniale con la foto della loro stretta di mano per celebrare i 65 anni del leader del Cremlino. E se il 9 aprile, in seguito al lancio dell’operazione “speciale” in Ucraina, Berlusconi si era detto «deluso e addolorato da Putin», poco più di un mese dopo aveva fatto marcia indietro auspicando che gli ucraini accogliessero «le domande di Putin» schierandosicontro sanzioni e l’invio di armi a Kiev. Salvini non può rivendicare un’interlocuzione diretta con Putin, ma ha al suo attivo ben nove viaggi ufficiali in Russia e una dichiarata passione per il Cremlino. E a margine della sua ultima visita, nell’ottobre 2018, il suo collaboratore Gianluca Savoini discusse con tre russi, al Metropol Hotel di Mosca, di un presunto finanziamento di 65 milioni di dollari alla Lega. Negli ultimi mesi il leader leghista è andato oltre programmando con l’ambasciata russa un viaggio a Mosca ai fini di un negoziato di pace. Ma, se anche si costituisse un governo di centrosinistra, i falchi russi sperano sempre nel Generale Inverno: «In compagnia della Russia – ha scritto Medvedev – è molto più caldo e confortevole che in uno splendido isolamento con la stufa a gas spenta e la batteria scarica».