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 2022  agosto 17 Mercoledì calendario

Federica Pellegrini parla del suo matrimonio

Avvolta dal calore del pubblico del Foro Italico, con in acqua la Nazionale più forte di sempre, guardando i suoi 200 stile vinti dall’olandese Steenbergen con un tempo che lei otto mesi fa avrebbe nuotato in scioltezza, è stata toccata dalla magia e punta dalla nostalgia, ma poi Federica Pellegrini si è fatta una domanda: «Avresti voglia di ritornare alla vita di prima, a quegli allenamenti? Mi sono risposta di no. Ho capito che l’elaborazione del lutto del ritiro era finita. Ho chiuso il cerchio». 
La nuova vita è cominciata, l’ha raggiunta prima che Fede ci pensasse troppo, altre routine («sveglia alle 6.30 per portare fuori i cani») si sono sostituite a quella di vasche, gare, allenamenti, il matrimonio con Matteo Giunta, l’allenatore che l’ha accompagnata negli ultimi anni di carriera, si avvicina (27 agosto, data mai confermata, Venezia, scartata l’idea di sposarsi sulla spiaggia). «Agitata? Sono abituata a ben altre pressioni». 
Federica, pensieri ed emozioni da madrina degli Europei di Roma? 
«Mi sono emozionata, lo sapevo: questa piscina ha qualcosa di magico. La voglia di buttarsi ci sarà sempre, anche tra dieci anni quando verrò coi miei figli. Qui ho fatto qualcosina…». 
Un record del mondo che resiste, per esempio. 
«Credo cadrà la prossima stagione, sono contenta che abbia compiuto 13 anni perché è un numero che ha un valore simbolico per me. Adesso facciano ciò che vogliono». 
Com’è stato ritrovare la squadra? 
«L’altra sera ho portato un chilo di gelato, mi avevano pregato “non possiamo uscire, daiii…”. Ho fatto due chiacchiere con i veterani, c’è un legame ancora forte». 
Si è commossa al bronzo nei 200 rana di Luca Pizzini, allenato dal suo futuro marito Matteo Giunta. 
«Sì, Luca ha 33 anni, ci siamo allenati tanto assieme, voleva tornare a casa con una medaglia dalla moglie che aspetta un bambino. Cinque mesi fa, quando ho smesso, era lui che piangeva! Ero contenta anche per Matteo, sa com’è: si dice che io avrei potuto anche allenarmi da sola, ma non è vero, è bello ottenga altri riconoscimenti». 
C’è qualcosa di sé che ha scoperto nella nuova vita? 
«Quando smetti di fare la vita che hai fatto per vent’anni ti senti un po’ spaesata, alla mattina ti chiedi “e adesso? Come riempio la giornata?”. Poi è venuto tutto naturalmente, l’agenda si è riempita da sola. Pensavo di fare più fatica ad adattarmi, ho letto di persone che rischiano la depressione. Per adesso mi ritengo molto fortunata, forse perché la mia ultima gara è arrivata quando sentivo che il mio corpo non ce la faceva più. Quindi perché devo ricominciare a violentarmi? Si dice sempre che l’età non è importante ma non è così. Sarei diventata una macchietta di me stessa: il mio orgoglio mi ha aiutato ad evitarlo». 
Ha lasciato un’Italia fortissima, una squadra di giovani, diversi da voi. 
«Sicuramente più uniti, noi eravamo di meno ed era più facile si creassero rivalità, tutti volevamo essere la prima donna. Loro sono riusciti a entrare in un meccanismo molto americano, dove il mio risultato porta al miglioramento del risultato di un altro. Mi sarebbe piaciuto essere parte di una squadra così». 
Li trova anche più smaliziati di voi alla loro età? 
«Sono la generazione dei social, io mi ricordo quando ci scrivevamo le lettere tra compagni. Sono più preparati anche ad affrontare il plotone d’esecuzione post gara dei media». 
È stato un plotone di esecuzione per lei? 
«Beh, dai, certe volte sì». 
