Chiara Valerio per “La Repubblica”, 15 agosto 2022
“IN EDITORIA LE INTENZIONI PIÙ NOBILI SONO SEMPRE MESCOLATE AGLI INTERESSI PIÙ BASSI” - GIAN ARTURO FERRARI, DIRETTORE EDITORIALE DI MONDADORI NEL 1989, RICORDA L’USCITA DEI “VERSI SATANICI” DI SALMAN RUSHDIE IN ITALIA: “DOPO LA FATWA DI KHOMEYNI, PENGUIN RITIRA IL LIBRO IN GRAN BRETAGNA E CANCELLA LA PUBBLICAZIONE NEGLI STATI UNITI. NON C'ERA DUBBIO CHE LE VENDITE CON UN SIMILE FRASTUONO SAREBBERO STATE GRANDIOSE. IO FINII SOTTO SCORTA. LA CONSEGUENZA PIÙ DRAMMATICA FU L’ACCOLTELLAMENTO DI…” -
Quando nel 1989, escono i Versi Satanici di Salman Rushdie, nella traduzione di Ettore Capriolo, il direttore editoriale di Mondadori è Gian Arturo Ferrari. Lo chiamo. Stiamo lavorando al suo prossimo libro che uscirà in novembre per Marsilio, si intitola Storia confidenziale dell'editoria italiana , e in quelle pagine, tra tante altre cose - preziose e misere, come misera e preziosa è l'editoria, frivola e capace di produrre permanenza - Ferrari racconta della vicenda di Rushdie e l'origine di quella fatwa che ha rischiato di compiersi lo scorso 12 agosto.
I Versi Satanici è il primo libro che Rushdie pubblica con Mondadori «Sì, i precedenti due erano usciti per Garzanti».
Perché ha cambiato editore? «Per i soldi, naturalmente, del tutto sproporzionati al libro».
Molti? «Sì. Ci viene in soccorso, quanto mai inaspettato, l'ayatollah Khomeyni che giudica il libro blasfemo e invita a reagire».
Una condanna a morte? «No, una esortazione a uccidere Rushdie e tutti coloro che hanno contribuito alla pubblicazione. Infatti, quando i Satanic Verses vengono pubblicati in Gran Bretagna da Penguin nell'autunno '88, si verificano agitate manifestazioni pubbliche e assalti alle librerie. Il libro viene bruciato tra grida di giubilo, che non è mai un bel vedere».
E gli editori? «Il coraggio fisico non rientra tra le virtù richieste a chi lavora in editoria».
Quindi? «Peter Meyer, capo di Penguin, ritira il libro in Gran Bretagna e cancella la pubblicazione negli Stati Uniti. Lo stesso fa Naven Dumont di Kiepenheuer in Germania».
La Germania è il paese in cui la presenza islamica è forte. «Sì, e la situazione italiana da questo punto di vista è più semplice, ma per un altro più complessa. Non siamo un paese a forte immigrazione islamica ma abbiamo già stampato il romanzo. Rushdie e il suo agente Wylie lo sanno».
Come fa Rushdie a saperlo? «Io e Giancarlo Bonacina, l'editor che aveva acquisito il libro, siamo andati a Londra per mostrargli la prima copia, durante un pranzo».
Era soddisfatto? «Molto».
Quindi? «In editoria non c'è niente di puro, le intenzioni più nobili sono sempre mescolate agli interessi più bassi. Nel nostro caso non c'era dubbio che le vendite con un simile frastuono comunicativo sarebbero state grandiose».
La libertà di stampa non c'entra? «La difesa della libertà di stampa non è una foglia di fico o uno svolazzo retorico. Chi lavora in editoria lo sa. Se si cede, se ci si fa imporre che cosa pubblicare e che cosa no, tutto si immiserisce, l'editoria perde senso ed è meglio cambiar mestiere».
Come va il libro? «Esaurito il primo giorno».
Conseguenze della pubblicazione? «La più drammatica è l'aggressione a Ettore Capriolo. Due anni dopo la pubblicazione. Una mattina di luglio, un tale che gli vorrebbe far tradurre un libro per conto dell'ambasciata iraniana, suona al citofono, Capriolo apre. L'uomo estrae un coltello e lo colpisce. Per fortuna senza ucciderlo, come era successo al traduttore giapponese».
E lei? «Mi danno una scorta».
Conseguenze meno sanguinarie? «Calvino passa alla Mondadori».
In che senso? «Durante un pranzo Carlo Fruttero, grande amico di Calvino, mi informa che la situazione dei diritti di Calvino si sta muovendo. Nel 1984, Calvino aveva lasciato l'Einaudi, la sua casa editrice - da autore e funzionario - per quasi quarant' anni. Era andato da Garzanti, e Garzanti, dopo la morte nel 1985, aveva pubblicato Sotto il sole giaguaro e le Lezioni americane. Con grande e duraturo successo».
Da come racconta, sembra però che il matrimonio tra l'opera di Calvino e Garzanti sia felice. «Sì, ma Chichita, la vedova, vuole una casa editrice che dimostri di difendere i principi di libertà in cui crede e da cui non intende derogare. La vicenda Rushdie l'ha colpita ed è rimasta impressionata dal comportamento di Wylie, che già conosceva come agente e difensore di figure quali Sontag e Roth... Non c'è bisogno di chiedersi chi sia in Italia l'editore prediletto di Wylie. L'affaire Rushdie ha fruttato a Mondadori un bel salto nella sua reputazione internazionale»