La Stampa, 20 agosto 2022
Alessandro Borghese e i gatti. Intervista surreale
«Se vuoi conoscere il carattere di un uomo, scopri cosa pensa il suo gatto di lui». Quando Alessandro Borghese riporta questo proverbio sui social allega una foto che riassume tutto l’amore per i suoi felini: il micio è seduto sulle sue gambe mentre lui lo accarezza con quello sguardo perso di chi nutre un sentimento speciale.
«Io mi sento un "collezionista di gatti", anche perché mi piacerebbe averne di più. Per ora però i nostri tre cuccioloni sono più che sufficienti – racconta lo chef e conduttore televisivo -. Il mio è un legame che viene da lontano: io mi trovo in mezzo ai gatti fin da quando ero un ragazzino. Una passione che mi ha trasmesso mia madre. Poi insieme a mia moglie e alle mie piccole abbiamo deciso di prendere dei micioni, mantenendo una tradizione che si può dire di famiglia».
E dei tre uno è una star con tanto di profilo Instagram dedicato (@tokyoborghese) in cui si mostra, a quasi 16mila follower, in tutte le sue posture più buffe e annoiate: «Si chiama Tokyo perché quando lo abbiamo guardato la prima volta ci ricordava un mix fra Giuliano, il gattone paffuto di Kiss Me Licia, e Garfield. Pensando ai fumetti nipponici ci è venuto automatico chiamarlo Tokyo. Aveva un po’ la faccia stampata da gattone giapponese»
Riassumendo, come è composta la famiglia "pelosa"?
«Tokyo, è il nostro cucciolone di casa, il primo che abbiamo preso: è arancione, ha sei anni, l’età della mia figlia minore Alexandra. Poi sono arrivate due sorelle di un anno e mezzo: Crystal, tigrata con la pancia bianca, e Savannah, marrone con macchie più chiare. Tutti e tre sono degli Exotic Short Hair e amano rimanere in casa a poltrire. In questo Tokyo è il campione. Crystal è quella che cerca di comportarsi da gatto: esce in giardino, dà la caccia a una lucertola e poi te la porta tutta contenta e fiera. Savannah è invece una gatta un po’ speciale: è nata con dei problemi, ma noi non l’abbiamo voluta separare da Crystal e l’abbiamo fatta curare e adesso va alla grande».
Che rapporto hanno con lei? Come si comportano?
«Tokyo è quello che viene sempre a cercarmi quando rientro dal ristorante, da qualche programma tv. Nel periodo estivo, quando mia moglie e le figlie escono di più, lui mi accoglie all’ingresso più o meno come un essere umano annoiato: seduto sul suo sedere, con le gambe larghe e con la schiena appoggiata su se stesso. In una posizione altamente ambigua. Ma come sappiamo i gatti fanno determinate cose e noi non sapremo mai perché le fanno»
E le altre due?
«Le sorelle hanno dei caratteri molto diversi: Crystal come dicevo è la più esploratrice, ma è anche quella che quando la tieni in braccio ti fa più coccole di tutti e tre. Poi sa, mentre Tokyo è un poltrone, una sorta di soprammobile con le zampe e se ne sta per i fatti suoi nei punti freschi della casa, le altre due interagiscono molto con le mie figlie che le coccolano, le spazzolano e ci giocano».
Con tre gatti in casa come sono le gerarchie in famiglia?
«L’unica cosa certa è che io vengo per ultimo nella piramide: vivo in un mondo di donne. Avevo trovato in Tokyo un potenziale alleato maschio, ma la sua pigrizia non mi ha aiutato. Però devo ammettere che sono anche primo perché ovviamente vengono coccolato da tutte»
È vero che fa sport con loro in giardino?
«Sì, io faccio un po’ di stretching e loro si mettono accanto a me. Così ho deciso di preparargli dei percorsi a ostacoli e li faccio giocare. Gli abbiamo fatto anche una mini-palestrina. Diciamo che fanno una bella vita, come in un resort di lusso»
In cucina è più complicato il palato dei suoi gatti o dei suoi commensali?
«Be’, devo dire che i miei gatti hanno dei gusti gastronomici particolari. Ognuno ha il suo: c’è chi mangia il secco, chi il morbido, chi non tocca il pollo e chi mangia solo salmone. Diciamo che hanno dei vizi culinari, ma ormai so perfettamente che cosa preparargli, magari gli aggiungo giusto delle verdure. Sa i gatti sono animali speciali: sono molto indipendenti e con una grande dignità da rispettare sotto tutti i punti di vista»
Sui social spesso lei si fotografa con loro dicendo "Siamo due gocce d’acqua". Si sente un po’ gatto?
«Più che altro provo dell’invidia: quando li vedo spaparanzati sotto il termosifone e io invece devo uscire alle 6,30 della mattina per andare al lavoro affrontando il freddo dell’inverno… vorrei essere loro. A parte questo mi piace la loro astuzia e soprattutto la loro indipendenza: quando vogliono le coccole vengono e fanno i ruffiani, mentre altre volte vogliono starsene per loro conto e non vogliono essere disturbati. Mi piace questa loro capacità di poter scindere i due aspetti, pur rimanendo comunque affettuosi».
Che cosa direbbe a chi abbandona gli animali?
«Quella è gente con cui è meglio non avere a che fare. Il legame con un animale è qualcosa di stupendo e loro sono esseri viventi che hanno bisogno di affetto. Chi non crede o non sente questo, allora non deve proprio prendersi un animale. Non bisogna comprarli o adottarli».