Nell’articolo scritto per il Corriere ha parlato di un progetto di Academy a cui sta lavorando. 
«Io e Matteo lo stiamo definendo, spero possa partire dal prossimo anno, organizzeremo dei camp, in Sardegna per gioco ho fatto da maestra di nuoto a dei bambini». 
Secondo lei che mamma sarà? 
«Difficile dirlo. Coi cani sono molto brava e mi hanno detto che è un buon test. Anche se devo dire che con quattro cani un pochino la voglia di maternità si è attenuata (ride). Stiamo cercando una casa più grande, con un giardino, se riuscissimo a trovare la soluzione giusta su Verona si accelererebbe anche tutto il resto». 
Gli animali sono diventati una parte importante della sua vita. 
«Direi che Vanessa, il primo bulldog francese, me l’ha cambiata la vita. Entri nel mondo dell’amore folle per gli animali. Gli impegni miei e di Matteo sono programmati in base a loro. Qui sono in una mezza vacanza: dormire fino alle nove per me è utopia, alle 6.30 sono già fuori con loro. Mi aiuta a tenere una certa disciplina». 
Vi sposate in chiesa: una scelta meditata? 
«Io sono credente, Matteo anche. All’inizio avevamo pensato di sposarci in spiaggia: le famiglie storcevano il naso, ma insomma è il nostro matrimonio. Però era complicato, così abbiamo scelto Venezia e non poteva che essere in chiesa. Al momento non sono molto agitata: è più facile prepararsi per le nozze che per una gara, sono abituata ad altre pressioni. Anche se un matrimonio a Venezia è un bello sbattimento! Città complicata e, soprattutto, dispendiosa!». 
Viaggio di nozze? 
«In America, nei nostri luoghi del cuore. Eravamo abituati a fare un collegiale tutti gli anni. Il giro del mondo per ora lo rimandiamo». 
Il giorno della cerimonia si immagina tante lacrime? 
«Spero che non piangerà nessuno perché se inizia uno poi seguono tutti gli altri!». 
Nel docu-film Underwater dice che l’amore per lei è sempre stato più importante dell’amicizia. 
«Non ho mai avuto un rapporto di amicizia più forte dell’amore che in quel momento provavo per un uomo. Invidio quelli che hanno degli amici da sempre, che si sentono tutti i giorni, Matteo ce l’ha un amico così. Adesso ci sono delle ragazze con cui sta crescendo un buon rapporto ma non dico chi sono perché non voglio portare sfiga…». 
Un pregio di Matteo. 
«È una persona molto sensibile e molto integra: sì, direi un mix di queste due cose». 
Lei è membro Cio in rappresentanza degli atleti, ha capito in che ambiti vuole concentrarsi? 
«La cosa che mi piace di più è lavorare sulla parità di genere, sia per gli atleti sia per chi lavora nello sport. E mi attira occuparmi di professionismo sportivo: le Federazioni più ricche ci devono pensare seriamente». 
L’incontro che le resterà nel cuore? 
«Quello con i due Papi, Ratzinger nel 2009 e Francesco nel 2017, mi ha fatto sentire la potenza di quelle figure. Quando è entrata nella stanza con Ratzinger, mia mamma si è messa a piangere perché avvertiva appunto la potenza di quel luogo». 
L’esperienza in tv ha tirato fuori un altro lato di lei: chi è stato il suo maestro, diciamo il Castagnetti (lo storico allenatore dei primi successi, ndr) dello spettacolo? 
«Sono rimasta affascinata da Claudio Bisio: si vede che ha studiato tanto per fare quello che fa, ma anche che ce l’ha dentro: canta, suona, intrattiene… Mi sono appoggiata tanto a lui, soprattutto il primo anno». 
Dopo vent’anni se dovesse riassumere cosa le ha insegnato lo sport cosa direbbe? 
«Lo sport ti arricchisce sempre, non c’è un’altra scuola di vita così importante. Ti sbatte in faccia la meritocrazia, il valore del fair play, il fatto che per un centesimo si perde o si vince, e non ci sono scuse».