Corriere della Sera, 17 agosto 2022
Le scuse di Hollywood a Piccola Piuma
Le critiche arrivano, fortissime, quando Piccola Piuma, 26 anni, dice: «Sono qui perché me lo ha chiesto Marlon Brando che rifiuta l’Oscar come migliore attore: lui non può accettare il modo in cui il cinema rappresenta i nativi americani». A quel punto, fischi terribili, «buuu» trascinati, urlati da signore e signori vestiti di tutto punto, seduti nella platea del Dorothy Chandler Pavilion, investono di disapprovazione la giovane attrice, modella e attivista nativa americana che, in piedi sul palco più famoso d’America, abbassa lo sguardo e finisce il suo discorso di soli 60 secondi davanti a un pubblico tutt’altro che amico.
Quarantanove anni dopo quella notte, l’ex presidente dell’Academy, David Rubin, le ha scritto una lettera di scuse per gli abusi «ingiustificati e ingiustificabili» subiti, ed è stato annunciato che a settembre le verrà dedicata una programmazione speciale in suo sostegno.
«Il carico emotivo che hai vissuto e il costo che hai pagato per la tua carriera sono irreparabili. Per troppo tempo il coraggio che hai mostrato non è stato riconosciuto. Per questo, ti offriamo sia le nostre più profonde scuse che la nostra sincera ammirazione», ha scritto Rubin.
«Meglio tardi che mai, noi nativi siamo gente molto paziente», ha commentato Piccola Piuma che oggi ha 75 anni e che dopo quel discorso, in effetti, oltre a ricevere minacce di morte, è stata tagliata fuori dall’industria cinematografica americana, storia che è riuscita a raccontare solo nel 2021 nel documentario «Sacheen rompe il silenzio».
Era il 1973, la 45° edizione degli Oscar. Brando vinceva la sua statuetta per l’intepretazione di Don Vito Corleone nel Padrino di Francis Ford Coppola, girato nel 1972. Chiese a Piccola Piuma di solcare il palco più famoso d’America perché indignato per come Hollywood rappresentava nei film western i nativi americani e per attirare l’attenzione sulla situazione di stallo tra gli attivisti dell’American Indian Movement (AIM) e il governo degli Stati Uniti a Wounded Knee, nella riserva indiana di Pine Ridge, nel South Dakota, dove circa duecento membri della sottotribù Oglala Lakota avevano occupato la città in protesta contro il presidente degli Oglala Lakota, Richard Wilson, e il mancato rispetto dei trattati con i nativi americani da parte delle autorità americane.
Era la prima volta che si faceva un discorso politico agli Academy Awards. Era anche la prima volta che si ospitava una nativa americana che, con fierezza, pronunciava parole potentissime, come: «Salve, io sono Sacheen Piccola Piuma, sono un’Apache e sono la presidentessa del National Native American Affirmative Image Committee».
A guardare adesso quel video, sembra impossibile che un’attrice, una donna, potesse subire un’umiliazione così feroce davanti a milioni di persone, oltretutto, per la prima volta in diretta mondiale.
Si racconta che durante il discorso, l’attore iper conservatore e star del genere western, John Wayne, seduto tra gli ospiti, sia stato fermato con la forza da sei uomini della sicurezza mentre provava a raggiungere Piccola Piuma e tirarla giù dal palco.
In un’intervista, la donna ha dichiarato: «Sapevo di dover pagare il prezzo per quello che ho raccontato in modo che altri potessero fare altrettanto. Sapevo di essere stata la prima a fare una dichiarazione politica agli Academy. La prima nativa, donna, indiana d’America. Dicevo la verità su come stavano le cose. Non la seconda, non la terza, non la quarta, ma la prima, e questo sarà sempre storicamente vero».
Tra quel pubblico, non c’era nessuno che le assomigliasse, ricorda Piccola Piuma: «Guardavo in platea, ed erano tutti bianchi».