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 2022  agosto 21 Domenica calendario

Il 40% dei piloti di aereo dorme in volo

Un bel sonnellino ad alta quota per riprendere le forze e schiarirsi il cervello. I piloti lo fanno regolarmente. L’importante è che si diano il cambio, e che lo facciano volontariamente. Mai e poi mai dovrebbe succedere quel che è successo ai due piloti del Boeing 737-800 della Ethiopian Airlines in volo il 16 agosto da Khartoum ad Addis Abeba, scivolati senza accorgersene nel mondo dei sogni dopo aver impostato il computer di bordo sul terzo pilota, cioè quello automatico, lungo la rotta FL370 di avvicinamento alla pista 25L. «L’aeromobile ha continuato a volare superando il punto in cui avrebbe dovuto iniziare la fase della discesa», riferisce un report di Antonio Bordoni, di Air-accidents.com. «L’autorità della torre di controllo ha cercato di contattare l’equipaggio numerose volte, ma tutte senza successo». Sonno pesante. Il Boeing ha sorvolato la pista a livello di crociera, e soltanto il segnale acustico di disconnessione del pilota automatico ha dato la sveglia ai piloti, che hanno poi portato a terra il velivolo con 25 minuti di ritardo, un tempo normale di holding pattern, i giri sopra la pista per affollamento aereo.
IL FENOMENO
L’incidente riporta alla ribalta l’insidia della fatigue, tanto più che il tempo stimato di volo tra le due capitali, sudanese ed etiope, è solo di 110 minuti e se anche i piloti avessero pilotato andata e ritorno non avrebbero superato le 4 ore di volo effettivo. L’inchiesta dovrà verificare se c’era stato un sovraccarico di lavoro in precedenza. Quello che poco si sa, è che addormentarsi alla cloche non è un’eccezione. Bordoni cita un sondaggio dell’Associazione britannica dei piloti di linea, Balpa, su 500 suoi membri che dimostra come il 43 per cento si sia addormentato involontariamente nella cabina e, soprattutto, che il 31 per cento di loro ha scoperto, aperti gli occhi, che anche il compagno stava ronfando. Una situazione che ora rischia di aggravarsi, visto il taglio di personale deciso dalle compagnie aeree e il carico di lavoro sempre maggiore.
I PRECEDENTI
Il 12 febbraio 2009, il volo 3407 della Continental decollò dal Liberty International Airport di Newark per quello che doveva essere un volo di routine. A 5 miglia da Buffalo, che era la destinazione, l’aereo entrò in stallo, precipitando su una casa: morti i 45 passeggeri, 4 membri dell’equipaggio e un malcapitato a terra. I piloti avevano sentito l’allarme per l’eccessiva lentezza, ma non furono in grado di rispondere nel modo corretto: alzando il muso, rallentarono ancor di più il velivolo, determinando lo stallo. Si è poi appurato che entrambi avevano fatto lunghi viaggi e dormito nella lounge dell’equipaggio, non in albergo. Pochi mesi prima, su un volo Air Canada, 16 passeggeri erano rimasti feriti perché il secondo pilota, destandosi da un sonnellino, si spaventò ed ebbe l’impressione che il velivolo stesse entrando in collisione con un altro aereo. Probabilmente si trovava ancora a metà tra le braccia di Orfeo e come reazione fece fare al suo B767 un’improvvisa picchiata, scatenando il panico tra i passeggeri. L’altro aeroplano era, in realtà, il pianeta Venere. «Il primo ufficiale scrive Bordoni – si era appisolato per 75 minuti invece dei 40 massimi previsti dal regolamento della compagnia aerea. Questo ha fatto sì che cadesse in un sonno profondo e fosse disorientato al risveglio». Ancora la fatigue all’origine dell’incidente (con 5 morti) occorso il 4 ottobre 2019 all’Antonov 12 della Ukraine Air Alliance tra Vigo, Spagna, e Leopoli, Ucraina, dove gravava una fitta nebbia.
IL CASO ITALIANO
Il precedente è recente : il pilota e il primo ufficiale di un volo Ita partito da New York e diretto a Roma il 30 aprile si sarebbero addormentati durante la crociera. A rendersi conto che qualcosa non andava sono stati i controllori del traffico aereo francesi che subito si sono messi in controllo con la compagnia di bandiera italiana. All’ennesima chiamata i due piloti hanno ripreso immediatamente il controllo dell’Airbus 330 quasi giunto a destinazione. I passeggeri non hanno mai corso alcun rischio, ma la storia si è conclusa con un licenziamento.