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 2022  agosto 14 Domenica calendario

Penelope Cruz, Ferrari e tortellini

«Ho voglia di tortellini». Frase consueta in questa osteria per famiglie del centro di Modena, ma a dirla è Penelope Cruz, in città per il film su Ferrari, in una pausa delle riprese. Quando una grande produzione hollywoodiana si accampa nella provincia padana dove nacque Enzo Ferrari per realizzarvi un biopic d’epoca – il film è ambientato nella seconda metà degli Anni 50 -, il rischio è che ne salti fuori il quadretto oleografico visto quasi ogni volta che un regista americano abbia girato una storia di italiani in Italia. In attesa di capire cosa avrà ricavato Michael Mann da Adam Driver-Enzo Ferrari e Penelope Cruz-sua moglie, entrambi schivi e con famiglia al seguito a spasso per Modena, a due settimane dall’inizio delle riprese abbiamo registrato clima, sensazioni e qualche malumore che ha agitato il set fin qui. Sì, perché i ritmi americani, 12 ore lavorative al giorno contro le 10 in vigore da noi, hanno esasperato la parte italiana della troupe dando vita pure a qualche protesta, finché la produzione ha rafforzato la truppa assoldando nuovo personale.
Nulla che potesse però inquietare gli attori. Apparentemente le tensioni non contagiano il set, dove il regista Michael Mann si aggira attorniato da collaboratori pronti a eseguire ogni suo ordine e a prendere nota con apposito registratore delle sue frasi. Oltre che a recuperare qua e là i suoi appunti e il thermos del caffè puntualmente aperto. L’imponente Adam Driver con la sua faccia da indiano, niente di più lontano dal profilo e dalla statura del vero Ferrari, ha l’aria di chi non vuole avere a che fare con anima viva: non guarda né ha contatti con esseri umani che non siano colleghi o regista, di selfie neanche a parlarne, insomma, è esattamente l’orso che sembra.
Poca o zero confidenza anche dalla Cruz, la professionalità di marca americana all’interno di un film dal budget miliardario non prevede familiarità di sorta e l’attrice si muove sul set senza ascoltare altri che il regista, concentrata sulla sua parte. Azzerato ogni contatto con gli indigeni, non un autografo, non una foto coi fan. Prima del ciak si prendono le misure e si provano luci e fotografia dopo che l’ampio piazzale con fontana di Largo Garibaldi è stato riportato indietro nel tempo, a 70 anni fa, con cartelli pubblicitari e automobili del periodo, e finalmente si accendono le cineprese: tredici ciak per una sola scena, Driver-Ferrari che scende da un’auto.
Lui e la Cruz sono arrivati a Modena con le famiglie rispettive e così, mentre Penelope suda sotto i riflettori, il marito Javier Bardem se ne va a spasso in incognito coi due figli, su auto anonima e senza body-guard. Dormono in località sconosciuta nella Bassa modenese, mentre i Driver hanno scelto per la loro privacy la collina di Castelvetro. Nel tempo libero, gli attori hanno fatto incetta di prodotti tipici Doc, soprattutto aceto balsamico e Parmigiano-reggiano. Per il vino hanno snobbato il Lambrusco locale per buttarsi su vitigni pregiati di altre zone. Se i protagonisti con famiglia al seguito sono rimasti fra pochi intimi, senza cercare locali famosi come quello dello chef Bottura, Shailene Woodley (l’amante di Ferrari nel film) e persona peraltro molto alla mano, si è lamentata della dimensione provinciale: «Modena è una città molto noiosa, qui non c’è niente da fare…». Il regista e la coppia Cruz-Bardem in compenso sono stati avvistati in un paio di osterie del centro.
Tornando alla lavorazione di un film dove a un primo sguardo sono poco visibili Cavallino e marchio Ferrari, a dare un’idea della meticolosità degli americani basterebbe il «dialect coach» che raddrizza l’accento yankee degli interpreti per italianizzarlo in modo da renderlo plausibile per il pubblico di casa. Operazione di segno opposto viene compiuta con gli attori italiani scritturati per il film sul «Drake». Fuori dal set, la città svuotata dalle ferie d’agosto cerca segnali del passaggio delle star. Girano leggende, come quella che le Mazda usate in scena saranno trasformate in macchine da corsa con la computer grafica. Non è neanche del tutto vero che le tredici settimane di riprese siano state fissate nel cuore dell’estate per trovare una città deserta: a dettare i tempi in realtà sono gli impegni di stelle internazionali come la coppia protagonista. Intanto fra il personale, e questo è sicuro, c’è chi aspetta rimborsi spese da giugno. La Settima Arte, quando vai a guardarla dietro le quinte, è meno scintillante di quanto sembri.