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 2022  agosto 09 Martedì calendario

IL 25 SETTEMBRE PER LETTA E COMPAGNIA SARÀ UNA DISFATTA EPOCALE! L’ANALISI AGGIORNATA DELL’ISTITUTO CATTANEO: CONSIDERANDO LE MEDIE DEGLI ULTIMI SONDAGGI, IL CENTRODESTRA DOVREBBE PRENDERE ALMENO IL 46% DEI VOTI – LA MAPPA DELL’ITALIA SI COLORA DI BLU, E IL CENTROSINISTRA NON È PIÙ SICURO NEMMENO NEI COLLEGI BLINDATI DI TOSCANA ED EMILIA ROMAGNA – MELONI, SALVINI E BERLUSCONI ARRIVEREBBERO AL 61% DEI SEGGI ALLA CAMERA, E DEL 64% AL SENATO. NIENTE MAGGIORANZA QUALIFICATA. A MENO CHE IL PD NON PERDA ANCHE...

https://www.cattaneo.org/wp-content/uploads/2022/08/2022-08-09_Stime_2.pdf In una precedente analisi abbiamo stimato il grado di contendibilità dei collegi uninominali e la probabile distribuzione complessiva dei seggi tra coalizioni e liste non coalizzate. Come abbiamo sottolineato, la nostra stima, come tutte quelle che possono essere prodotte con i dati disponibili, fornisce una indicazione di massima per rendere consapevole il pubblico degli esiti prevedibili considerando la situazione “ai nastri di partenza”.

Non può essere presa come una “previsione” sul risultato complessivo né tanto meno sui risultati nei singoli collegi. Per memoria di chi ha già letto quella analisi e a vantaggio di chi non lo ha fatto, riportiamo ora nella nota metodologica gli elementi essenziali alla base delle nostre stime.

La stima precedente era stata prodotta ipotizzando che a sostegno dei candidati della coalizione di centrosinistra convergesse il complesso dell’elettorato che secondo i sondaggi di luglio (la media di tutti quelli pubblicati) aveva intenzione di votare per una delle forze politiche teoricamente collocabili in quell’area: PD, Sinistra, Verdi, Insieme per il Futuro (Di Maio), +Europa, Azione (Calenda), Italia Viva (Renzi).

Gli eventi successivi hanno chiarito che le ultime due non faranno parte della coalizione di centrosinistra e che, secondo l’ipotesi attualmente più accreditata, potrebbero allearsi fra loro dando vita a una lista comune indipendente che ha chance di superare la soglia di sbarramento del 3% e dunque di accedere alla ripartizione dei seggi della quota proporzionale.

La nostra base empirica di riferimento è sempre costituita, come spiegato nella nota metodologica, da un lato dalla media dei sondaggi pubblicati nell’ultimo mese (da cui assumiamo i risultati complessivi), e dall’altro i risultati delle Europee (che costituiscono il migliore indicatore disponibile riguardo alla distribuzione territoriale del voto).

Nel complesso, considerando le medie di tutti i sondaggi pubblicati tra la seconda settimana di luglio e la prima di agosto, ai tre partiti di centrodestra (FdI, Lega, FI) viene attribuito circa il 46% delle intenzioni di voto sul piano nazionale, al M5S poco meno del’11%.

Per stabilire quale quota di voti è plausibile attribuire oggi al CS e alla ipotizzata lista IV-Azione, facciamo ricorso alla stima delle intenzioni di voto dei sondaggi pubblicati nei primi quattro mesi del 2022, quando Azione e +Europa venivano misurate separatamente. Il risultato non è distante da ciò che vari sondaggisti cominciano a dire verbalmente basandosi su singole rilevazioni dell’ultima settimana. Il CS arriverebbe a circa il 30%, la lista IV-Azione al 6%.

Anche se ancora non sappiamo quali liste si presenteranno, sulla base dei risultati delle passate elezioni abbiamo ipotizzato che i seggi della ripartizione estero "America Meridionale" (due alla Camera, uno al senato) siano assegnati a liste indipendenti dalle due principali coalizioni.

Nel 2018, per esempio, Maie (Movimento associativo italiani all'estero) e Usei (Unione sudamericana emigrati italiani) ottennero percentuali di voti di molto superiori a quelle del Pd e della lista unitaria Lega-FI-Fdi, in maniera simile a quanto accaduto in elezioni precedenti.

Nelle ripartizioni Europa e Africa-Asia-OceaniaAntartide il CS è in passato risultato prevalente, mentre nella ripartizione America settentrionale e centrale vi è sempre stata una maggiore contendibilità, con prevalenza ora di una ora dell'altra coalizione. Le nostre stime si basano su questi precedenti storici (ma è evidente che si tratta di elettorati molto meno prevedibili di quelli collocati sul territorio nazionale).

I grafici e le tabelle che seguono riportano dunque le stime aggiornate riguardo alla distribuzione complessiva dei seggi e alla contendibilità dei collegi uninominali. I collegi “sicuri” per il centrosinistra, naturalmente, rimangono sempre (più) confinati in una parte della ex zona rossa (Emilia-Romagna, Toscana) e nelle grandi città (Milano, Torino, Genova, Roma, Napoli).

Rispetto alla stima precedente, il CD conquisterebbe 19 collegi uninominali in più alla Camera e 9 seggi in più al Senato, arrivando al 61% dei seggi complessivi nel primo caso e al 64% nel secondo. Questo rende del tutto ragionevole che ci si chieda se il CD non possa alla fine ottenere la maggioranza qualificata dei 2/3 grazie alla quale potrebbero essere approvare dal parlamento, con il solo voto di rappresentanti del CD, riforme della Costituzione destinate ad entrare immediatamente in vigore, senza che siano sottoposte a referendum popolare.

Sulla base dei dati attualmente disponibili, questo scenario appare molto improbabile. Rispetto all’equilibrio che emerge da questa seconda stima, i margini di crescita sulla quota proporzionale appaiono risicati.

Anche assumendo, come avevamo implicitamente fatto nella stima precedente, che i parlamentari eletti in liste indipendenti della ripartizione dell’America meridionale aderiscano al CD, il CD dovrebbe conquistare altri 6 collegi uninominali del Senato (che le nostre stime ancora assegnano al CS) e, soprattutto, 20 collegi in più alla Camera.

Il CS dovrebbe perdere non solo nei collegi di Prato, Grosseto o nel primo municipio di Genova, ma anche in tutti e tre i collegi del centro di Milano, a Napoli-Fuorigrotta e Napoli-San Carlo, nel I e III Municipio di Roma, a Imola, Ravenna, Carpi, Reggio Emilia, Modena (in tutti questi posti), conservando solo 3 collegi (verosimilmente: Firenze, Bologna, Scandicci).

Questa è la conclusione a cui si perviene analizzando i dati. Naturalmente, sulla base di questi dati, si possono sviluppare congetture riguardo alla eventualità che il CD sia in grado di allargare la sua base parlamentare ad elezioni avvenute, attraverso saldi positivi delle migrazioni di parlamentari tra gruppi di diverse aree politiche. Così come del resto ci si può chiedere se, anche qualora il CD dovesse in qualche modo raggiungere questo risultato, sarebbe così conveniente per i leader del CD approvare importanti riforme costituzionali da soli per poi sottrarle anche al giudizio finale dei cittadini.