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 2022  agosto 06 Sabato calendario

Libero dopo un anno il pirata del Garda

Dal 18 luglio Patrick Kassen, l’imprenditore tedesco che, ubriaco, a bordo di un motoscafo investì e uccise una coppia di fidanzati sul lago di Garda il 19 giugno 2021, è libero. Gli sono stati revocati gli arresti domiciliari, ma in compenso gli è stata interdetta la possibilità di prendere casa nelle province di Brescia, Verona e Trento. In pratica, dovrà tenersi lontano dal lago di Garda, lo specchio d’acqua nel quale causò la morte di Greta Nedrotti e Umberto Garzarella. «Ma che pena è? – si sfoga il papà di Umberto, Enzo Garzarella, che solo ieri mattina ha saputo la notizia dal suo avvocato –. Non venire sul lago è la pena che gli spetta adesso? Erano ubriachi e hanno ucciso due ragazzi. Ormai la legge italiana non la considero più».
Che Patrick Kassen e Christian Teismann fossero ubriachi la notte dell’incidente, lo ha stabilito la sentenza con la quale il 21 marzo scorso il tribunale di Brescia ha condannato a quattro anni e sei mesi Kassen – che per sua stessa ammissione era alla guida del motoscafo Riva che ha travolto il gozzo di Umberto – e a due anni e nove mesi Teismann, proprietario della potente imbarcazione. Condannati per omicidio colposo e naufragio colposo, ma non per omissione di soccorso. Nelle motivazioni della sentenza di condanna il giudice Mauroernesto Macca ha spiegato infatti che i due 53enni tedeschi «negli istanti della collisione con il lancione, fossero in stato di ubriachezza o quantomeno di ebbrezza alcolica», tale da non fargli osservare i loro obblighi durante la navigazione e non farli accorgere di aver travolto la barca di Greta ed Umberto. Non ha retto quindi l’accusa di omissione di soccorso avanzata dalla Procura. A distanza di quattro mesi dalla sentenza, nei giorni scorsi il tribunale di Brescia ha accolto l’istanza degli avvocati di Kassen e disposto la revoca degli arresti domiciliari che da tredici mesi l’imprenditore stava scontando in Italia, lontano dalla sua famiglia. Il manager tedesco era stato arrestato il 5 luglio 2021 e si era costituito al Brennero con il suo avvocato. Così, avendo scontato più di un terzo della pena e ancora in primo grado, sarebbero venute meno le esigenze cautelari per cui, anche alla luce del comportamento sempre collaborativo di Kassen, il tribunale ha ritenuto di revocare i domiciliari.
Ma per Papà Enzo cambia poco: «Sono morto dentro – afferma – e non vivo più un momento di felicità. Non riesco però a perdonare chi, pur essendo qui vicino, in più di un anno non ha mai pensato di venire sulla tomba di mio figlio a portare un fiore». Gli ultimi tredici mesi, Patrick Kassen li ha vissuti ai domiciliari in una casa di Modena, non distante dal luogo della tragedia. Secondo il papà di Umberto, se avesse voluto avrebbe potuto incontrare i familiari dei due ragazzi. Del resto, fu proprio Christian Teismann, ad un anno esatto dalla tragedia, lo scorso 18 giugno, ad incontrare Enzo Garzarella al cimitero di Salò, sulla tomba di Umberto. «Quel giorno – ricorda Enzo – gli ho fatto capire che le bugie a me non possono dirle. Non possono non essersi accorti di aver investito una barca. Mi è sembrato pentito, ma sarà solo Dio a giudicarlo». Enzo Garzarella è straziato da un dolore indicibile per la perdita del figlio, ma anche lacerato dal desiderio di perdonare, da una parte, e dalla voglia di odiare chi gli ha tolto tutto, dall’altra. Non riesce a fare né l’una cosa né l’altra. «Non riesco a perdonarli – dice – ma non posso odiarli. Anche la loro è una vita distrutta».