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 2022  agosto 20 Sabato calendario

IL DOPPIO GIOCO DI PUTIN: TENDE UNA MANO E NASCONDE L'ALTRA – AL TELEFONO CON MACRON, "MAD VLAD" SI È DETTO DISPOSTO AD ACCETTARE CHE I COMMISSARI DELLA AGENZIA INTERNAZIONALE PER L'ENERGIA ATOMICA VISITINO LA CENTRALE NUCLEARE DI ZAPORIZHZHIA, I CUI REATTORI SONO MINACCIATI DALLA BOMBE  – MA MOSCA VUOLE STACCARE I COLLEGAMENTI DELLE LINEE UCRAINE ALLA CENTRALE E CONVOGLIARE L'ELETTRICITÀ SOLO NEI TERRITORI OCCUPATI DALL'ESERCITO RUSSO... -

Lo scoppio arriva senza preavviso alle cinque della mattina in pieno centro città. Uno sconquasso, irrompe con la velocità del lampo, fa tremare pavimenti e finestre. Dopo pochi secondi, giunge il secondo, sembra vicino, forse mezzo chilometro in linea d'aria. Te ne stai a letto come tanti, attendi, senza sapere, ascolti i rumori dal piano di sopra: uno dei rari appartamenti ancora abitati, dove qualcuno si alza, controlla che corrente elettrica e acqua funzionino.

Scopriremo che i missili russi S-300 hanno centrato alcuni edifici universitari. Segnalano un paio di feriti civili (le vittime militari sono top secret): l'evacuazione di massa degli ultimi mesi previene bilanci di sangue ben peggiori. E appureremo poi che nel quartiere colpito ci sono rimesse di mezzi dei soldati ucraini e depositi militari. L'intelligence cerca adesso di capire se qualche informatore locale abbia fornito le coordinate Gps ai comandi russi.

Accadeva ieri a Kramatorsk, la capitale della resistenza ucraina nel Donbass, e sino alla città di Kharkiv. Su tutta la linea del fronte i bombardamenti russi colpiscono ogni giorno. Le città si svuotano e i quartieri diventano militarizzati. Chi resta gioca a mosca cieca con la sorte, nulla e nessuno è esente dal rischio.

Per un attimo le cronache della guerra vissuta in diretta fanno dimenticare i temi forti del momento. Ma è solo per poco. Su tutti continua a dominare comunque il pericoloso braccio di ferro tra Mosca e Kiev per il controllo della centrale atomica nella regione di Zaporizhzhia, mentre i due eserciti si accusano a vicenda di sparare sui reattori e addirittura «provocare un incidente maggiore» per denigrare l'altro.

Ieri è stato lo stesso Vladimir Putin a dire al suo omologo francese Emmanuel Macron che esiste il rischio concreto di «una catastrofe di dimensioni immense». I due presidenti si sono parlati al telefono dopo il lungo silenzio seguito ai fallimentari tentativi di Macron tra marzo e aprile per mediare il cessate il fuoco. E pare vi sia qualche spiraglio.

Putin per la prima volta si è detto disposto ad accettare che una missione di commissari della Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica visiti la centrale transitando dalle zone controllate dal governo ucraino, cosa che sino a ieri rifiutava in modo categorico, esigendo che la missione fosse interamente gestita dall'agenzia atomica russa Rosatom.

Uno sviluppo positivo che segue l'incontro trilaterale giovedì a Leopoli tra il presidente turco Erdogan, quello ucraino Zelensky e il segretario generale dell'Onu Guterres. Ma a complicare la situazione si aggiunge adesso la volontà russa di staccare i collegamenti delle linee elettriche ucraine alla centrale e convogliare l'elettricità soltanto nei territori occupati dall'esercito russo. Eventualità questa che ha raccolto la condanna unanime di Guterres (che ieri era in visita a Odessa), Erdogan e Macron. Mosca, in ogni caso, rifiuta l'appello alla demilitarizzazione della centrale lanciato da Guterres col consenso di Zelensky.

Le rigidità russe potrebbero crescere con l'incontro previsto a metà settembre tra Putin e il leader cinese Xi Jinping in Asia Centrale: la recente visita a Taiwan della speaker della Camera Usa, Nancy Pelosi, ha contributo a rafforzare l'asse Mosca-Pechino. Intanto, si allargano i blitz ucraini contro le basi russe in Crimea e attorno alla città di Belgorod, in pieno territorio russo.

Un colpo duro per Mosca: viene messo in dubbio il suo controllo sulle regioni conquistate dal 2014. Secondo gli osservatori militari della Nato, la flotta russa del Mar Nero potrebbe essere gravemente danneggiata e pare abbia perso almeno il cinquanta per cento delle sue capacità offensive. Non è neppure da escludere che gli ucraini possano cercare di colpire il lungo ponte di Kerch, che collega direttamente la Crimea alla Russia