Corriere della Sera, 21 agosto 2022
Riecco Civati 5 anni dopo
Giura che fino a due giorni fa non ne sapeva nulla della candidatura. Giuseppe Civati, per tutti Pippo, classe ’75, un blog che ha avuto successo, «Ciwati», una legislatura a Montecitorio, professione editore, si è eclissato per cinque lunghi anni. «Ho aperto una casa editrice che si chiama People, è il mio lavoro e rimarrà lo stesso qualunque sia il risultato elettorale». Già enfant prodige della sinistra. Già compagno di Leopolda di Matteo Renzi: con lui, nel 201o, lanciò la rottamazione della nomenklatura Pd, ma quella liaison si concluse malamente in meno di un anno, così nel 2013 Civati sfidava lo stesso Renzi nelle primarie per la guida del partito. Già «scissionista», quando nel 2015 lasciò il Pd per fondare Possibile. Adesso il ritorno: è stato prescelto in quota Sinistra italiana-Verdi nel centrosinistra guidato da Enrico Letta per un posto nel listino plurinominale in Emilia-Romagna al Senato.
Assicura che in questi anni la politica non gli è mancata, almeno quella del palazzo. Anzi. «Li ho vissuti con molto distacco. D’altro canto – scherza – non ho rapporto sereno con i voti di fiducia. Insomma, avrei fatto fatica». Prima il governo Conte 1, risultato dell’alleanza tra Lega e M5S, poi l’esecutivo giallorosso, infine il gabinetto guidato da Mario Draghi. «È stata una legislatura folle e devo ammettere che è stato un sollievo non dovermi confrontare con alcuni passaggi critici di questi ultimi cinque anni. Io soffro le larghe intese…». E se all’indomani nessuno dovesse avere i numeri per governare e si riproponesse un governissimo con tutti dentro? Non ci vuole pensare, Civati, a questo scenario. Né tantomeno fa i salti di gioia quando viene evocata la cosiddetta «agenda Draghi»: «È venuto invece il momento di scrivere una grande agenda dei prossimi anni, ambiziosa e senza paura».
A chi gli sottolinea di essere in una lista «gemellata» alla corsa di Pier Ferdinando Casini, prescelto dal Pd per il collegio uninominale di Bologna, la risposta di Civati suona così: «Non ho scelto né l’una, né l’altra cosa, fino all’altro ieri non ero candidato». Altro chiarimento: «Non sono del Pd. In questi anni ho continuato a seguire le battaglie di Possibile, partito che è molto cresciuto, è molto giovane, grazie al lavoro di Beatrice Brignone, candidata con me in Emilia-Romagna».
Resta la domanda: come nasce la candidatura di Civati? «È arrivata perché Possibile ha aderito alla lista di Sinistra italiana e dei Verdi. E si è stabilito che potessero assegnarci un collegio buono. Tuttavia il risultato dipende da 1.500 fattori». Un giudizio sul segretario del Pd Enrico Letta? «Mentre con Renzi era impossibile avere una discussione serena, per usare un aggettivo che piacque tanto, con Enrico anche nei momenti di maggiore divisione c’è sempre un rapporto corretto e leale». Ora però ci sarà da affrontare una campagna elettorale lampo: «È ancora tutta da pensare. Non so cosa farò. La parola chiave sarà clima, perché dipenderà tutto da questo. Da qui passerà la riforma del Paese, la sua indipendenza, la sua libertà».