il Giornale, 21 agosto 2022
Gli insulti al re degli 8mila per la foto sul Monte Rosa
Perdete ogni speranza voi che entrate. Nei social. Perché nei social trovate la quintessenza della stupidità umana elevata alla massima potenza. Ultimo caso: appare la foto di uno scalatore sul Monte Rosa, precisamente a Capanna Margherita, il rifugio alpino più alto d’Europa, 4.554 metri. Cosa fa secondo voi l’utente medio dei social? Va a vedere chi è? Legge la didascalia? Si informa sull’account? No, troppa fatica, la prima cosa che fa è commentare. Il commento parte prima del pensiero, il pensiero arriva prima che si attivino le sinapsi. Penso, dunque sono, diceva Cartesio. L’utente social non pensa, commenta, dunque è, si illude di essere.
L’utente medio dei social ha un livello di approfondimento di ciò che vede di pochi millisecondi, dopodiché gli viene di scrivere subito quello che pensa, ritenendolo importante, per sentirsi più furbo degli altri: sono quelli del «non ce lo dicono», ma loro lo hanno visto in un video su Youtube. E dunque, a questo sprovveduto scalatore, si fa subito notare che è «uno sprovveduto turista della domenica, che se ne deve stare a casa». Perché? Perché non aveva le calzature adatte, ma solo delle semplici scarpe da ginnastica, e calzoncini corti, e un semplice piumino.
Tutti commentano, irridendolo: un popolo social di alpinisti che al massimo avrà scalato la montagnetta dietro casa loro e visto qualche tutorial in rete, tutti espertissimi, e tra i commenti c’è chi osserva: «se ne parla da diverso tempo, ma ogni anno c’è gente che sale sui ghiacciai senza le calzature adatte». Insomma, un vero cretino, questo cretino, se uno leggesse solo i commenti. Peccato che il cretino in questione fosse il nepalese Nirmal Purja, ossia «il re degli 8.000 metri». Uno dei primi a arrivare, d’inverno, alla cima del K2. Uno dei più grandi alpinisti del mondo. Uno che, proprio quelli che stanno sui social, avrebbero dovuto conoscere, se non le vette raggiunte a scalare montagne, almeno le vette raggiunte sui social, visto che ha più di mezzo milione di follower.
Siete stupiti? No, accade in continuazione. Internet è stata una meravigliosa invenzione, ma i social sono sempre più il disastro della società. Non parliamo poi di questi tempi di campagna elettorale, una parte della quale si svolge proprio sui social. Politico risponde a politico, come fossimo all’asilo, anche perché cosa vuoi argomentare su Twitter o su Facebook? Slogan contro slogan. I social sarebbero superficiali perfino se fossero limitati a tifoserie calcistiche, figuriamoci in una campagna elettorale, in pieno agosto, a colpi di like.
È la fotografia di un paese in declino, l’Italia, ma anche di un mondo in declino, perché i social sono una realtà globale. Bellissima o bruttissima, dipende da chi li usa e da come li usa, come internet del resto. Bisogna combattere la rivincita del pensiero di chi non ne ha uno neppure per verificare quello che commenta (è così che è nato il Movimento 5 Stelle, dal «popolo della rete», e cioè del niente).
È il comunismo del capitalismo. È l’idiozia che viene dal basso. È la supremazia della superficialità dell’ignoranza. Quello che è successo a Nirmal Purja succede ogni giorno, con ogni tipo di fake news (diffidate di chiunque ci dica: «L’ho letto su internet»), come quando quattro anni fa c’erano due neri a Forte dei Marmi ben vestiti (al contrario di Nirmal Purja troppo ben vestiti) su una panchina e il popolo del web cominciò a commentare: «Ecco come vivono i rifugiati a spese dello Stato». Erano Magic Johnson e Samuel Lee Jackson.