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 2022  agosto 17 Mercoledì calendario

Gas, prezzi decuplicati rispetto a un anno fa

Oltre dieci volte rispetto a un anno fa: è il prezzo che ha raggiunto ieri il gas sul mercato europeo di riferimento. I contratti derivati scambiati ad Amsterdam hanno registrato un picco di 251 euro al megawattora per poi chiudere a 223 euro al megawattora: a fine agosto 2021 il prezzo oscillava intorno ai 27 euro circa. L’energia elettrica invece ha superato la soglia dei 540 euro al megawattora sulla piazza di Lipsia, dove ha sede la Borsa europea dell’energia, e in Italia il prezzo medio nazionale ha sfiorato i 538 euro. 
In questo scenario di forte volatilità, la Germania sta valutando di tenere aperte le tre centrali nucleari che avrebbero dovuto chiudere a dicembre, come previsto quando al governo c’era ancora Angela Merkel. «Stiamo esaminando molto attentamente se abbia senso prolungare il funzionamento delle tre centrali nucleari che sono ancora attive – ha dichiarato il cancelliere Olaf Scholz – perché potremmo usare la loro capacità quest’inverno». 
Secondo il Wall Street Journal, la decisione deve ancora essere approvata formalmente dal governo e probabilmente avrà bisogno di un voto favorevole in Parlamento. A testimoniare i timori di Berlino riguardo alla sicurezza energetica è la dichiarazione fatta ieri da Scholz in una conferenza stampa a Stoccolma: «Gli Stati membri dell’Unione Europea dovrebbero dimostrare solidarietà se ci fossero carenze di approvvigionamento». E sempre la Germania, per garantire la tenuta del sistema degli approvvigionamenti, ha deciso di imporre dall’autunno la «Gasumlage», un supplemento in bolletta. L’aumento sarà di 2,4 centesimi di euro per kilowattora e permetterà alle aziende di scaricare sui consumatori gli alti costi d’acquisto del gas. Per il ministro di Economia e Clima, Robert Habeck, la misura è «la più equa possibile» ed è una «medicina amara», ma necessaria per non far fallire le aziende energetiche tedesche. Presto – ha poi annunciato Scholz – arriverà un terzo pacchetto di aiuti per i cittadini e le imprese. 
Ma perché i prezzi dell’energia continuano a salire? «A pesare – spiega Simona Benedettini, economista dell’energia – sono fenomeni contingenti come la siccità che si è tradotta in un calo della produzione nucleare in Francia e idroelettrica in Italia. Ma ad avere il peso maggiore è la volatilità dei prezzi all’ingrosso del gas dovuta essenzialmente al timore di un’improvvisa interruzione delle forniture di gas russo». E ieri a spingere le quotazioni del gas sono stati anche gli avvertimenti di Gazprom. Il colosso russo ha annunciato che i prezzi europei del metano potrebbero salire ancora del 60%, superando i 4.000 dollari per 1.000 metri cubi quest’inverno. L’azienda ha ridotto le forniture verso la Germania ad appena il 20% della capacità del gasdotto Nord Stream 1 per «problemi di manutenzione». Ma secondo Berlino si tratta di una scusa. 
Ma non sono solo le tensioni tra l’Ue e la Russia per la guerra in Ucraina a far salire i prezzi dell’energia. A inasprire la crisi sta contribuendo anche la siccità, con i fiumi in secca e la navigazione a rischio. È il caso del Reno, in Germania, dove le barche che trasportano carbone viaggiano al 60% della portata, facendo lievitare il prezzo del combustibile e inducendo le utility a usare in sostituzione proprio il gas. La carenza d’acqua pregiudica, poi, la capacità idroelettrica. In Italia la produzione delle circa 4.500 centrali esistenti, secondo dati Terna, è crollata del 40% nella prima metà del 2022. 
L’emergenza idrica ha colpito anche l’industria nucleare francese. Fino a poco tempo fa Parigi aveva potuto affrontare senza particolari problemi i tagli delle forniture dalla Russia proprio grazie al nucleare, da cui ricava la maggior parte dell’energia elettrica di cui ha bisogno. Con il caldo, però, le acque dei fiumi hanno raggiunto temperature così elevate da impedirne l’uso per raffreddare i reattori. L’attività delle centrali è stata ridotta drasticamente. Al punto che il governo di Parigi ha dovuto decidere una deroga d’emergenza per poter mantenere in funzione cinque reattori. All’emergenza idrica si è aggiunto la manutenzione su una ventina di reattori dei 58 esistenti e questo fa sì che il nucleare francese stia generando molto al di sotto delle proprie capacità. Il crollo della produzione di elettricità sta mettendo sotto pressione diversi mercati elettrici europei, favorendo l’aumento dei prezzi. La Francia, infatti, è costretta a rivolgersi ai Paesi vicini per soddisfare la domanda interna. Paesi che prima facevano affidamento proprio sul surplus francese.