Il Messaggero, 9 agosto 2022
Come funziona la raccolta delle firme per le elezioni
Obiettivo 36mila firme. È la soglia minima richiesta per presentare le liste di candidati alle prossime elezioni politiche. A stabilirlo sono le leggi che regolano le procedure elettorali, riviste dopo la revisione costituzionale che ha introdotto il taglio dei parlamentari portando il totale a 600. Funziona così da 65 anni: il decreto del presidente della Repubblica 361 del 20 marzo 1957 prevede infatti che i partiti raccolgano le sottoscrizioni prima di consegnare l’elenco delle candidature. La somma delle firme dipende dal numero di collegi plurinominali delineati dalla legge elettorale. Sono diminuiti dopo il voto referendario del 2020: oggi sono 49 alla Camera e 26 al Senato. Per presentarsi un partito o una coalizione deve raccogliere «almeno 1500 e non più di 2000» firme di elettori iscritti nelle liste di comuni inclusi nello stesso collegio plurinominale. Sempre la legge prevede però che «in caso di scioglimento della Camera dei deputati che ne anticipi la scadenza di oltre centoventigiorni» il numero di sottoscrizioni richieste «è ridotto della metà». Ecco dunque che la soglia si abbassa a 750 per ogni collegio plurinominale, per un totale di 36.750 (la soglia minima per la Camera corrisponde a quella del Senato).
LE ESENZIONI
Non tutti i partiti però devono raccogliere le sottoscrizioni. Un modo per aggirare la regola è allearsi con un partito che ha già un simbolo elettorale. È la strategia seguita, fra gli altri, da Impegno Civico, la formazione di Luigi Di Maio che al voto si presenterà insieme al Centro democratico di Bruno Tabacci. Nel decreto elezioni varato dal governo lo scorso 5 maggio sono poi previste delle esenzioni per «partiti o gruppi politici costituiti in gruppo parlamentare in almeno una delle due Camere al 31 dicembre». Deroga in cui rientra gran parte dell’arco parlamentare: Pd, FdI, Lega, Fi, M5S, Italia Viva, Liberi Uguali e Coraggio Italia. Ma ad essere esonerato è anche chi ha presentato «candidature con proprio contrassegno alle ultime elezioni della Camera dei deputati o alle ultime elezioni dei membri del Parlamento europeo spettanti all’Italia in almeno due terzi delle circoscrizioni», recita il decreto. E ancora chi abbia ottenuto «almeno un seggio assegnato in ragione proporzionale o abbiano concorso alla determinazione della cifra elettorale nazionale di coalizione avendo conseguito, sul piano nazionale, un numero di voti validi superiore all’1 per cento del totale». A quest’ultima categoria appartengono invece partiti come Più Europa e Noi con l’Italia.