Corriere della Sera, 9 agosto 2022
Il lato horror della Cucinotta
«Noi siamo come gli abiti di moda, c’è un momento in cui puoi avere un successo pazzesco, un momento dove la gente sembra dimenticarti. Ma poi arriva l’ora del vintage e ti tirano nuovamente fuori dagli armadi. Puoi passare dall’apice al dimenticatoio, senza sapere come accade, ma devi essere pronto a saperlo gestire altrimenti diventi una vittima». Maria Grazia Cucinotta parla del suo nuovo personaggio ma parla anche del suo mondo, lei che ha conosciuto il successo subito, ogni suo debutto un fuoco d’artificio.
Il primo contratto televisivo con Arbore a «Indietro tutta!».
«Ricordo il caos e l’allegria, la sorpresa, una centrifuga di risate, andavano a braccio, senza copione, era tutto improvvisato. Io all’epoca non sapevo nemmeno cosa fosse una telecamera, non sapevo fare nulla: dai banchi di scuola ero finita nello studio della trasmissione dell’anno... Diciamo che i miei inizi sono stati abbastanza fortunati».
Infatti poco dopo arriva «Il postino».
«L’Oscar, un successo planetario, giravo il mondo e sembrava di stare nello stesso Paese perché ovunque la gente è pazza di quel film, di quella storia, è pazza di te, ancora oggi mi chiamano Beatrice. Io sono partita da un film clamoroso e poi è stato difficile mantenere quel livello, rimanere a quell’altezza. Ma la vita è così. Io sono sempre stata una con i piedi per terra e il fatto che Massimo sia morto 12 ore dopo la fine del film mi ha ancor di più ben cementato i piedi. La vita è un attimo».
Come si tengono i piedi per terra?
«Faccio un miliardo di cose a livello sociale che mi riempiono la vita. Un’attrice rischia di diventare ecosferica e pensare che esista solo il suo mondo, invece ho avuto la fortuna di crescere e sfruttare la mia popolarità per qualcosa di utile, per qualcosa che va oltre al divertimento».
Aveva anche partecipato a Miss Italia. Il concorso oggi è in crisi perché la figura della donna ne esce sminuita.
«È un peccato che stia tramontando. Dava l’opportunità a chi come me viveva su un’isola, lontano da tutto, di testare il mondo dello spettacolo: sfilate, provini, interviste, era una grande occasione per avere un futuro diverso. Io ho fondato un’associazione (Vite senza paura) che si occupa di violenza e abusi sulle donne, credo che la bellezza vada sempre ammirata e non strumentalizzata, ma dare opportunità non significa strumentalizzare».
Maria Grazia Cucinotta è protagonista di Brividi d’autore (al cinema in autunno), thriller a episodi di Pierfrancesco Campanella, in cui interpreta una psyco regista, che vive in una perenne spirale di delirio. Per ritrovare il successo, visto che i suoi ultimi copioni vengono sistematicamente rifiutati, decide di compiere una mattanza a base di sangue e perversione davanti alle telecamere nascoste, diventando così il nuovo idolo del web.
Come ci è finita in un horror?
«Non sono una grande fan del genere, è un film diverso da tutto quello che ho fatto fino ad adesso. Ho accettato per il progetto, attirata perché si parla anche di una storia orrenda che è realtà: la tratta di bambini sottratti alle famiglie per fare riti satanici, un argomento che fa paura, di cui nessuno parla perché dietro c’è una lobby di gente insospettabile. Storie vere che superano ogni immaginazione, bambini che spariscono, che non ritrovi, da un giorno all’altro finisci in un incubo, in una gabbia dove nessuno ti crede. Dopo aver girato sono stata male».
Due anni fa si è sposata per la seconda volta, ma con lo stesso uomo (l’imprenditore Giulio Violati). Lui la conobbe a una festa, si fece dare il suo numero, la chiamò e le disse: «Sei libera il 7 ottobre dell’anno prossimo? Ci sposeremo». In effetti andò così.
«La prima volta avevo 25 anni, ero troppo giovane, era l’entusiasmo dei ragazzini, ma non capivamo niente. Questo è un secondo sì, è più consapevole. Il segreto credo sia rimanere se stessi, l’errore più grande è cercare di somigliarsi perché porta alla rottura definitiva».
Da 16 anni è un habitué in Cina come attrice e produttrice. Cosa l’ha spinta ad andare lì?
«Mi davano della matta, qui perdi anni dietro a un progetto, lì invece realizzi tutto in pochissimo tempo. Mi hanno fatto ricredere anche sulla politica: hanno detto che avrebbero eliminato la povertà e l’hanno fatto davvero, in posti in cui c’era la miseria assoluta ora ci sono città e aeroporti. Ho fatto anche una decina di film in Cina, soprattutto azione e fantascienza, più adatte per la mia fisicità “esotica”».