il Giornale, 17 agosto 2022
Intervista a Emerson Fittipaldi, candidato con la Meloni
Abbiamo raggiunto Emerson Fittipaldi sul Lago di Garda, dove sta accompagnando suo figlio 15enne Emmo, che partecipa al Campionato europeo di Formula 4. Il 75enne due volte campione del mondo di F1 ci ha raccontato il perché della sua scelta di candidarsi alle prossime elezioni al Senato per il centrodestra nella circoscrizione estera sudamericana.
Come le è venuta l’idea?
«Mi ha chiamato 15 giorni fa il deputato della Lega Luis Roberto Lorenzato, di cui sono amico da 30 anni, e mi ha chiesto: “Emerson, ti piacerebbe diventare senatore?. È stato così, all’improvviso. “Ma per quale partito?” gli ho chiesto. “Fratelli d’Italia, mi ha risposto, spiegandomi che è un partito di centrodestra e, cosa molto importante, che è un partito cristiano».
Perché la fede è importante per lei?
«Perché l’ho avuta per tutta la vita. Dio mi ha sempre messo nei posti giusti al momento giusto. Oggi il mondo è lontano dal rispetto per la famiglia, per ciò che l’essere umano deve avere e per le tradizioni».
La Meloni è stata decisiva per la sua scelta?
«Sì, giovedì scorso mi ha telefonato. Sì, si nota subito che è una persona intelligentissima, con contenuti molto importanti. È stata un’infatuazione quasi immediata. So che sarà una gara difficile. Dovremo lottare molto. So che la maggior parte degli elettori della circoscrizione sono argentini, ma sono i miei “fratelli argentini"».
Lei era molto amico di Fangio
«Fin da quando avevo 5 anni seguivo la sua carriera, era il mio idolo e un pilota eccezionale. Quando veniva in Svizzera, all’epoca io vivevo a Losanna, mi invitava sempre a cena. Io chiudevo la bocca, drizzavo le orecchie e ascoltavo le sue storie. Un legame spettacolare, per questo anche penso che gli “hermanos argentini mi voteranno».
I giornali brasiliani ieri hanno titolato che lei è un candidato di estrema destra candidato del fascismo.
«Il fascismo ed il nazismo sono stati una tragedia. Questa narrativa che hanno diffuso in Brasile, che FdI è il partito del fascismo, addirittura del nazismo, dell’estrema destra, è una balla. Se si studiano gli obiettivi della coalizione dei tre partiti di centrodestra che partecipato alle elezioni, Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia, è chiaro che non c’è nulla di estremo, grazie a Dio».
Perché lo fanno?
«Non lo so. Dio ha dato il libero arbitrio a ogni essere umano e, quindi, io rispetto la scelta di ogni persona ma spero che ognuno rispetti la mia».
In questo momento è felice?
«Molto, perché penso che con la mia esperienza posso aiutare molto i giovani che, senza uno sport, sono vulnerabili all’alcol e alla droga. Lo sport invece dà gioia, disciplina, uno scopo, fiducia in se stessi e un senso di lavoro, di lavoro di squadra. Lo sport è il mio mondo e la mia bandiera per contribuire a migliorare il futuro degli oriundi che vivono in America Latina».
Sua madre era di Kiev?
«Sì, e con l’invasione russa dell’Ucraina mi sono ricordato di lei, fuggita dalla rivoluzione comunista su un carro ad Amburgo perché se no la avrebbero uccisa quando aveva 7 anni con mio nonno, mia nonna, tre fratelli minori, quattro figli. È stato un massacro generale. Sappiamo cos’è stata la rivoluzione comunista».
Lei è tornato a Trecchina, il paese della Basilicata da cui proveniva la sua famiglia?
«Sì, e mi sono commosso. Bisogna sentirlo il ritorno alle radici e l’Italia è la nostra radice».