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 2022  agosto 08 Lunedì calendario

Le navi ucraine con olio e soia verso l’Italia

«La nave sarebbe dovuta arrivare il 22 febbraio. Pensavamo non arrivasse più. E invece ci hanno appena confermato che è partita ieri e sta arrivando da noi: Monopoli, Casa Olearia Italiana…». Leonardo “Dino” Marseglia è un vecchio imprenditore pugliese a capo di un piccolo impero da 700 milioni di euro di fatturato all’anno: produzione di energia con biomasse e fotovoltaico, cinema, turismo. Ma soprattutto olio. Trasformazione di olio. È uno che ne ha viste tante, insomma. Eppure non nasconde unpizzico di emozione perché sa che quello che apparirà all’orizzonte di Monopoli nei prossimi giorni rappresenterà un momento a suo modo storico: il primo carico in arrivo in Italia dall’Ucraina dopo l’inizio dellaguerra. «Sono passati sei mesi da quando il cargo era previsto. Sembra un mondo fa» dice Marseglia a Repubblica, e «quasi non ci speravamo più. In queste settimane abbiamo sofferto particolarmente per la chiusura deiconfini con l’Ucraina. Perché l’olio di semi di girasole, che rappresenta una parte importante del nostro business, arriva soltanto, o comunque principalmente, dall’Ucraina. Senza è stato molto faticoso, ma abbiamo provato a sopperire». Le merci hanno viaggiato su gomma, con ritardi e chiaramente costi molto maggiori. «Per fortuna non ci siamo fermati un attimo. Raffiniamo circa 120-130 mila tonnellate di olio di semi l’anno» spiega ancora Marseglia, «una parte serve per produrre farine, dall’altra invece si fa olio che viene molto utilizzato, soprattutto nelle produzioni industriali, penso soprattutto a quelle dolciarie. Voglio dire che senza materia prima, in questo caso come in tutti gli altri, a soffrire non siamo soltanto noi che trasformiamo il prodotto ma tutta la catena che c’è sotto. Per questo essere riusciti a ripartire è fondamentale, anche soltanto per una questione simbolica».
Non a caso ieri persino Papa Francesco ha voluto fare un passaggio sulla riapertura del traffico merci dall’Ucraina via mare: «Desidero salutare con soddisfazione la partenza dai porti dell’Ucraina delle prime navi cariche di cereali» ha detto. «Questo passo dimostra che è possibile dialogare e raggiungere risultati concreti che giovano a tutti: è un segno di speranza. È la prova che seguendo questa strada si può mettere fine ai combattimenti e arrivare a una pace giusta e duratura».
Le navi partite nella notte tra sabato e domenica sono state quattro: oltre alla Mv Mustafa Necati, sono salpate la Mv Glory, diretta a Istanbul con 66mila tonnellate di grano; la Mv Star Helena, diretta a Nantong/Machong (Cina) con 45mila tonnellate di farina; e la Mv Riva Wind, diretta a Iskenderun (Turchia) con 44mila tonnellate di grano. Oggi salperà una quinta nave, la Mv Sacura, dal porto di Yuzhny, anch’essa con destinazione Italia, Ravenna, con a bordo 11mila tonnellate di soia. A conferma che in questa partita della logistica l’Italia ha un ruolo di hub cruciale nel Mediterraneo della “operazione grano”, per tutte le materie prime in arrivo dall’Ucraina.
«La logistica è un sistema perfetto dove se un meccanismo si inceppa tutto rischia di saltare» spiega ancora Marseglia. Il fatto che oggi arrivi una nave annunciata il 22 febbraio, cioè, non è soltanto un ritardo. «Ma è un sistema molto complesso che riparte: servirà del tempo, ancora, perché torni a regime. Ma certo non ci possiamo permettere un altro stop». L’accordo siglato da Mosca e Kiev a Istanbul lo scorso 22 luglio, con la mediazione turca e Onu, per sbloccare l’export dai porti ucraini prevede che le vani vengano ispezionate da russi e ucraini al largo di Istanbul. Superati i controlli, ripaertono vero le destinazioni assegnate. «Noi siamo qui. La aspettiamo», dice Marseglia.