Corriere della Sera, 20 agosto 2022
Il liutaio e gli Stradivari ai raggi X
Alla ricerca del suono «perfetto» dei violini grazie a una Tac. La stessa usata in ambito medico e che, applicata agli strumenti musicali, ne svela la geometria interna (nascosta, quindi, alla vista) attraverso l’elaborazione di migliaia di immagini bidimensionali ottenute ai raggi X e poi montate tridimensionalmente.
Il risultato è una «fotografia» in grado di mettere a nudo materiali, tecniche creative, persino lo stile del costruttore di strumenti di inestimabile valore. Come i leggendari violini di Antonio Stradivari dalla resa sonora unica (nel 2011, a Londra il «Lady Blunt», è stato battuto all’asta per 15,89 milioni di dollari) e che il celebre liutaio aveva saputo racchiudere in una formula che ancora oggi, dopo tre secoli dalla sua formulazione e a dieci anni dalla proclamazione del «saper fare liutario cremonese» a Patrimonio immateriale Unesco, fatica a svelarsi. La scelta del legno; la sua densità; l’uso del sottile strato di isolante composto da albume, miele, zucchero e gomma arabica o delle vernici, arricchite di potassa, silice e carbone e che il maestro usava per conferire al legno resistenza al tempo. Una «suggestione» che gli appassionati rifiutano di condensare in una formula misurabile scientificamente ma che oggi si avvale del nuovo strumento diagnostico: la tomografia.
«Una rivoluzione – assicura il liutaio e presidente di Confartigianato Liutai Cremona Stefano Trabucchi, 52 anni —. Ora possiamo “entrare” all’interno dei violini e studiarne la struttura senza danneggiarli o doverli aprire. Possiamo, in fase di restauro, capirne le pecche (incollature, inserti impropri, crepe nascoste) e decidere di intervenire per migliorarne la vita e, quindi, la resa sonora».
La tecnica deriva dal trasferimento in ambito industriale della tomografia computerizzata assiale, applicata ai metalli e, ora, ai violini della scuola cremonese. Lo fa, da qualche mese, l’Aqm, azienda di Provaglio d’Iseo (Brescia) che da 40 anni usa la Tac per la diagnostica di componenti metallici. «La liuteria classica non è cambiata molto dal 1500, gli attrezzi e i materiali sono principalmente gli stessi – continua Trabucchi —, ma con questa tecnologia liutai e restauratori hanno un’arma in più per scoprire i segreti del passato».
Arrivato a Cremona a 14 anni per frequentare la scuola internazionale di liuteria, Trabucchi, valtellinese, ha aperto il suo laboratorio nel 1992. «A casa, con i miei quattro fratelli, suonavamo tutti. Ho scelto il violino a otto anni, ma poi ho cercato di capire come era fatto. Per quelli artigianali si modellano e assemblano a mano più di 70 differenti pezzi di legno che, insieme, devono portare alla risposta acustica ottimale dello strumento. Una sfida incredibile».
Tra violini, viole e violoncelli, il maestro ha realizzato in 30 anni centinaia di strumenti («Circa 600», calcola), compreso il violino che Andrea Bocelli usa per studiare («Ci ho messo due mesi, ho usato legni stagionati da più di 15 anni») e uno, speciale, di colore blu per il conservatorio dei reali tailandesi a Bangkok. Nel 2018, ha «messo a punto» uno Stradivari originale, del 1682, proveniente dall’Accademia Chigiana di Siena. «Gli ho sistemato la montatura, rettificato la tastiera e “aggiustato” l’anima, il cilindro di abete che collega la tavola armonica al fondo e irradia le vibrazioni a tutto lo strumento – continua —. Tutti interventi esterni. Con la tomografia avrei potuto vedere i restauri pregressi e capire meglio come lavorava Stradivari».
La tecnica è applicabile anche agli strumenti moderni. «Un costruttore di violini può ottenere informazioni con una precisione al decimo di millimetro e usarle poi nel caso ci sia il dubbio che questo sia stato contraffatto o sostituito», spiega Gabriele Ceselin, direttore generale e ad di Aqm. I
costi? «Dai 500 ai 3000 euro. Un oggetto delicato come un violino non può essere messo in un tunnel, ma va preparato con un sistema di ganci non metallici e posizionato in sostenitori di polistirolo e poliuretano in modo che riesca a ruotare di 360 gradi restando in piedi e inclinato. Siamo agli inizi, ma la tomografia “artistica” ha potenzialità enormi».