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 2022  agosto 21 Domenica calendario

BRUXELLES TIRA LE REDINI: IL PNRR NON SI TOCCA – DAL MEETING DI COMUNIONE E LIBERAZIONE DI RIMINI, IL COMMISSARIO AGLI AFFARI ECONOMICI PAOLO GENTILONI LANCIA UN MESSAGGIO CHIARO AL CENTRODESTRA, CHE PENSA DI MODIFICARE IL RECOVERY PLAN: “IL PIANO NAZIONALE DELLE RIFORME NON SI PUÒ RISCRIVERE. NON CI SONO NÉ IL TEMPO NÉ LE CONDIZIONI PER FARLO” – MA LA DUCETTA REPLICA: “VARI GOVERNI CHIEDONO MODIFICHE. LA SINISTRA E I SOLITI GIORNALI IDEOLOGIZZATI SI SONO SCAGLIATI PAVENTANDO CATASTROFI INDICIBILI” -

Il Piano nazionale delle riforme non si può riscrivere. Non c’è il tempo, né le condizioni per farlo. Il protagonista del primo giorno del Meeting di Comunione e Liberazione non è un leader, bensì uno dei dossier più delicati per il governo che verrà. Paolo Gentiloni non fa nomi ma è al centrodestra che parla, a coloro i quali con tutta probabilità vinceranno le elezioni.

Non è un caso se nel giro di poche ore, di fronte alle ipotesi di modifiche al Recovery Plan ipotizzate dalla leader di Fratelli d’Italia, è lei stessa che risponde al Commissario europeo, ma con toni accesi solo verso il leader Pd Enrico Letta, che per primo aveva lanciato l’allarme. «Gentiloni dice esattamente quello che cerchiamo di spiegare da tempo. Solo una considerazione di buon senso contro la quale la sinistra e i soliti giornali ideologizzati si sono scagliati paventando catastrofi indicibili. Eppure sarebbe bastato fargli una telefonata per evitare questa ennesima figuraccia».

Figuracce o no, il messaggio dell’ex premier è diretto e senza sfumature. L’Italia ha già ottenuto due tranche da venti miliardi di euro l’una, e per ottenerne altri venti occorre proseguire il lavoro che Mario Draghi sarà costretto a lasciare a metà a fine ottobre, dopo le elezioni e la nascita del nuovo governo.

Per spiegare la posta in gioco, il commissario agli Affari monetari ricorda l’esperienza della Grecia, che proprio ieri dopo dieci anni «esce dal lungo controllo dell’economia e l’archiviazione della sua crisi finanziaria». Per evitare all’Italia quella fine, che costò enormi sacrifici anzitutto ai greci, Gentiloni invita a predere sul serio l’opportunità del Pnrr. «Non siamo condannati alla austerità. Ci vuole prudenza, ma abbiamo a disposizione quaranta miliardi l’anno legati a sviluppo, investimenti e riforme».

Gentiloni cita gli ultimi dati del Cresme (centro di studi in materia edilizia, ndr) secondo i quali il piano in un solo anno ha fatto aumentare del 20 per cento il numero degli appalti. Il Recovery Plan «permette di spendere non per scavare buche e riempirle ma per obiettivi di futuro». Gentiloni invita poi a «non essere europeisti riluttanti, che oggi vuol dire nascondere sotto un velo sottilissimo il ritorno a nazionalismi di cui non abbiamo bisogno. Siamo stati abituati dai nostri presidenti della Repubblica, da Ciampi a Mattarella, a un patriottismo sano».

Nel suo messaggio di auguri per il Meeting, Sergio Mattarella non parla di patriottismo ma ci si avvicina: «La sfida più grande per la contemporaneità è la salvezza del pianeta». Ma nel frattempo «a poca distanza da noi si sta combattendo una guerra scellerata. L’Europa è risorta dal nazifascismo abiurando alla volontà di potenza e alla guerra che ne è diretta conseguenza, ai totalitarismi, alle ideologie imperniate sulla supremazia sia etnico-nazionale sia ideologica. Questa guerra di invasione, con i lutti, le distruzioni, gli odi che continua a generare, scuote l’umanità nei suoi valori fondativi» e il nostro Continente «nella sua stessa identità».

Oggi a discutere di guerra e futuro ci sarà il numero uno della Conferenza episcopale, il cardinale Matteo Zuppi. Martedì si confronteranno Giorgia Meloni ed Enrico Letta, giovedì parlerà Mario Draghi, e sarà forse l’ultimo discorso da premier in pubblico.