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 2022  agosto 07 Domenica calendario

Il biologico non tira più, giù le vendite

L’Italia si conferma paese leader in Europa per percentuale di terreno agricolo biologico. È cresciuto di un altro + 4,4% nel 2021. Ma per la prima volta, dopo un intero decennio, sono calati (-4,6%, attestandosi sui 3,38 miliardi di euro) i consumi di cibo bio, più costoso di quello prodotto con metodi convenzionali. Anche questo è un frutto avvelenato del caro vita esploso negli ultimi mesi. I dati emergono dall’ultimo rapporto Sinab-Ismea sul settore. La superficie biologica italiana ora è di circa 2,2 milioni di ettari e col ritmo di crescita degli ultimi anni dovrebbe raggiungere i 3 milioni di ettari nel 2030, sfiorando quel 25% totale indicato dall’Ue nei piani strategici Green Deal e Farm to Fork. Attualmente la percentuale bio/convenzionale è del 17,4% contro il 10,5 di Spagna, 10 di Francia e 9,5 di Germania. Tra gli imprenditori agricoli, però, c’è forte preoccupazione sulla capacità di rispettare il rigido cronoprogramma verso il 2030 e «secondo alcuni Stati membri lo riferisce Ismea nel rapporto bisognerebbe anteporre nuove priorità agli obiettivi di crescita verde, prima tra tutte quella della sicurezza alimentare». L’esplosione dei costi dei trasporti delle merci agricole da un continente all’altro e la crisi provocata dalla guerra in Ucraina hanno infatti dimostrato la vulnerabilità del sistema europeo di autoapprovvigionamento alimentare. Con conseguenti impennate dei prezzi e contrazione della vendita specialmente dei prodotti più cari. 
LE PREVISIONI
Ismea rileva che anche le indicazioni sui primi mesi del 2022 non lasciano ben sperare. Un’ulteriore riduzione dell’1,9% su base annua è stata rilevata nei primi cinque mesi del 2022, tanto più preoccupante perché nello stesso periodo l’agroalimentare convenzionale ha segnato un incoraggiante +1,8%. «Lo sviluppo dell’agricoltura biologica è considerato tra i principali driver della transizione verde sintetizza Angelo Frascarelli, presidente di Ismea -, tant’è che la politica italiana ha incrementato le risorse disponibili di 720 milioni di euro nei prossimi quattro anni. Ma non cresce il consumo e il valore del mercato». Dai dati emerge che crescono le coltivazioni di cereali bio (2,8%) trainati soprattutto dai maggiori investimenti a grano duro (+8.364 ettari) e grano tenero (+8.914 ettari). Risultano invece stabili le colture foraggere (-0,7%) e i prati e pascoli (-0,8%). Si riducono le superfici ad agrumi (arance -17,2% e limoni -0,8%) e i meleti bio (-0,4%) mentre crescono i vigneti (+9,2%), gli oliveti (+0,5%) e i noccioleti (+12,5%). Gli allevamenti biologici sono aumentati del +3% per i bovini, del + 0,5% per i suini, mentre è in diminuzione il contingente degli ovini e dei caprini, rispettivamente del -7,6% e del -5,3%. Exploit per il pollame (+20,6% superando i 5 milioni di capi). Oltre il 50% dei terreni biologici coltivati si trova in cinque regioni: Sicilia (316.147 ettari), Puglia (286.808), Toscana (225.295), Calabria (197.165) ed Emilia-Romagna (183.578). 
NEL LAZIO
Nel Lazio la crescita è stata dell’1,3% ed oggi sono bio 164.783 ettari. Il monitoraggio Sinab-Ismea 2021 indica, per le aziende biologiche, una dimensione media aziendale di 28,8 ettari, che – confrontata agli 11 ettari medi delle aziende convenzionali – denota una maggiore professionalizzazione del settore. Gli operatori dotati di certificazione biologica sono 86 mila, cioè 4.413 in più dell’anno prima, a dimostrazione che il settore ha comunque reagito positivamente al periodo critico della pandemia. Il dato conferma il trend di crescita degli ultimi 10 anni (+ 78,5 %). In questo clima di incertezze, saranno un importante momento di confronto il prossimo salone interazionale Sana che si terrà dall’8 all’11 settembre a Bologna. «Mai come oggi – afferma Gianpiero Calzolari, presidente di BolognaFiere – sentiamo il peso delle riflessioni da approfondire. Quanto sta accadendo intorno a noi – penso al dramma della siccità, ma anche al recente episodio della Marmolada – ci dice chiaramente che il pianeta ha bisogno di comportamenti più responsabili da parte di chi produce, consuma e distribuisce».