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 2022  agosto 20 Sabato calendario

VERONICA SALVATORI, COPROPRIETARIA DEL RISTORANTE “ALFREDO” IN VIA DELLA SCROFA A ROMA, FAMOSO PER LA RICETTA DELLE SUE FETTUCCINE, È IN COMA DA 16 MESI SENZA MOLTE SPERANZE DI RIAPRIRE GLI OCCHI – NELL'APRILE 2021 SI DOVEVA OPERARE PER UNA SEMPLICE COLECISTI MA DURANTE L’ANESTESIA QUALCOSA È ANDATO STORTO E QUATTRO MEDICI SONO INDAGATI PER LESIONI COLPOSE GRAVISSIME...  -

Alle pareti del ristorante Alfredo alla Scrofa - oltre cento anni di storia e di clienti famosi provenienti dall’Italia e da ogni angolo del mondo - lei, Veronica Salvatori, la (co)proprietaria, compare in decine di foto. Sempre sorridente. Con Christopher Lambert. Con Paolo Sorrentino. Con cuochi e camerieri.

«Tutte queste immagini spiegano perché da quando è caduta in coma dopo l’intervento di un anno e mezzo fa ha creato un vuoto incolmabile. In questo locale ogni angolo parla di lei. La sua anima è ancora presente ovunque. Il suo sorriso è stato contagioso. Non tutte le persone sono uguali. Veronica è stata unica».

Da dietro la cassa al centro della sala, davanti all’ingresso del locale, Marcello Mozzetti, event manager con il volto pacioso del compagno di banco protettivo, si acciglia in fretta quando ricorda Veronica, sposata, una figlia, 40 anni da compiere il prossimo 11 settembre. Con gli ultimi sedici mesi vissuti, però, in un letto d’ospedale. Senza alcuna possibilità di riaprire gli occhi.

«Spero sempre di vederla riapparire, quando mi siedo alla cassa. L’ultima volta l’ho vista a dicembre del 2020 – ricorda Marcello, cugino dell’altro proprietario, Mario Mozzetti -. Avremmo dovuto rivederci il 2 maggio del 2021. Il destino con lei e con noi è stato crudele: è finita in coma cinque giorni prima».

Amante della vita nel ristorante rilevato nel 1943 dal nonno, Ubaldo Salvatori, all’epoca cameriere, Veronica decide di operarsi per una colecisti il 26 aprile del 2021. Un intervento programmato proprio per tornare subito al suo lavoro, iniziato vent’anni fa, interrompendo gli studi di Ingegneria «assai promettenti», come ricorda la vulcanica mamma, Ida Baggio, che rammenta come «da Alfredo ho conosciuto il papà di Veronica».

Qualcosa però è andato storto. Per capire cosa, si svolgerà un incidente probatorio - la famiglia Salvatori è rappresentata dall’avvocato Alessandro Di Giovanni - nell’ambito dell’inchiesta in cui sono indagati quattro medici della clinica Arsbiomedica: Ernesto Puce (assistito dall’avvocato Remo Pannain), Gelsomina Capua, Giulio Baio (difeso dall’avvocato Angela Leonardi), Federica Giorgi. L’accusa: lesioni colpose gravissime perché non avrebbero saputo risolvere una crisi respiratoria durante l’anestesia.

«Eravamo dentro il ristorante quando mi è stato detto che Veronica non sarebbe più tornata. Le serrande erano abbassate. Il buio nel locale è stato il buio nel mio cuore. E in quello di tutti noi», dice Marcello, indicando il personale di sala e di cucina. Per raccontare Veronica, Marcello ha un aneddoto: «L’apertura con lei la mattina è stata sempre una festa. Subito a portarci a prendere la colazione, cappuccino e cornetto pagati», dice con il sorriso che ricompare di nuovo sul volto fin qui adombrato dalla malinconia. «Con Mario (nipote di Giuseppe Mozzetti, anche lui cameriere, che partecipò all’acquisto del locale con Ubaldo) si sono battuti per recuperare l’area davanti al locale. Un vero successo. Che lei avrebbe meritato di godersi».