la Repubblica, 8 agosto 2022
La vita di Renato Caccioppoli scritta da Lorenza Foschini
Chi era veramente Renato Caccioppoli, il geniale matematico partenopeo nato nel gennaio del 1904 e morto suicida l’8 maggio del 1959? Come ricostruire l’avventura esistenziale di un uomo eminentemente segreto, che non ha lasciato traccia scritta della vita privata e che, ancor prima di morire, era già entrato nell’immaginario collettivo di una città come Napoli dove il mito regna sovrano? Per rispondere a questi interrogativi, che l’accompagnano fin dalla prima giovinezza, Lorenza Foschini prova a tracciarne il ritratto seguendo tre piste parallele: la raccolta delle testimonianze scritte e orali di quanti lo conobbero direttamente o indirettamente; la ricostruzione degli usi e costumi della società e della cultura partenopea nel suo doppio registro borghese e popolare, solare ed infero, che costituirono per il matematico la sola realtà in cui potere vivere e lavorare; la terza pista, infine, è quella della memoria affettiva, di cui Foschini conosce la potenza rivelatrice. Profondamente legata a Napoli, dove è nata, l’autrice è imparentata con l’oggetto della sua biografia, figlio del chirurgo Giuseppe e della presunta figlia dell’anarchico Bakunin, la quale aveva trovato rifugio all’ombra del Vesuvio.
Scandita in 48 tappe, l’appassionata e appassionante indagine ci guida sulle tracce del matematico che, fatta eccezione per due anni all’università di Padova, trascorse l’intera esistenza nella città natale, nel ristretto perimetro tra la casa dei genitori a Monte di Dio, l’appartamento di adulto a palazzo Cellammare a Chiaia e la facoltà di matematica nel cuore della vecchia Napoli. Alla rievocazione del vasto clan dei Caccioppoli, seguono i ritratti dei genitori di Renato che vegliano con trepidazione su un bambino estremamente intelligente, ma «afflitto da un continuo tormento interiore». Entra infine in scena il protagonista, che già nell’adolescenza spicca per un talento di pianista di cui dà prova nei migliori salotti musicali della città. Sembrerebbe avviato a una carriera di brillante esecutore quando, alle soglie dei vent’anni, «un velo si squarcia nella sua mente, spalancandogli davanti distese sconfinate di conoscenza». Si iscrive così alla facoltà di matematica dove nel 1925 consegue la laurea in analisi superiore. Una copiosa produzione di testi scientifici pubblicati nei cinque anni successivi lo porta in cattedra a soli ventisei anni. Da quel momento l’insegnamento e la ricerca costituiscono il fulcro dell’attività di Caccioppoli, ma non per questo il giovane scienziato intende rinunciare alla pienezza della vita. Continua a suonare, ad accrescere la sua cultura letteraria, mentre è assiduo sia dei salotti intellettuali, sia delle riunioni della sezione del Pci di Via Vetriera a Chiaia. Bello e seducente, ama le donne e ne è riamato. Eppure c’è qualcosa di tragico in questa volontà di equilibrio, in questa aspirazione all’armonia. Caccioppoli è umorale, imprevedibile. E quando la tensione intellettuale si allenta e la speculazione matematica sembra giunta a un punto morto, lo scienziato narcotizza la sua angoscia ubriacandosi nelle osterie. La cappa di piombo del fascismo accentua il disagio esistenziale. Spiato dalla polizia finisce in manicomio a causa del comportamento asociale, ma il colpo più tremendo sarà nel settembre del 1943 la distruzione perpetrata dai nazisti della biblioteca dove la zia, la chimica Maria Bakunin, ha raccolto gli archivi di famiglia.
Nel 1953, quando l’Accademia dei Lincei gli conferisce il premio nazionale del presidente della Repubblica, lo scienziato è l’ombra di sé stesso, trascorre le notti vagabondando ubriaco per i vicoli della città. «È un uomo eccezionale, che non riesce a resistere all’attrito della vita, e che non fa più nulla per vivere», scrive Paola Masino nell’ottobre del 1958. Sette mesi dopo Caccioppoli metterà fine a una esistenza che gli è diventata insopportabile sparandosi un colpo di pistola alla nuca, e tutta Napoli accorrerà al funerale appropriandosi definitivamente della sua leggenda.