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 2022  agosto 11 Giovedì calendario

Garda, la spiaggia che non c’era

«Quando ero ragazza, al mattino ci svegliavamo presto per venire qui. Dopo le undici era difficile trovare un angolo per stendere l’asciugamano». Ora invece nel lido simbolo, il Giamaica, all’estrema punta della penisola di Sirmione, sponda sud del lago di Garda, di spazio ce n’è anche troppo. Tutta colpa della siccità, la grande sete del Nord, che tanti problemi agli agricoltori sta creando: le acque si sono ritirate, regalando a turisti di passaggio e affezionati, che ogni anno arrivano da tutto il mondo, almeno venti metri in più di spiaggia, proprio ai piedi delle grotte di Catullo.
Enormi lastre di scaglia rossa, una pietra con tante faglie di roccia a forma di lama proprio sopra la caldera che raccoglie le acque delle famose terme. «Lo scenario è unico, quasi lunare, ci permette di ammirare questo luogo in tutta la sua bellezza. Ovvio che ci auguriamo, per il bene di tutti, un inverno più piovoso il prossimo anno, per tornare ai livelli di una volta, e preservare gli equilibri del lago». La sindaca Luisa Lavelli, nata e cresciuta a Sirmione (Brescia), che da vent’anni è nell’amministrazione comunale, non è spaventata dalla situazione: «Certo che va monitorata e lo stiamo facendo. Ma qui non è una novità, è già successo, nel 2003, 2007 e anche nel 2012».
E i turisti, anche di passaggio, sono tanti. «Ho visto le immagini pazzesche di questa spiaggia sui giornali. Oggi dovevo venire qui per lavoro e ne ho approfittato», racconta Mario, anestesista di 46 anni, boxer e torso nudo, stravaccato sulla sua sdraio a prendere il sole. Con lui un asciugamano a fiori e il borsello: «Mi godo il tramonto di San Lorenzo, poi torno a casa». Vicino a lui Lisa, americana di 54 anni, che legge distesa dopo aver fatto il bagno: «Mi fermo due giorni, una spiaggia wonderful», sorride.
Tutto intorno gruppi di ragazzi, che sorseggiano birre e mojito davanti alle ultime ore di sole. Marina, che ha 50 anni e viene da Verona, ha appena fatto un giro in barca con la famiglia: «Vengo da sempre, ma qui non è mai stato così. Prima lo spazio era poco, neanche riuscivo a farlo il bagno. Il tassista che ci ha accompagnato in barca si è detto preoccupato per la prossima stagione. Dobbiamo esserlo tutti: se non nevica e piove a sufficienza non sa come faranno l’anno prossimo...».
Più della siccità, è il grande caldo a preoccupare il gestore del lido, Matteo Cerini, che con le sue macchine elettriche accompagna gli ospiti più anziani o con disabilità da piazza Orti Manara, dove c’è l’accesso alle grotte, lungo i tornanti fino allo stabilimento, «perché la nostra spiaggia deve essere accessibile a tutti: con queste temperature le prenotazioni si sono un po’ ridotte rispetto a venti giorni fa. Ma non ci possiamo lamentare: la stagione sta andando benissimo». E si vede. Nonostante siano ormai le 18, i lettini sono quasi tutti occupati e al bancone la fila è lunga.
Tanti i turisti anche 11 chilometri più giù, a Peschiera del Garda, che al lido Cappuccini, che prende il nome dal forte austriaco, e al lido Pioppi, sul fronte opposto, godono di almeno un paio di metri di spiaggia in più. E dalla barca, lungo i canali che disegnano il perimetro della fortezza veneziana del Cinquecento, patrimonio dell’Unesco dal 2017, il dislivello si vede, eccome. È alto oltre un metro, una traccia bianca che corre per tutte le mura.
«Il vero problema non è la siccità di quest’anno, che comunque ci aspettavamo. Cento anni fa, nel 1912, il livello del lago era sceso sotto lo zero idrometrico. Oggi siamo a più trentaquattro e contiamo di perdere, fino alla fine della stagione, non più di quindici, venti centimetri», spiega Filippo Gavazzoni, assessore e vice presidente della Comunità del Garda, l’ente che dagli anni Sessanta riunisce e coordina tutti i Comuni del lago. Il vero problema, prosegue Gavazzoni, è «la frequenza con cui questo fenomeno si è verificato negli ultimi vent’anni». Almeno quattro volte, dal 2003 a oggi. «Prima accadeva davvero raramente, e su questo abbiamo aperto una riflessione». Perché per questi comuni l’acqua del lago è tutto: «Anche il nostro acquedotto pesca l’acqua da qui, poi ha un uso agricolo e idroelettrico oltre a essere una grande attrazione turistica». Per questo l’ente da tempo sta lavorando in sinergia con l’Agenzia interregionale del fiume Po (Aipo) e i consorzi irrigui del Mantovano, «per risparmiare quanta più acqua possibile: da anni ci comportiamo come se fossimo in siccità per cercare di immagazzinare l’acqua, di non sprecarne neanche un centimetro. La crisi c’è ma qui viene gestita davvero bene». E se l’inverno alle porte dovesse essere ancora meno piovoso del precedente? «Bisogna rivedere tutto» scuote la testa Gavazzoni: «Il progetto è di usare i fondi del Pnrr per creare nuovi canali e nuovi sistemi di irrigazione che ci permettano di non sprecare nulla. Neanche una goccia d’acqua». —