Il Messaggero, 11 agosto 2022
Biografia di Isadora Duncan
Il 14 settembre 1927 la Promenade des Anglais di Nizza è gremita di gente che passeggia, scambia saluti, sorseggia aperitivi guardando il mare. Un’elegante signora - vestita secondo i dettami della moda anni ’20 e con una lunga collana di perle - sale su una Bugatti scoperta.
Adieu, mes amis. Je vais à la gloire!. Addio, amici miei. Vado verso la gloria!, esclama rivolta agli astanti. Si tratta di Isadora Duncan, la fondatrice della danza moderna. Secondo un’altra versione, invece, avrebbe detto: Je vais à l’amour, Vado verso l’amore. Sembrerebbe infatti che sia innamorata dell’uomo che guida l’automobile. Dovrebbe rientrare in albergo, ma non arriverà mai. La sua sciarpa, lunghissima e tutta a frange, rimane impigliata nei raggi di una delle ruote della vettura. Il tempo di avviare il motore, partire, e la celebre danzatrice rimane strangolata, morendo sul colpo.
LE MACCHINE
È una morte drammatica e scenografica, spettacolare come è stata l’esistenza di Isadora. Un’esistenza anticonvenzionale, sofferta, intensa, libera, costellata di dolori e lutti, ma al tempo stesso gremita di successi. E in cui, stranamente, le macchine rivestono un ruolo nefasto per lei e per i suoi.
Isadora nasce a San Francisco, in California, il 26 o 27 maggio 1877. Sua madre è l’irlandese Mary Isadora Grey, suo padre lo scozzese Joseph Charles Duncan, che lascia moglie e figli quando la futura danzatrice ha solo 3 anni. Lei ha un carattere autonomo, forte, indipendente e si appassiona sin da bambina alla musica e alla danza, grazie anche alla madre, che è professoressa di pianoforte. Le note cullano la sua infanzia, la musica e il movimento sono in qualche modo il suo daimon, il suo demone e destino.
Inizia a esibirsi negli Stati Uniti, poi in Europa, dove va a vivere e ottiene enormi successi. Ribelle a tutte le tecniche troppo statiche e rigorose di ballo, non indossa le scarpette a punta da ballerina e sceglie come emblema e immagine l’onda del mare. Il movimento, l’energia, la forza, l’eleganza dell’onda - e, più in generale, della natura - la affascinano, per cui ne fa una sorta di emblema, marchio di fabbrica. La ispirano anche l’Antichità classica e il Rinascimento, a cui si richiama nei balletti e nelle mises. Porta i capelli sciolti, danza a piedi nudi, indossa pepli che evocano la Grecia. Lancia le cosiddette danze libere, che hanno sempre una base emozionale ed emotiva, cullate da note di Beethoven e Chopin.
I MAESTRI
«Mi resi conto che i soli maestri di danza che potessi avere erano Jean-Jacques Rousseau dell’Emile, Walt Whitman e Nietzsche», scriverà nella sua autobiografia My life. Nel 1903, a Berlino, tiene una conferenza visionaria sulla danza dell’avvenire; si fa applaudire in mirifiche tournées in giro per l’Europa, poi nel 1904 si reca a San Pietroburgo, influenzando con la sua arte persino il fondatore del Balletto Russo, Sergej Djagilev. Crede nell’importanza dell’insegnamento, ma rifiuta il balletto classico, che considera rigido e statico. Fonda scuole di danza in Germania, a Parigi, a Mosca. Le sue allieve predilette sono chiamate Isadorables; alcune di loro vengono da lei adottate.
La sua vita affettiva è altrettanto libera e non convenzionale: ha molti amori, molte relazioni. Si tratta di storie tormentate, infelici, burrascose, che finiscono male. Una volta si sposa con l’attore e regista Edward Gordon Craig, da cui ha la figlia Deirdre Beatrice; un’altra con l’imprenditore Paris Eugene Singer, della dinastia di macchine da cucire e da lui ha Patrick Augustus. La terza volta, nel 1922, convolerà con il poeta Sergej Esenin, conosciuto in Russia, che ha 18 anni meno di lei e non sa le lingue straniere. Isadora, per parte sua, non sa il russo.
Un dramma colossale sconvolge la sua vita nel 1913, quando i figli Deirdre e Patrick, ancora piccoli, muoiono annegati insieme alla governante. La vicenda è incredibile: la macchina su cui si trovano si ferma e l’autista scende per far girare la manovella, ma non mette il freno. La vettura avanza, scivola sulla discesa, sino a cadere nella Senna. Un altro figlio, avuto da Isadora subito dopo, muore neonato.
STRAVAGANTE
La grande danzatrice subisce un grave colpo psicologico, per cui si mette a bere e a condurre una vita sempre più stravagante. Con il terzo marito vaga per l’Europa e l’America, tuttavia anche lui beve molto, per cui diviene ingestibile, fa scenate e fracassa ogni cosa. L’unica soluzione è divorziare; Esenin si suiciderà qualche tempo dopo. Gli spettacoli di Isadora conoscono parecchi flop, lei stessa è ingrassata e invecchiata. Gli ammiratori si dileguano, i critici la scherniscono. Non ha più soldi, fatica a mantenere il suo train-de-vie. Il viale del tramonto è davvero fosco e triste.
Eleonora Duse cerca di aiutarla, la spinge a insistere con la danza, suo mezzo espressivo e panacea, che le libera cuore, anima e testa. Ma non c’è più tempo. La vitale danza di Isadora si arresta per sempre in un giorno di settembre. Viene sepolta al cimitero Père-Lachaise di Parigi. Molti anni dopo, Vanessa Redgrave la interpreterà nel film omonimo.