Corriere della Sera, 14 agosto 2022
Hadi Matar ha agito da solo o è stato attivato?
L’indagine sull’assalitore di Salman Rushdie si divide su molti sentieri. Non può essere diversamente: serve tempo per raccogliere i tasselli.
Nato in California 24 anni fa, trasferitosi a Fairview, in New Jersey, Hadi Matar ha origini libanesi. La famiglia viene da Yaroun, villaggio vicino al confine con Israele, una comunità divisa tra musulmani sciiti e cristiani, un’area che ha sofferto per le molte guerre. Infatti tanti abitanti sono emigrati per tornare solo durante le vacanze. Hadi – afferma il sindaco – non vi avrebbe mai messo piede e non avrebbe alcun parente. Un ex compagno di scuola americano lo ricorda molto religioso, osservante, infatti in qualche occasione si sarebbe infuriato per commenti non appropriati. Per il resto un percorso anonimo e la passione per la boxe. Il setaccio dell’Fbi, però, è solo all’inizio.
I suoi profili social «parlano», rivelano l’appoggio alle figure della Repubblica islamica, ai pasdaran, al generale Qassem Soleimani, ucciso da un drone americano a Bagdad nel 2020. E l’attenzione di Matar per queste icone è ricambiata dal sostegno dei media conservatori iraniani. «Congratulazioni a quest’uomo coraggioso e consapevole del dovere che ha attaccato l’apostata e vizioso Salman Rushdie – scrive il giornale Kayhan —. Baciamo la mano di colui che con un coltello ha lacerato il collo del nemico di Dio».
Silenzio Hezbollah
Il nome finto «cita»
un martire dei miliziani
Che dicono: «Nulla
da commentare»
«Il collo del diavolo» è stato «colpito da un rasoio», aggiunge un altro quotidiano mentre su Twitter uno dei negoziatori nucleari, Mohammad Marandi, definisce lo scrittore «una pedina dell’impero che si atteggia a romanziere postcoloniale». Non sono assunzioni di responsabilità dirette, tuttavia l’approvazione è totale per chi ha reso realtà la fatwa dell’imam Khomeini. Il mantello degli ayatollah si stende come una bandiera sull’aggressore. Chiusi a riccio gli Hezbollah libanesi, trinceratisi dietro un «non abbiamo nulla da commentare e non abbiamo informazioni». Linea preventiva in risposta a chi ipotizza un legame con la fazione basandosi su precedenti episodi e su un dettaglio emerso venerdì sera. Hadi, giunto in autobus sul luogo dell’attentato un giorno prima, aveva una falsa patente americana intestata a Hassan Mughniyah, lo stesso cognome di Imad, il capo militare dell’Hezbollah che fu liquidato da un bomba piazzata dal Mossad nel 2008 a Damasco. Semplice coincidenza? Dedica a un simbolo? E perché girava con una patente taroccata?
Il documento riporta ad un altro attentato, quello nel luglio del 2012 a Burgas, in Bulgaria, contro un bus di turisti israeliani. Due dei terroristi avevano patenti statunitensi falsificate in modo approssimativo. Particolari che rientrano nel modus operandi dell’Hezbollah e dell’intelligence khomeinista: usano, quando è possibile, cittadini occidentali oppure forniscono «carte» che facciano da schermo. A volte sono ben confezionate, prova di professionalità, in altre occasioni meno. Almeno 8 gli episodi dove si sono appoggiati a complici con la doppia nazionalità, un segnale di una tattica considerata affidabile. Alcuni erano degli agenti in sonno, già presenti in Occidente, pronti ad obbedire a un ordine. C’era chi era stato «allevato», preparato con soggiorni in Libano, e chi invece agganciato via web dal reclutatore.
Gli investigatori vogliono capire se Matar ha agito di sua iniziativa o se, invece, sia stato attivato da qualcuno. Magari è un mix delle due componenti: considera lo scrittore un nemico, vuole colpirlo e chiede consiglio. Per questo studiano la vita digitale, analizzano il telefonino, ricostruiscono suoi eventuali viaggi all’estero, non necessariamente in zone a rischio. Una visita turistica in un Paese «terzo» può essere l’occasione di un meeting con il referente. Restiamo solo nelle supposizioni, in quanto al momento non sarebbero emersi rapporti operativi con gruppi di militanti, con l’Iran, con i Guardiani della rivoluzione. Gli agenti sono davanti a un quadro fluido, devono considerare ogni ipotesi. Lo scenario A: niente link, l’attentatore condivide la visione dei mullah. Lo scenario B: ci sono, però sono stati mascherati.