la Repubblica, 20 agosto 2022
Intervista alla mamma di Archie Battersbee
Posso sopportare ogni dolore se ha un senso, scriveva Haruki Murakami in 1Q84. Lo stesso mamma Hollie: «Non mi arrendo.
La battaglia continua», promette, «anche dopo la morte del mio piccolo Archie». Ovvero Archie Battersbee, il bambino di 12 anni cui medici e giudici inglesi hanno staccato la spina il 6 agosto scorso perché cerebralmente morto dopo “una sfida online” e una lunga e struggente agonia: fisica, etica, giudiziaria e mediatica.
Hollie Dance, ballerina, 46 anni, della inglese Southend, ha appena «iniziato la terapia psichiatrica» dopo lo strazio che ha travolto lei e la famiglia Battersbee. «Ma non ho alcun rimorso», rivela in questa intervista aRepubblica . Nella quale Hollie racconta, tra spirito indomito e qualche lacrima dagli occhi verdi, la “crudeltà” del sistema inglese, il suo dramma immane e gli ultimi, commoventi momenti passati con il suo piccolo Archie, prima che spirasse.
Signora Hollie, perché la sua battaglia va avanti?
«Lo stato e le istituzioni britanniche sono stati crudeli, spietate. Bisogna cambiare il sistema. Anche in Inghilterra i genitori devono avere l’ultima parola prima di staccare le macchine a un figlio. O almeno ci deve essere una mediazione.
Invece, medici e giudici ci hanno messo all’angolo. Non è giusto».
Qual è la sua prossima mossa?
Abbiamo scritto al Ministero della Salute britannico per ottenere una inchiesta pubblica. Non solo per Archie, ma per ridefinire le regole per i futuri casi».
Ad altri bambini inglesi, considerati senza speranza dai dottori, è stato negato di essere trasferiti anche in Italia, come Charlie Gard e Alfie Evans, i cui genitori si rivolsero al Papa, senza successo.
«Specialisti di Italia e Giappone si erano fatti avanti per Archie. Un medico in Svizzera ci aveva proposto una cura sperimentale sulle cellule cerebrali. Perché ignorare la volontà dei genitori di tentare cure alternative all’estero?».
Chi si è offerto in Italia?
«Preferiamo non dirlo».
Ma per tutti i medici e i giudici, Archie era in coma irreversibile e degenerativo. Tenerlo in vita avrebbe soltanto prolungato la sua agonia. Perché lei non gli ha mai creduto?
«Perché per me Archie stava migliorando leggermente. I dottori avevano deciso di fermare l’alimentazione artificiale ma poi, grazie alla parlamentare della nostra circoscrizione, è ripresa e lui ha riguadagnato peso. Non ce lo hanno fatto portare in una casa di cura per malati terminali perché “troppo fragile”: ma quando gli hanno staccato le macchine alle 10 il 6 agosto, è rimasto in vita per oltre due ore. Per questo volevo provare a tenerlo in vita».
Ha rimorsi?
«Nessuno. Rifarei tutto».
Online orde di utenti l’hanno accusata di sfruttare mediaticamente la vicenda e di essere plagiata da gruppi cristiani. Cosa risponde?
«Invece, abbiamo ricevuto tanto affetto e solidarietà. I “troll” che ci hanno criticato sono gli stessi che volevano ammutolire anche le famiglie di Charlie e Alfie».
Sospetta che fossero orchestrati?
«Non lo so. Ma qualcuno dall’ospedale gli ha passato lacartella clinica di Archie. In ogni caso, quale madre avrebbe voluto subire un simile calvario giudiziario e mediatico? Nessuna.
Almeno, ciò ha tenuto in vita Archie quattro mesi in più. Per una mamma… (Hollie si commuove, ndr) … per una mamma conta anche questo».
Archie davvero è stato vittima di una sfida online su TikTok, la “blackout” in cui ci si strangola fino a svenire? Perché non ha denunciato il social network, come altri genitori in America?
«Non ne ho ancora la certezza.
Appena avrò le prove, lo farò. Ma sono sicura che è stata una sfida online, per i segni sul collo e alla testa di Archie. Eppure era un bambino così bello, forte e sano: ginnasta, forzuto, faceva arti marziali».
Qual è il suo ultimo ricordo di Archie?
«L’avevo visto solo pochi minuti prima. Era venuto in camera mia, facendomi una sorpresa: il nostro coniglio nella borsa del nuoto.
Abbiamo riso insieme, poi sono andata al piano di sotto. Prima della tragedia. Perciò voglio fare appello a tutti i genitori: state attenti ai pericoli online per i vostri figli. Controllateli: i nostri bambini ci sembrano innocenti, ma a volte non lo sono del tutto. Io non me ne sono accorta per tempo. Spero che nessun altro padre o madre subisca quanto ho sofferto».
Cosa ha detto ad Archie, prima che spirasse?
«L’ho baciato. Gli ho sussurrato che ero la mamma più orgogliosa del mondo, che mi dispiaceva di aver perso la battaglia e che lo amerò per sempre. Gli ho detto di aspettarmi, perché un giorno saremo di nuovo insieme. Nel frattempo, continuerò a combattere. Per lui e gli altri bambini ».