La Stampa, 17 agosto 2022
L’estate violenta dei trapper
Rapine, risse, razzismo, faide tra crew rivali, sequestri di persona. Anche un tentato omicidio in Costa Smeralda. Non manca nulla in questa calda estate dei trapper violenti. Che riprendono con le fotocamere dei cellulari le loro azioni per promuoverle sui social, proprio come fanno con i dischi, «senza percepirne il disvalore, totalmente astratti dalla realtà in una continua sfida ad alzare sempre la posta in gioco», per usare le parole del giudice milanese Guido Salvini in un provvedimento con nove arresti di fine luglio.
Hanno filmato tutto anche il trapper 25enne Jordan Tinti, in arte Jordan Jeffrey Baby, di Bernareggio, a quattordici chilometri da Monza, e il 27enne romano Traffik, al secolo Gianmarco Fagà, quando alle 16,28 di mercoledì scorso hanno aggredito e rapinato alla stazione ferroviaria di Carnate, in Brianza, Francis, un operaio nigeriano di 41 anni che tornava a casa dal lavoro.
«Sono sceso dal treno e con la mia bicicletta ho preso il sottopasso. In quel momento ho visto due ragazzi senza maglia venirmi incontro. Hanno iniziato a urlarmi “Parla con me”. Hanno tirato fuori dai pantaloni un coltello e mi hanno minacciato di morte perché ho la pelle nera: “Vogliamo ammazzarti perché sei nero"». È la denuncia di Francis ai carabinieri di Vimercate. «Mentre urlavano brandivano i coltelli come fossero pugnali. Mi sono spaventato, ho lasciato la mia bicicletta e lo zaino che era nel cestino del manubrio e sono scappato». Quando il 41enne si è accorto che non lo seguivano più è tornato indietro a prendere la bicicletta. Ma era tardi. Quel che è successo è nel video che Traffik ha pubblicato su Youtube. È stato lui a lanciare bici e zaino sui binari davanti agli occhi dell’operaio che lo implorava di fermarsi. Jordan lo filmava. Poi entrambi si sono avventati sulle ruote per tagliarle. Quando hanno finito, la vittima è riuscita a scattare loro qualche foto, mentre prendevano un treno per Milano diretti al Carrefour della stazione Garibaldi, dove sono stati sorpresi a rubare. E quelle foto sono servite ai carabinieri che li hanno fermati il giorno dopo, alle 11,45 nel centro di Bernareggio: in tasca avevano ancora i coltelli della rapina. Traffik anche una sfilza di ricette mediche falsificate.
Durante l’interrogatorio i due trapper, difesi tra gli altri dall’avvocato Biagio Ruffo, hanno respinto le accuse, accampando una serie di giustificazioni ritenute poco credibili dal giudice che li ha mandati in carcere. Sono accusati di rapina aggravata dall’odio razziale e porto d’armi: «Hanno agito con modalità eclatanti, con il compiacimento delle loro gesta violente, con evidenti fini intimidatori e moventi razziali», si legge nell’ordinanza che mette in fila i loro precedenti guai con la giustizia. Una condanna a tre anni per Traffik, accusato di aver maltrattato e picchiato la ex, e una serie di processi in corso per Jordan, per reati che spaziano dai danneggiamenti al revenge porn: «Più capi d’accusa che compagni in squadra», canta nelle sue canzoni. Ha anche ottenuto qualche minuto di “gloria” in tv, quando per promuovere l’uscita del singolo Jumpman è saltato sui tetti di due auto dei carabinieri a Napoli.
Proprio ieri la stessa sorte è toccata a un altro trapper romano: il 26enne Elia Di Genova, in arte Elia 17 Baby, è stato fermato per tentato omicidio dai carabinieri di Olbia mentre si rifugiava in un hotel di Porto Cervo. Nel corso di una rissa esplosa la notte di Ferragosto sulla spiaggia di Marinella, avrebbe accoltellato alla schiena un trentacinquenne che ora rischia la paralisi.