Il Messaggero, 20 agosto 2022
La nipote della regina al lavoro per 6 sterline l’ora
Lady Louise Windsor, nipote della regina Elisabetta e sedicesima nella linea di successione al trono del Regno Unito, ha passato buona parte dell’estate lavorando in un centro di giardinaggio per 6,83 sterline l’ora, circa 8 euro. Lady Louise ha 18 anni, è figlia del quartogenito di Elisabetta, principe Edward, e di Sophie, contessa di Wessex, e vive in una casa da 30 milioni di sterline a Bagshot Park, nel Surrey. Per far quadrare il bilancio familiare non ha dunque certo bisogno di stare dietro a una cassa a vendere begonie. Ma è abitudine delle famiglie dell’upper class, e anche della nobiltà dell’isola britannica, mandare i figli a fare qualche lavoretto alla fine della scuola superiore. Non è per i soldi, ma per tenerli impegnati mentre aspettano di sapere, sulla base degli esami di selezione chiamati A-levels, se saranno ammessi all’università alla quale aspirano.
L’UNIVERSITÀ
Lady Louise ce l’ha fatta: andrà a St Andrews, la stessa università dove si sono conosciuti il principe William e sua moglie Kate. Ha festeggiato la notizia con la nonna e i genitori nel castello di Balmoral, dove, dopo gli studi e il lavoro, sta trascorrendo le vacanze. Il fatto che la nipote di Elisabetta avesse accettato un impiego da meno di 7 sterline l’ora, la paga minima stabilita dalla legge per i neomaggiorenni, è stato molto celebrato dai tabloid inglesi. Ingrid Seward, direttrice della rivista Majesty, ha commentato: «Non è meraviglioso che la nipote della Regina si sia rimboccata le maniche e si sia sporcata le mani con un lavoro estivo prima di andare all’università, proprio come qualsiasi altro adolescente normale?»L’enfasi è forse dovuta al fatto che la Gran Bretagna sta passando uno dei periodi peggiori dal dopoguerra, piegata dall’inflazione, dalla crisi economica e dai mutamenti climatici che la devastano. Una royal che «si sporca le mani» lavorando come tutti gli altri ragazzi della sua età è un buon messaggio da lanciare prima che si ricominci a parlare, come in tutte le epoche di crisi, dei privilegi della monarchia.
Lady Louise segue d’altra parte una tradizione ormai consolidata: la figlia del conte Spencer, Diana, prima di sposare Carlo era una delle nobildonne più in vista del regno, eppure aveva accettato compiti da bambinaia in un asilo e nell’abitazione di una coppia americana, senza nemmeno rivelare che era una Spencer. Beatrice di York, figlia del principe Andrea e di Sarah Ferguson, è stata commessa nel grande magazzino Selfridges di Londra e stagista alla Sony. La duchessa Kate, futura regina del Regno Unito, faceva pacchi e realizzava cataloghi per l’azienda di famiglia Party Pieces, e ha poi trovato un posto part time nella sezione acquisti della catena Jigsaw. Meghan Markle, ora duchessa di Sussex, ha lavorato come cameriera a Los Angeles prima di darsi al cinema e alla fruttuosa ricerca di un buon partito.
Nell’aristocrazia europea sono molti i casi di reali impegnati in lavori comuni: Cristina di Borbone, sesta nella linea di successione al trono di Spagna, lavora in una fondazione di beneficenza dopo che suo fratello, re Filippo, le ha tolto i titoli per lo scandalo del marito, finito in prigione. Martha Louise, figlia maggiore di re Harald V di Norvegia, ha rinunciato al titolo perché preferisce occuparsi di «percorsi spirituali verso il cambiamento».
LA TRADIZIONE
La tradizione delle famiglie facoltose di mandare i figli a fare lavori umili è molto presente anche nell’industria, persino in quella italiana: Giovannino Agnelli, che avrebbe dovuto guidare l’impero Fiat, fu impiegato per qualche settimana in incognito nella catena di montaggio della Piaggio. Anche in America i figli dei ricchi e potenti fanno spesso un breve corso da persone normali: Natasha Obama è stata per un’intera estate dietro alla cassa di un ristorante di pesce nell’isola di Martha’s Vineyard, il preferito dal presidente degli Stati Uniti, suo padre. Gli Ochs Sulzberger, proprietari del New York Times, mandano da tempo gli eredi a fare pratica come cronisti del giornale, in modo che quando saranno al comando dell’impresa sappiano di che cosa si tratta.E poi c’è il caso di Marlene Engelhorn, l’ereditiera del gruppo chimico tedesco Basf che ha rinunciato a 4 miliardi dicendo che non ha fatto niente per meritarli, com’è il caso di tutti i privilegiati per nascita, compresi quelli reali. Engelhorn si batte da anni perché le fortune delle grandi famiglie siano tassate e perché nessun rampollo possa diventare ricco senza aver fatto qualcosa per meritarlo. E per meritarlo davvero non basta certo qualche sfizioso lavoretto estivo a 6,83 sterline l’ora, un lusso oggi possibile solo a chi può permetterselo.