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 2022  agosto 08 Lunedì calendario

Intervista alla nuotatrice Federico Burdisso

Federico Burdisso, campione del mondo con la staffetta 4x100 mista, che dice degli altri tre in un aggettivo?
«Uno solo? Ceccon sincero, Martinenghi solare, Miressi alto».
E di Kristof Milak, il favorito nelle sue gare individuali a delfino?
«A Budapest mondiale l’ho visto da fuori, non nuotavo i 200: fa un altro sport; adesso è avanti a me, ma prima o poi starà dietro».
Prima è Roma europea, poi è Parigi olimpica
«Sono pronto, Parigi 2024 è non un sogno, ma un obiettivo. Tutto il resto è tappe di mezzo».
Anche Roma?
«Roma è speciale, amo nuotare qui, con questo pubblico; guardi dal blocco di partenza gli spalti pieni e ti senti trainato anche te. Mica come ai tempi del Covid, perfino a Tokyo olimpica».
Dove, comunque, ha vinto due medaglie individuali, due bronzi
«Sì, ma avevo un’ansia insolita, ho saputo che ha colpito tanti atleti. Durante il Covid era così: mi chiedevo per cosa mi stessi allenando e non c’erano risposte, annullavano una gara dopo l’altra, anche i Giochi erano a rischio».
Però poi
«Quando ho toccato la piastra alla fine dei 200 non ho pensato che bello, terzo ai Giochi’, ma solo che era finita».
E all’inizio, sul blocco, cosa pensa?
«Sono tranquillo, so che muoio dopo 200 metri, ma è un bel morire. A me piace la stanchezza, la fatica, perfino il dolore muscolare che ti dà. Non è il risultato che conta tanto, pure se conta: è il percorso che fai per raggiungerlo».
Che percorso per Roma 2022? «Quattro ore al giorno di allenamento, almeno. Tabelle da rispettare, tre gare da fare, i 100 e i 200 delfino e la staffetta mista a chiudere».
E il pubblico
«Sì, a Tokyo non sono state Olimpiadi normali; senza nessuno, chiusi al Villaggio, non vedere altre gare, rispediti a casa entro 48 ore dall’ultimo impegno. Anche per questo penso a Parigi».
Nuotare da piccolo non le piaceva, ora ama farlo?
«E’ amore e odio direi, superare gli ostacoli, arrivare in fondo. Da piccolo non lo amavo: mio fratello Alessandro, 14 mesi più di me, lo preferiva. Siamo cresciuti insieme, prima in un college in Cornovaglia, adesso alla North Western University di Chicago. Io studio statistica e matematica: ho un debole per i numeri».
Lo studio va come il nuoto, cioè bene?
«Concluderò il percorso a dicembre».
E quello del nuoto a Parigi? «Forse sì o forse no, cinquanta e cinquanta. Non so cosa succederà nel mondo da qui a lì. Vado step by step, un passo alla volta».
Campione in staffetta...
«Penso che rispetto alle gare individuali dia un’altra sensazione: ha i suoi pro e i suoi non pro, che non sono dei contro. Bello sul podio cantare l’inno tutti insieme, bello essere amici come siamo. L’individuale dà altre sensazioni».
Vedremo. Qui c’è sempre Simone Palombi ad allenarla, in Inghilterra c’era una donna
«Agiva da maschio, non era protettiva e accondiscendente come le donne; si dice agreable’ credo; oggi da una donna non mi farei allenare».
A proposito di donne: single o impegnato?
«Si chiama Maria Elda, non è del nuoto; stiamo insieme da un anno e mezzo; verrà a Roma a tifare con mio papà, mia mamma, mio fratello e un paio di amici d’infanzia di Pavia che è la mia città».
Vino buono
«Il papà di mio papà era nel ramo; papà è ingegnere elettronico e ama la bicicletta. Fossi rimasto in Italia forse avrei fatto lo stesso percorso universitario, Comunque vorrei essere come lui e la mia mamma da genitore: a tempo pieno e sempre attento con i miei bambini».
Delfinista da quando?
«Avrò avuto 15 anni, ora ne ho 21. Nelle nazionali giovanili mi chiamavano per il delfino e da allora mi sono sempre allenato con questo stile, il più bello da vedere, il più faticoso. Non escludo di mettere nel programma lo stile libero, ma per adesso non ho tempo per allenarmici».
Perché tanti ranisti in Italia? «Tanti? Tante direi; fra gli uomini c’è solo Martinenghi; Scozzoli ormai... e i giovani devono crescere».
E Paltrinieri Capitan Futuro? «Fossero tutti come lui, è un grande vero».
Tempo previsto, non meteo?
«E’ da tanto che nei 200 faccio 1.54 basso; mi stabilizzo per un bel po’ su un crono, poi, d’improvviso, lo butto giù di tanto. Non so quando capiterà, ma andrò sotto quel muro. E mi sono allenato tanto sui 100, che prima trascuravo un po’».
Passaggio veloce? Per ora Federico Burdisso, Esercito & Aurelia Nuoto, va a pranzo. Cosa vorrebbe in tavola, carbonara o amatriciana?
«Pasta e broccoli, i broccoli li mangerei sempre, mi piacciono e fanno pure bene».