la Repubblica, 14 agosto 2022
Elogio di "Quark"
Quark era il titolo perfetto. Immediato, riconoscibile, nonché fumettistico. Era un titolo jazz in qualche modo e riassumeva l’intero metodo Piero Angela. Era il 1981, da lì vennero una incredibile quantità di derivati, Quark-qualcos a su temi specifici e, quando il gioco si fece duro, arrivò Superquark : anno 1995, versione extralarge da due ore per far fronte alla concorrenza degli altri canali che la tiravano in lungo per tutta la sera.
Piero, il Patriarca, aveva sviluppato nei lunghi anni di militanza Rai in ruoli primari, la guerra, lo Spazio, la conduzione di tg da venti milioni di spettatori, l’abitudine a conciliare, seppur con rigore, quello che era bello e necessario fare con le esigenze del mezzo, quella televisione che prendeva una centralità senza confronto alcuno. O meglio, un confronto c’era ed era quello che Piero Angela predicava sornione in pensieri e interviste: il confronto era la scuola, che aveva limiti e potenzialità assoluti, la divulgazione in tv doveva essere la scuola portata davvero al popolo con altri mezzi, accattivanti purché, appunto, rigorosi. Ci furono anni nei quali le modulazioni diQuark davano vita a gioielli popolari di divulgazione: lunghi speciali, negli anni Ottanta, sul clima (ebbene sì), iViaggi nel corpo umano per spettatori a milioni e che lo erano davvero, scuola di gran classe: e in mezzo lui, a trasmettere autorevolezza a prescindere. È facile farne il santino, oggi,con frasi fatte e concetti idem: diamolo per scritto e letto, decidiamo che l’Angela più interessante da studiare e ricordare è quello di quando il gioco si fece duro davvero. Quando la tv del nuovo millennio era davvero approdata a una dimensione altra: per cui arrivava ilprogramma scientifico in prima serata e tutti, dandosi di gomito, pensavano che sì, il Novecento era stato una gran cosa, ma insomma su, siamo oltre. Ma grazie anche alla sponda della seconda stella in famiglia, il figlio Alberto, il Patriarca decise di tenere la rotta, aggiustando le coordinate, mandando comunque avanti la nave prestigiosa che tutti, a quel punto, riassumevano nel concetto di divulgazione televisiva. Anche qui improvvisando di pensiero jazzato, concedendo il giusto alla spettacolarizzazione dei temi, tuffandosi nella computer-grafica, giocando a specchio con i maestri inglesi, i documentaristi Bbc e la loro lezione imperitura. Con metodi da tv solida, solidissima, quella che forniva il giusto e doveroso e ogni volta immetteva un elemento di novità, la chicca che può incuriosire tutti, fermo restando lo sguardo bonario e deciso del maestroche a ogni parola trasmette la seguente cosa: ehi, non è bello? Stiamo tutti imparando e scoprendo qualcosa insieme.
Ovvio, la tv era ormai davvero un’altra cosa, ilSuperquark versione aggiornata si spostava sempre più verso il periodo estivo, intantoc’era Alberto a tenere altissima la tensione di famiglia su quanto c’è di più bello nella vita, scoprire, imparare, viaggiare e, in sottinteso, tutto il resto.
La modernità? Piero Angela ci ha messo il sigillo da par suo: una squadra di giovani studenti e nasceva Superquark+, pillole di scienza e attualità relativa, tutto in streaming, Piero che introduceva e poi largo ai giovani. Quello giovane dentro, da sua ammissione («La mia macchina ha 80mila chilometri, ma il pilota ha sempre 45 anni») rimaneva lui, seguendo e ammodernando i vecchi codici. Sarebbe stato bello se li avesse avuti ancora, 45 anni, negli ultimi tempi di negazionismi e cialtronismi antiscientifici assortiti: ma il senso, con le frasi decisive per assicurare vera divulgazione a uomini e donne di buona volontà, lo ha dato sempre, fino all’ultimo.